Prologo

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 Era una calda domenica di fine giugno e Sanem, nella piccola cucina della villetta dove viveva da qualche anno, si stava preparando un caffè. Non amava particolarmente quella bevanda, preferendo di gran lunga il tè, ma ne aveva bisogno. Ultimamente dormiva poco e male. Si svegliava spesso con il cuore che batteva all'impazzata, con la sgradevole sensazione che dovesse accadere qualcosa di spiacevole e quella notte non aveva fatto eccezione.

Non sapeva dare una spiegazione razionale a quella strana ansia che poi l'accompagnava per tutta la giornata, se non la stanchezza, che aveva accumulato da un anno a quella parte e, forse, la solitudine che cominciava a pesarle più di quanto si fosse aspettata.

Si versò il caffè in una capiente tazza e si avviò verso la camera dove il piccolo Efe era ancora immerso nel mondo dei sogni. Adorava guardarlo mentre veniva cullato dalle braccia di Morfeo.

Era il ritratto della dolcezza e della purezza e assomigliava tanto a lui: il taglio e il colore degli occhi erano i suoi, come pure quelle deliziose fossette che si formavano sulle guance quando sorrideva...

Il suono del campanello la riscosse da quelle riflessioni. Richiuse piano la porta e si diresse all'ingresso, gettando uno sguardo all'orologio posto sulla mensola, lì accanto. Segnava le 8.30.

Chi mai poteva essere a quell'ora? Lei non aspettava nessuno.

Guardò dallo spioncino e intravide un uomo di spalle. Aprì cauta il portoncino, quel tanto che bastava per sporgere la testa e chiedere:" Sì? Desidera?"

L'uomo, al suono della sua voce, si voltò, si tolse gli occhiali da sole e rispose: "Ciao Sanem, sono venuto a conoscere mio figlio!"

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