14 - Senza di lui

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Sanem

Tornare alla Fikri Harika è un'esperienza dolceamara per me, avevo lasciato la casa editrice e quel  palazzo convinta che non vi avrei mai più fatto ritorno, non per lavorare con  Yigit nè tanto meno all'agenzia pubblicitaria. Mi sembrava in quel momento di aver chiuso definitivamente con entrambe ed invece, poche settimane dopo, eccomi varcare di nuovo quella porta scorrevole, salire quelle scale ed entrare in agenzia nientemeno che come direttore creativo.

Ne ha fatta di strada la ragazzina "prendi e porta" a quanto pare,  ma ora deve dimostrare a tutti e a sè stessa di che pasta è fatta veramente.
Deren mi accoglie con un abbraccio sincero mentre Cey Cey non riesce a stare fermo un istante blaterando sul fatto che ora anche io ho il potere di licenziarlo se voglio. Mi strappa la prima risata genuina da troppo tempo a questa parte, lo adoro come adoro i ragazzi dell'agenzia che mi vengono intorno regalandomi un festoso benvenuto, sono commossa e non cerco di nasconderlo.

Emre mi fa strada verso l'ufficio principale, quello che era stato di Aziz e poi di Can, mi guardo intorno con una stretta al cuore al ricordo di cosa hanno visto e sentito queste mura, di quanti sguardi, quanti sospiri, quante carezze rubate di un rapporto che sembrava essere per la vita ed invece era destinato ad essere un fuoco di paglia, ma ora è tutto nel passato, un bellissimo meraviglioso sogno che non è stato altre che pura illusione.

- Ti ringrazio Emre, ma non intendo assolutamente occupare questo ufficio, se per te non è un problema vorrei  prendere possesso del piano di sotto, occuperei l'archivio come mio ufficio e l'androne su cui si affaccia come sala riunione permanente del gruppo dei creativi.
Avremo  bisogno di lavorare costantemente tutti insieme ed installarci di sotto permette al resto dell'agenzia di andare avanti con i lavori di routine e le riunioni con gli altri clienti -

Deren ed Emre annuiscono all'unisono, è deciso, i ragazzi cominciano a trasportare i pc ed il materiale necessario per il primo briefing mentre io non posso fare a meno di andare per un attimo in quello che è stato uno dei miei angoli preferiti dell'agenzia. Mi avvicino al bancone dell'angolo relax e guardo la teiera pronta per essere avviata, in un attimo rivedo nella mia mente tutte le tazze di tè che ho preparato per lui, quel tè che ci ha unito dai primi istanti e ci ha fatto sentire affini come con nessun altro intorno a noi.

Afferro decisa il bricco del caffè e me ne verso una dose abbondante da portare di sotto, la mia vita è cambiata, io sono cambiata, tutto è cambiato repentinamente ed anche quella bevanda che sentivamo tanto nostra non è più niente,  se non un ricordo dolceamaro di qualcosa che non esiste più.

Mi riscuoto da questo momento di debolezza per fare dietrofront,  attraversare l'agenzia e scendere le scale verso quello che sarà il mio mondo intero per i mesi a venire, lavorerò giorno e notte se necessario, ma non trascurerò il minimo particolare, darò il meglio di me e cercherò di tirare fuori il meglio da tutti quelli che con me intraprenderanno questo viaggio.

E' questo che dico  al team come prima cosa  quando ci riuniamo, siamo una squadra, ognuno è indispensabile alla buona riuscita di questo viaggio, ognuno ha un  ruolo cruciale e deve sentirsi libero di esprimere le proprie idee. Vedo facce sorridenti e fiduciose intorno e mi rendo conto che devo farlo, devo dare il massimo per me e per coloro che stanno riponendo fiducia in me.

Inizia quel giorno una nuova pagina della mia vita e della mia esistenza, ho paura ma è una paura benefica che mi permette di dare il massimo, l'adrenalina che sento pompare nelle vene  è quel che mi serve per dare il meglio possibile.

Sono stupita da come in pochissimo tempo il team prenda il giusto ritmo e la giusta armonia, siamo ancora ai passaggi preliminari, ma è chiaro che funzioniamo bene e possiamo fare grandi cose.

Il viaggio dell'albatrosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora