Capitolo 34

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OGGI

L'incontro con i genitori di Sanem era andato bene, meglio di quanto si fosse aspettato e ora Can si sentiva il cuore più leggero.

Avvertiva un benessere nuovo, una specie di euforia tipica di chi fa qualcosa per il bene degli altri e non vede l'ora di gioire della loro espressione sorpresa e riconoscente, perché era certo che Sanem avrebbe reagito così.

Tornò subito a casa e la trovò seduta in giardino intenta a leggere un libro mentre Efe giocava ai suoi piedi.

Le si avvicinò sorridendo e si chinò a baciarle una guancia.

"Un penny per i tuoi meravigliosi pensieri", la salutò per poi sedersi accanto a lei.

"Sei uscito presto questa mattina..."

"Sì", confermò lui in modo enigmatico "avevo una faccenda importante da risolvere..."

Lei lo guardò e poi timidamente chiese: "Ne vuoi parlare?"

Era da tanto che non comunicavano e le mancava, come le mancava il sue essere uomo accanto a lei. Quella notte c'era stato un piccolo cambiamento, ma Sanem non sapeva come interpretarlo, una parte di lei sperava con tutte le sue forze, l'altra non voleva illudersi.

"Certo", rispose Can continuando a sorridere "sono stato dai tuoi genitori..."

Lei spalancò gli occhi meravigliata: "dai miei genitori?!" ripeté.

"Sì! Abbiamo parlato o, meglio, io ho parlato e loro hanno ascoltato, soprattutto tua madre... E alla fine mi hanno detto di avvertirti che domani passeranno qui, da te..."

"Oh Can, davvero hai fatto questo per me?" chiese sull'orlo delle lacrime.

Lui scosse il capo: "No, non l'ho fatto per te, l'ho fatto per noi... Ho detto loro che voglio sposarti, ma non senza il loro consenso."

"Tu cosa???" chiese di nuovo Sanem passando dalla sorpresa allo sbigottimento.

Per tutta risposta lui si alzò e si inginocchiò davanti a lei prendendole le mani: "Sanem Aydin vuoi rendermi l'uomo più felice della terra accettando di diventare mia moglie?"

Mai e poi mai si sarebbe aspettata una proposta del genere, soprattutto da uno come Can, anticonformista, allergico ai legami, specie quelli imposti, e, per quanto ci avesse sperato, alla fine, se ne era fatta una ragione convincendosi, che la cosa più importante fosse che lui l'amasse. Proprio per quel motivo rimase letteralmente senza parole, con gli occhi fissi nei suoi alla ricerca di un segno che le dicesse che stava scherzando, che in qualche modo voleva prendersi gioco di lei, ma non trovò nulla di tutto questo. In quegli occhi che la scrutavano ansiosi lei lesse solo amore, un amore sconfinato, sincero, vero...

"Sì, lo voglio", disse con un filo di voce "voglio con tutta me stessa passare il resto della mia vita accanto a te!"

"C'è solo un piccolo problema", continuò Can leggermente imbarazzato.

"Quale?" chiese Sanem trattenendo il fiato.

"Non ti ho ancora comprato l'anello..."

Lei scoppiò a ridere divertita: "Oh sì Can Divit questo è un fatto molto, molto grave, ma considerando quanto ti amo direi che per il momento posso accontentarmi di un abbraccio e un bacio."

"Ai tuoi ordini" rispose Can per poi farla alzare e stringerla al petto. Stava per esaudire il secondo desiderio alzandole il mento e chinandosi sulle sue labbra quando Efe che aveva assistito a tutta la scena si intromise, geloso, tra loro reclamando attenzione.

"Credo che qualcuno non sia d'accordo", le sussurrò Can "mi spiace ma dovrai aspettare fino a questa sera".

Un gemito di delusione uscì dalla bocca di Sanem: "Spero che la prossima sia una bambina, così capirai la mia frustrazione quando vorrò coccolarti un po' e lei non vorrà dividerti con nessuno..."

Dopo settimane, durante le quali si erano tenuti stupidamente a distanza, come bambini capricciosi e testardi, soffrendo inutilmente, finalmente avevano rotto il ghiaccio e si erano riavvicinati riscoprendo ancora una volta come fosse bella la loro complicità, il loro prendersi gioco a vicenda, il loro provocarsi e quanto fosse gratificante alla fine di una giornata rifugiarsi l'uno nelle braccia dell'altra.

Si ripromisero di non cascarci di nuovo, di non nascondersi più niente, di parlare di tutto senza timore né vergogna e soprattutto si impegnarono a dirsi "ti amo", a non darlo mai per scontato, perché l'amore si nutre di fatti ma anche di parole, che possono essere pronunciate o scritte. Un breve messaggio al telefono o un bigliettino lasciato sul cuscino o sul tavolo in cucina riscaldano il cuore quanto uno sguardo, un sorriso o un bacio a fior di labbra. Non servono gesta eclatanti, ma piccoli segnali che indicano che l'altro/a è nei nostri pensieri quotidiani.

Sanem era radiosa quando, la mattina successiva, i suoi genitori, come promesso, le fecero visita.

Can, che si trovava nel suo studio a lavorare, si precipitò a salutarli e il piccolo Efe corse loro incontro entusiasta.

"Mamma, papà che bello avervi qui" li salutò Sanem abbracciandoli.

"Anche per noi è una gioia rivederti figliola e soprattutto trovarti così raggiante" le disse sua madre.

"Con il vostro permesso vi lascio un po' da soli e approfitto della vostra presenza per fare un salto in ufficio. In questo modo potete parlare più liberamente e io mi sento più tranquillo a sapere che con Sanem ci siete voi", intervenne Can.

" Ma certamente, vai pure Can! Noi ci intratteniamo fino al tuo ritorno", rispose prontamente la signora Aydin che non vedeva l'ora di sottoporre sua figlia ad un terzo grado.

Ed infatti appena rimaste sole attaccò: "Allora come stai? Come procede la gravidanza? Non ti affatichi troppo, vero? Can ti da una mano? E come si comporta con te?"

"Mamma, calmati!" la fermò Sanem più divertita che infastidita da tutte quelle domande " sto bene e al momento anche la gravidanza procede senza grossi problemi. Quanto a Can ...beh lui è meraviglioso e io qui con lui ed Efe sono felice..." e visto che sua madre non appariva troppo convinta proseguì: "Non nego che ci siano stati dei problemi, ma li abbiamo affrontati e insieme li abbiamo superati e questo ci ha reso ancora più forti e innamorati..."

"Lo vedo Sanem! Basta guardarti, sei raggiante" ammise sua madre, che poi aggiunse: "Lo sai vero che ieri Can è venuto da noi per chiederci la tua mano?"

"Sì, me l'ha riferito, ma non mi ha detto cosa gli avete risposto..."

"Per la verità non gli abbiamo risposto nulla, perché prima volevamo vedere con i nostri occhi come stavi e come ti trattava e devo ammettere che la realtà ha superato ogni mia più rosea aspettativa ..."

"Allora questo significa..."

"Questo significa che se tuo padre è d'accordo io non mi opporrò, ma non smetterò di tenerlo d'occhio!"

"Su cosa dovrei essere d'accordo" chiese il sig. Aydin che si era sentito chiamato in causa.

"Sul fatto che Can sposi tua figlia", gli spiegò la moglie

Lui sembrò rifletterci attentamente spostando lo sguardo dall'una all'altra e poi con un sorriso disse: "Ho sempre saputo che sarebbe andata a finire così!"

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