OGGI
Con in mano i palloncini che aveva comprato, un cuore rosso per Sanem e un cagnolino per Efe, Can arrivò al parco.
Sperava di non essere in ritardo, anche se in verità non si erano accordati per un'ora precisa.
Si guardò attentamente intorno. Altre mamme avevano portato lì i propri bambini perché giocassero insieme, ma erano tutti più grandi di Efe. C'erano anche delle coppiette di adolescenti che, tenendosi per mano parlavano fitto, fitto e un paio di ragazze che, quando lo notarono, gli lanciarono sguardi interessati. Anni prima ne sarebbe rimasto lusingato, ma adesso la cosa lo lasciava indifferente se non, addirittura, lo infastidiva.
Si incamminò nella loro direzione, quando vide Sanem. Era seduta su un'ampia coperta e accanto a lei Efe cercava, con il suo aiuto, di costruire una torre con dei piccoli mattoncini di plastica. Quando la torre raggiungeva un'altezza che lui riteneva degna, con ma manata la buttava giù per poi ricominciare daccapo.
Can si avvicinò e senza pensarci si chinò a baciare Sanem su una guancia: "Ciao, questo è per te", disse dandole il palloncino e poi, prima che potesse reagire, si rivolse al piccolo, prendendolo in braccio "e questo invece è tuo", annunciò legando il palloncino al polso di Efe.
"Non era necessario", disse Sanem.
"Cosa?"chiese Can che non capiva se intendesse i regali o il bacio.
Ma Sanem non si lasciò ingannare e rispose: "Sai bene a cosa mi riferisco..."
"A dir la verità cercavo di liberami di quelle due ragazze laggiù che mi stanno osservando da quando sono arrivato", le spiegò ammiccante.
"Non ricordavo che certe cose ti dessero fastidio, ma il palloncino?"chiese Sanem
"Beh, ne ho preso uno per Efe e mi pareva carino regalarne uno anche a te...anche per scusarmi di essere venuto ieri senza avvertirti...spero non ti dispiaccia"
Sanem lo guardò e si disse che forse stava esagerando con le sue paranoie. In fondo era stato gentile.
"No, non mi dispiace. Ti ringrazio, è stato un gesto carino. Comunque quello che devi conquistare è Efe, non sono io", gli rispose guardandolo dritto in faccia.
Can sostenne il suo sguardo, ma non replicò. Avrebbe voluto dirle che voleva entrambi e che avrebbe fatto di tutto per averli, ma preferì tacere. Non era ancora il momento, doveva procedere con calma, senza affrettare le cose. Un passo alla volta, si disse, prima di rivolgere tutta la sua attenzione a suo figlio che aveva avviato una battaglia all'ultimo sangue con il suo palloncino. Più cercava di afferrarlo muovendo il braccio al quale era legato, più questo gli sfuggiva suscitando l'ilarità di Can e Sanem. Passarono un'ora spensierata giocando con il piccolo finché Sanem disse che era ora, per loro, di rientrare.
"Posso accompagnarvi?"chiese speranzoso Can.
Sanem era dubbiosa ma Efe sembrava non volersi staccare da lui. Quei due erano subito entrati in simbiosi, così finì con l'acconsentire.
Can si caricò il piccolo, che non smetteva di ridere, sulle spalle e, dopo aver raccolto ogni cosa, si diressero verso casa.
Quando arrivarono Can lo rimise a terra per salutarlo prima di andarsene, ma quando Efe capì le sue intenzioni scoppiò in un pianto disperato. Sanem rimase spiazzata: non si era mai comportato in quel modo prima. Certo ogni tanto faceva i capricci, come tutti i bambini, ma quello sembrava più un pianto dettato dalla paura. Con pazienza cercò di tranquillizzarlo cullandolo tra le sue braccia, ma Efe sembrava non volerne sapere di calmarsi, finché non intervenne Can.
"Che c'è piccolino? Adesso è ora della pappa e poi della nanna...non c'è nulla che devi temere, il tuo papà sarà sempre qui con te, d'accordo?"gli sussurrò mentre lo stringeva al petto.
Come per magia Efe smise di piangere e pian piano si calmò, ma quando Can si staccò da lui ricominciò daccapo.
"Ascolta, perché non ti fermi a cena? Potresti fargli il bagnetto mentre io preparo qualcosa da mangiare. Sono certa che poi si addormenterà in un istante", gli chiese Sanem. "Certo se te la senti e non hai altri programmi..."concluse.
"Ne sarei felice, ma non vorrei disturbare o sembrare invadente."
"Hai conquistato Efe in un istante, quasi sapesse già che sei suo padre... Non credo di avere molte alternative..."
"D'accordo, allora. Mostrami dov'è il bagno e io e quest'ometto andiamo subito a darci una bella ripulita", rispose Can prendendo di nuovo il bambino in braccio.
Com'era prevedibile il piccolo Efe crollò subito dopo aver mangiato. Can lo mise nel suo lettino e rimase a contemplarlo per un lungo istante, mentre Sanem alle sue spalle lo osservava con le lacrime agli occhi, chiedendosi perché quella non poteva essere la normalità.
"Bene", disse Can rivolgendosi a lei "adesso è meglio che vada...ho già approfittato troppo della tua ospitalità."
"Va bene", rispose Sanem con la voce rotta dall'emozione, cercando di sfuggire al suo sguardo attento.
"Cosa c'è?"le chiese preoccupato vedendola così turbata.
"Nulla."
"Sanem, ti prego, non fare così...non con me."
Lei sospirò "cosa vuoi sentirti dire? Che vederti così mi fa male perché penso a quello che avremmo potuto essere, una famiglia, e che, invece, non saremo mai? Oppure vuoi che ti dica che non capisco proprio il tuo comportamento? Avevi messo in dubbio che Efe fosse tuo figlio e ora sembra che tu non riesca a separarti da lui... Cosa vuoi veramente Can?"
Lui la guardò intensamente, resistendo all'impulso di stringerla fra le braccia e rispose: "Vorrei riportare indietro il tempo e riscrivere la nostra storia, questo vorrei."

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Ricominciare da Noi
Roman d'amourLe parole possono ferire più di un coltello dalla lama affilata e i silenzi possono costruire muri difficili da abbattere. Amare, allora, diventa difficile. Un atto di coraggio indispensabile per ricominciare da dove Can e Sanem si sono lasciati.