Capitolo 28

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«Prego signorina.»
«Ah, grazie... Jean, giusto?» gli rispose Sakura con un dolce sorriso, guardando il maggiordomo annuire: «... Wow» commentò lei dopo aver rivolto lo sguardo su ciò che adornava l'interno dell'hotel: «... Scusa, è la prima volta che entro in un posto come... questo.»
«Tranquilla, non si preoccupi. Mi segua, il signorino Claude l'aspetta nella propria camera da letto.»
«Ah, grazie... Aspetti, che?» domandò lei dopo aver analizzato per bene la frase appena detta dall'uomo.

«Questa sera è in corso una cena di rimpatriata tra i compagni di classe di sua madre, così ha chiesto al signor André se sarebbe stato possibile spostare la vostra piccola cena nella sua stanza e lui ha acconsentito.»
«Ne-nella sua... camera da-da...»
«... Sta bene signorina? Ha la faccia tutta rossa.»
«Sì sì! Sto benone, chiedo scusa... di nuovo» rispose velocemente la ragazza con evidente nervosismo, guardando il maggiordomo sbattere le palpebre e poi riprendere il passo.

Lei tirò un enorme sospiro di sollievo, sperando con tutto il cuore di non dover passare così tutta la serata. Il venire a sapere che avrebbe passato quella serata sola con Claude in camera sua... si poteva dire che l'aveva sconvolta? No, non rendeva abbastanza l'idea. Anche nel dirigersi verso la sua stanza, non faceva che ripeterselo a mente, con la sua faccia che, secondo dopo secondo, diventava di un rosso sempre più evidente. Non sarebbe successo nulla di che, questo era sicuro, però anche il solo immaginare di stare sola con lui... la mandava in confusione.
Non era esattamente una ragazzina sfacciata, a differenza forse di Isabelle e Alice, quindi anche quella minima cosa faceva fare le capriole al suo debole cuoricino.

«Ehi, Sakura!»

Al sentire il proprio nome venire chiamato sbatté le palpebre e rivolse lo sguardo di fronte a sé, spalancando la bocca al vedere Claude con indosso quello che, ovviamente, era un abito elegante da sera. Non conosceva sicuramente il nome preciso, ma non poteva certo negare che gli donava parecchio. Lei aveva faticato perfino a cercare un qualsiasi vestito, poi prendere quello di un unico colore non troppo corto era stato ancora più difficile.

«Ciao... Claude» lo salutò poi con un sorriso da ebete quando le arrivò di fronte, distogliendo per un attimo lo sguardo unicamente per pregare sé stessa di non dare nuovamente di testa come poco prima.

«Ciao a te...» ricambiò lui, come lei imbarazzato in modo evidente, oltre che con gli occhi appena socchiusi: «Sei... molto carina.»
«Ah, grazie... Anche tu...» si ritrovò a balbettare prima di scuotere freneticamente la testa, fermandosi quando sentì lui ridere.

«Ha ancora bisogno di me, signorino Claude?» domandò Jean, ricordando così ai due ragazzi che, purtroppo per loro, era ancora lì.

«Ah... no. Tranquillo, se ci serve qualcosa ti chiamerò subito.»
«Lieto di saperlo. Vi auguro buona serata» disse rivolgendo a loro anche un leggero inchino, prima di allontanarsi per lasciarli da soli.

Sakura e Claude rimasero a guardarlo finché non lo persero di vista, poi incrociarono i rispettivi sguardi e si misero a ridere insieme, avviandosi verso la camera di lui quando la prese per mano, facendola nuovamente arrossire.

«Avanti, devo presentarti a Dudley.»
«... Dudley?» ripeté lei confusa, ritrovandosi nuovamente a bocca aperta quando Claude aprì la porta della sua stanza: «... Ma è grande quanto casa mia!»
«Ehehe, davvero?» domandò lui con un sorriso nervoso e un indice che gli grattava appena la testa, provocando un'altra leggera risata da parte di lei.

Aveva anche chiuso gli occhi per un attimo e, quando li aprì, incrociò quelli di pezza di un orso di colore rosso, adesso a poca distanza dal suo viso.

«Lui è Dudley.» le spiegò Claude, sorridendo quando lei lo prese tra le mani: «È stato il mio migliore amico per tanto tempo, me l'ha regalato Jean.»
«Che carino...» disse Sakura con gli occhi fissi sul pupazzo e un sorriso acceso, che portò il ragazzo ad inclinare appena la testa di lato, incantato al guardare quella scena: «Fanno bene a chiamarti orsacchiotto allora.»
«Ehi!» rispose lui d'impulso, bloccandosi al vederla di nuovo ridere: «Ah... vuoi accomodarti?»
«Dove?»
«Qui sul divano.» le indicò lui senza problemi, guardandola sgranare gli occhi con un'espressione più che sconvolta: «Mio nonno ci ha lasciato qualcosa da sgranocchiare, poi... se ti va sempre, posso farti conoscere mio padre...»
«Perché? Non è alla cena con i compagni di tua madre?»
«No, appunto perché lui non era un loro compagno di classe.»

I'm Always With You - Miraculous Ladybug {3° Libro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora