Capitolo 14

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OGGI

Quando Sanem arrivò da Metin, lui la stava aspettando con una tazza di caffè in mano.

"E' appena fatto, ne vuoi un po'?"le chiese, facendola accomodare.

"Volentieri, grazie...mi aiuterà a stare sveglia."

"Nottataccia?"

"Diciamo di sì..."

"Efe?"

"Non proprio... Ho visto Can..."

"Questa notte?" domandò sorpreso Metin.

Sanem fece cenno di sì con la testa e poi spiegò: "Ero stata a cena con Engin e quando sono rientrata ho trovato Can ad aspettarmi...Non so bene per quale motivo fosse ancora lì, ma abbiamo finito col discutere. Io gli ho detto che sto cercando di rifarmi una vita, ne ho tutto il diritto, dopo tutto..."

"Certo!" confermò Metin.

"Beh lui ha detto che tre anni fa avrebbe voluto tornare da me e chiedermi di perdonarlo, ma che non ha potuto farlo... Perché? Cosa gliel'ha impedito? Ho questa domanda che mi tormenta da ieri e ho pensato che tu sapessi qualcosa e che potessi aiutarmi. Per questo sono qui. Se sai qualcosa, Metin, ti prego dimmelo..."

Lui la guardò. Era sempre stata una bella ragazza, ma la maternità le aveva dato un tocco in più, che non sapeva definire, forse una maturità che prima non aveva e che traspariva anche dai gesti, dal modo di parlare, dal suo porsi nei confronti degli altri.

Quando aveva saputo che Can la corteggiava aveva cercato di dissuaderlo. Lui era di alcuni anni più grande di lei, ma non era questo che lo aveva spaventato, piuttosto il fatto che Can avesse già avuto diverse relazioni, ma mai nulla di serio, come se sfuggisse volutamente dai legami. Era un bell'uomo e sapeva come fare per conquistare una donna, figuriamoci Sanem che non aveva alcuna esperienza al riguardo.

Can, però, non gli aveva dato ascolto. Si era incaponito, la voleva a tutti costi e alla fine era riuscito nel suo intento. Anche le raccomandazioni che aveva rivolto a Sanem erano rimaste lettera morta.

Però aveva dovuto ammettere, contro ogni sua aspettativa, che quei due stavano bene insieme, sembravano fatti l'uno per l'altra. E, nonostante tutto quello che era accaduto, ne era ancora convinto.

"Aspetta qui un attimo", le disse, per poi dirigersi verso la sua camera.

Tornò poco dopo con un biglietto, che porse a Sanem.

Si trattava di un invito per una mostra fotografica che si sarebbe tenuta in Francia, a Parigi, il fine settimana successivo.

Sanem gli rivolse uno sguardo interrogativo e lui la invitò a leggerlo.

"I volti della guerra", questo era il titolo della mostra. Autori: Kevin Ross giornalista del Time e Can Divit fotografo freelance d'Istanbul.

"Cosa significa?" chiese Sanem, che ancora non capiva.

"Mi hai chiesto se so il motivo che ha impedito a Can di tornare da te...ecco io credo che non spetti a me dirtelo, ma a Can...nel frattempo se vuoi qualche risposta ti consiglio di andarci", rispose Metin alludendo alla mostra.

"Ma è a Parigi! E, inoltre, io non ho l'invito..."

"Quell'invito è per due persone e Parigi è raggiungibile in poche ore. Potremmo partire di venerdì e rientrare la domenica successiva..."

"Potremmo?"

"Sì, pensavo di andarci insieme...che ne dici?"

La proposta era davvero allettante, ma avrebbe dovuto lasciare solo Efe e non lo aveva mai fatto prima.

"Mi piacerebbe molto, davvero...ma non saprei come fare con il bambino", disse Sanem.

"Potresti chiedere ad Ayan di tenerlo per un paio di giorni", le suggerì Metin "credo sarebbe davvero importante che tu vedessi quelle fotografie" aggiunse infine.

Sanem ci pensò su qualche istante e alla fine accettò. Desiderava davvero capire e si fidava di quello che le aveva detto Metin. Se in quella mostra avesse trovato effettivamente delle risposte, allora doveva andarci assolutamente.

"D'accordo, parlerò con Ayan e ti faccio sapere...ancora una domanda: non ti sembra che Can sia cambiato? Intendo, non solo fisicamente".

Metin sembrò riflettere attentamente e poi rispose: "Io credo che in Congo abbia visto cose che noi neppure immaginiamo Sanem, cose che lascerebbero il segno in chiunque..."

"Già, suppongo che tu abbia ragione. Ora vado, ti ho già fatto perdere fin troppo tempo. Appena so qualcosa ti chiamo."

Ayan, in un primo momento non condivise l'idea dell'amica. "Non credi che se avesse voluto che tu andassi a quella mostra ti avrebbe invitata?"

"Ma dai, non essere ridicola! A mala pena ci parliamo...come avrebbe potuto invitarmi a Parigi?!" obiettò Sanem

"Beh, in effetti...e va bene allora, mi occuperò io di Efe, ma quando torni voglio un rapporto dettagliato e promettimi che non gli cadrai tra le braccia, ma ti limiterai a investigare..."

"Hai la mia parola", le disse Sanem, sorridendo e abbracciandola grata.

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