Capitolo 35

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Fissare la propria immagine in quello specchio, lo portava unicamente a domandarsi continuamente il perché si fosse lasciato coinvolgere. Avere i capelli strapieni di gel non era raro per lui, ma i canini finti, il quintale di cerone che Nathalie gli aveva spalmato sul viso e anche quel lungo mantello nero, erano troppo anche per lui.

«... Devo proprio scendere ridotto così?»

Nel rivolgere lo sguardo verso la donna, si accorse dell'effettivo sorriso divertito che aveva.

«Ti dona parecchio...»
«... È un complimento?»
«Dovremmo scendere anche noi.»
«... Hai volontariamente evitato la mia domanda?»
«Quindi? Vieni?» domandò ancora Nathalie, che già si era avviata in direzione della porta della camera.

Il padrone di casa sospirò: non era sua intenzione rispondergli, quindi, premere sull'argomento sarebbe stato completamente inutile.
Si decise, allora, a muovere i primi passi in direzione della porta della propria camera, così da uscire da questa e potersi affacciare dalle scale. Gli era stato detto che suo figlio e sua nuora, con figli e un infiltrato, erano da poco arrivati e, come cosa, l'aveva non poco stranito, vista la loro abitudine mai sparita dell'arrivare in ritardo.

«... Chi sarebbe il bambino aggiunto?»
«Roméo. Hai invitato qui a cena suo padre e famiglia tempo fa.»
«Ah, sì.»
«È venuto perché Emma l'ha invitato, sono vestiti a coppia anche loro.»
«... Anche?» ripeté Gabriel con un sopracciglio alzato, prima di focalizzarsi sul completo interamente bianco di lei: «... Chi altro?»
«Adrien e Marinette, non era ovvio?» domandò di rimando Nathalie, facendogli l'occhiolino poco prima di cominciare a scendere le scale.

Il padrone di casa, piantato a terra come se, all'improvviso, dal nulla fosse comparso un martello volante, girò leggermente il capo lateralmente e poi si sporse in avanti: tutte quelle informazioni assieme lo stavano confondendo. Lui si era travestito, ma perché sua nipote Zoe l'aveva praticamente obbligato; pensava anche che fosse successo lo stesso a Nathalie.

«Ehi, aspettami! ... Nonno!»

Al sentire suo nipote Hugo chiamarlo, Gabriel sbatté le palpebre, smettendo così di focalizzarsi unicamente su quei numerosi pensieri. Un brivido freddo lo attraversò completamente, una volta visto il costume da zombie che indossava il bambino, con vestiti logori, capelli disordinati e viso completamente sporco.

«... Sì?»
«Ti sei davvero vestito da Dracula!» esclamò poi il corvino, dopo aver salito di corsa le scale per arrivargli di fronte e guardarlo meglio.

«... Sì.»
«Ti piace il mio costume da zombie, nonno?»
«Molto... realistico.»
«Mi ha aiutato la mamma!»
«... Immaginavo» quasi borbottò Gabriel, facendo poi un mezzo sorriso al vedere Hugo chiudere gli occhi, rivolgergli un sorriso a ventotto denti e portarsi entrambe le mani dietro alla testa.

«Vieni! Mamma e papà ti stanno aspettando!»

L'uomo si ritrovò trascinato via dal nipote, che, trovata la sua mano sotto il mantello nero, l'aveva afferrata per accompagnarlo alle scale e scenderle insieme.

«... Le tue sorelle?»
«Zoe è con mamma e papà. Emma sta giocando con Roméo e il Gorilla.»
«Siete tutti vestiti così?»
«No, solo io sono spavento-»
«Cosa stavi dicendo?»

Hugo non era riuscito a finire la frase. Subito dopo aver sceso l'ultimo scalino, si era ritrovato la lama di una katana all'altezza del collo, cosa che aveva fatto trasalire anche Gabriel.

«... Zoe...»
«Aaaai?» domandò lei, sporgendosi lateralmente con la testa per poter incrociare il suo sguardo.

La bambina indossava quella che sembrava una tipica divisa scolastica giapponese, una parrucca di colore rosa, acconciata per avere due lunghi codini, e addirittura delle lenti a contatto rosse. Gabriel sicuramente non conosceva il personaggio da cui sua nipote si era travestita, ma la pelle d'oca che gli aveva fatto venire, sicuramente non era da sottovalutare.

I'm Always With You - Miraculous Ladybug {3° Libro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora