Capitolo 30

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OGGI

Erano passati un paio di giorni dalla sera della cena, quando Sanem aveva annunciato di essere incinta e Can non vedeva l'ora di averne l'assoluta certezza attraverso il responso delle analisi che, ormai, era questione di ore.

Era nel suo ufficio intento a ritoccare alcune fotografie al computer quando sentì provenire un gran trambusto dall'esterno e la voce di Deren che gridava:

"Mi dispiace, ma senza un appuntamento non può entrare..."

Poi un'altra voce, piuttosto alterata, che riconobbe essere quella di Ayan, che ribatteva :"Vuole vedere se il sig. Divit non mi riceve?" seguita da un rumore di passi che, frettolosi, si avvicinarono alla porta.

"Aspetti, lei non può..."

Troppo tardi perché in ufficio irruppe una furia. Can non ebbe neppure il tempo di capire cosa stesse succedendo che si trovò Ayan a un palmo dal naso, con l'indice puntato al suo petto e gli occhi che lanciavano fiamme.

"Come hai potuto fare una cosa del genere? Sarebbe questo l'amore che provi per lei?" lo aggredì.

Deren alle sue spalle cercava di strattonarla per farla uscire scusandosi, nel contempo, con Can per quell'incresciosa intrusione: "Scusami Can ... io, io non so proprio come sia potuto accadere, ho cercato di fermarla, ma..."

"Non preoccuparti Deren, io e la signorina ci conosciamo, anche se non capisco proprio perché sia così arrabbiata."

"Ah non lo capisci?! Non lo capisci, allora te lo spiego meglio: sei un gran bastardo, ecco cosa sei Can Divit!"

A quelle parole Can, che si era ripreso dallo sbalordimento iniziale, perse la pazienza: "Deren esci, per favore, e fa in modo che nessuno mi disturbi finché non ho finito qui!" ordinò brusco.

Una volta soli Can si rivolse ad Ayan, che non aveva più aperto bocca: "Adesso puoi dirmi cosa diavolo ti ha preso e perché mi hai aggredito in quel modo?"

"Sto parlando di Sanem e del fatto che lei stia aspettando un bambino..."

"E tu come lo sai?" la interruppe Can "Te lo ha detto lei?"

"No! Mi hanno chiamato dall'ospedale, probabilmente hanno confuso il numero, e mi hanno confermato il risultato del test di gravidanza. Ma non è questo il punto!"

"Ayan, non ti seguo! Puoi essere più chiara?"

Lei lo guardò e la sua espressione, ora, appariva confusa: "Non dirmi che non lo sai!!!!"

"Sapere cosa? Dannazione Ayan parla!"

Ayan si portò una mano davanti alla bocca, ma ormai era troppo tardi.

"Sanem mi ucciderà per quello che sto per dirti, ma tu devi sapere come stanno le cose... Sanem non può avere altri figli..."

"Ma se è rimasta incinta!?"obiettò Can

Ayan sospirò: "Non mi sono spiegata. Per Sanem un'altra gravidanza sarebbe molto rischiosa... potrebbe non riuscire a portarla a termine e morire!"

Can ebbe la netta sensazione di non aver capito, così Ayan glielo ripeté una seconda volta e gli raccontò cosa era successo con Efe.

"Giuro che non ne sapevo niente. Non le avrei mai chiesto un altro bambino a queste condizioni."

"Ti credo Can! Avrei dovuto immaginarlo che Sanem non te lo avrebbe detto... Ti ama troppo per privarti della possibilità di diventare di nuovo padre e ha paura di perderti negandotela..."

"Ma cosa diavolo stai dicendo! Non sarà certo un altro figlio che me la farà amare di più! Io voglio lei perché ...beh semplicemente perché è lei!"

"Non devi dirlo a me Can. Non sono io quella che devi tranquillizzare e rassicurare sui tuoi sentimenti. Ma ti do un consiglio: non essere arrabbiato con lei e non fargliene una colpa. Lei non voleva ingannarti o mentirti. Ha agito così solo per paura."

"Va bene Ayan, ci proverò, ma ora lasciami solo! Ho bisogno di schiarirmi le idee... ti prometto che non farò nulla di avventato."

"D'accordo, sono sicura che stavolta farai la cosa giusta per entrambi!"

"Lo spero Ayan, lo spero proprio... Grazie."

Rimasto solo Can si lasciò cadere su una delle sedie poste davanti alla scrivania e si prese il volto tra le mani. Avrebbe voluto gridare tutta la sua rabbia, la sua frustrazione per quel destino avverso, che gli aveva fatto assaporare il gusto dolce della felicità per poi lasciarlo con l'amaro in bocca.

Poi il suo pensiero volò a Sanem: a come doveva essersi sentita quando aveva rischiato di perdere Efe, a come doveva sentirsi ora... Però gli aveva mentito o quanto meno aveva omesso una parte della verità. Aveva deciso, da sola, il futuro di entrambi e questo lo feriva perché significava che non si fidava di lui, nonostante lei avesse detto il contrario! Aveva creduto di aver fatto dei passi avanti con lei, di averle dimostrato che era cambiato, di aver costruito qualcosa, invece si rese conto che erano esattamente al punto di partenza. Se non era stata capace di confidarsi con lui su una cosa tanto importante, se in lui non era riuscita a trovare un sostegno, allora il loro rapporto su cosa si basava? Loro cos'erano l'uno per l'altra?

Neppure per un attimo pensò che quello fosse amore, perché amore è condivisione, nel bene e nel male, è affrontare insieme i problemi, è decidere insieme la cosa migliore per entrambi.

Gli tornò in mente l'episodio della caduta dall'altalena di Efe. Anche in quel caso non era stata lei ad avvertirlo, ma Ayan. Lei semplicemente non ci aveva pensato, non lo aveva considerato, come se non esistesse! E adesso si era comportata allo stesso modo!

Che valore aveva lui per Sanem?

Per quanto dolorosa potesse essere la risposta, lui voleva conoscerla.

Si alzò prese le chiavi della macchina e uscì: "Deren devo assentarmi per un po', occupati tu di tutto..."

"Ma Can..."cercò di fermarlo, ma lui ignorò le sue proteste dirigendosi veloce all'uscita.

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