Capitolo 37

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«Halo? Oh, buongiorno.»

Strinse leggermente di più gli occhi e, abbastanza infastidito dai rumori, si girò sull'altro fianco, tirando un profondo sospiro di sollievo con nuovamente il naso nascosto dalle coperte.

«... Cosa? Ma... dice sul serio...?»

Emise un verso, non abbastanza forte da catturare l'attenzione della madre, e poi si tirò la coperta fin sopra alla testa. Affondò il naso nel cuscino, dove, al prendere il primo respiro, finì per rilassarsi completamente: c'era ancora il suo profumo.

"Alice..." sussurrò, prima di circondare il cuscino con le braccia per abbracciarlo.

«Oh mio Dio!»
«Cosa?! Che c'è?»
«Nino!»
«Aaargh!» si lamentò Alain, questa volta a voce alta, prima di coprirsi le orecchie e chiudersi a bruco sotto le coperte per non sentire più i genitori.

L'avevano svegliato. Avevano interrotto un probabile meraviglioso sogno, che ormai non si ricordava nemmeno più. Ma si poteva dormire in tranquillità almeno il primo giorno di vacanze di Natale?

«Oddio...»
«... Nino, stai piangendo?»
«I-Io... Sono co-sì... felice...»
«Ehi...»
«Sono così... felice, Alya...»
«... Anch'io.»
«... Non potevi farmi regalo migliore...»
«Fare tutto da sola sarebbe stato impossibile, Nino... Tu ci sei sempre per me, anche nei momenti brutti.»
«... Io ti amo, Alya. Mi dispiace di averti... lasciata sola, per quel lungo lasso di tempo...»
«Pensavi che fosse meglio per me stare da sola con i miei stessi pensieri. Anche io lo credevo, ma... Ho sbagliato. Non avrei dovuto chiudere lì la questione, tantomeno tagliarti fuori...»
«... Mh mh.»
«Vieni qui.»

Alain, ormai arreso, si tolse il cuscino dalla testa e sospirò rumorosamente. Si mise seduto sul letto, recuperò gli occhiali dalla scrivania e poi sbadigliò, prima di grattarsi la testa con ancora gli occhi chiusi.

«Ma che vi prende stamattina...?» domandò a entrambi i genitori, che, come al solito, si erano appostati proprio davanti alla porta della sua camera, che era rimasta aperta.

«Oh, scusami tesoro... Non volevamo svegliarti.»
«Sì, certo mamma...» borbottò il ragazzo, prima di alzarsi in piedi e stiracchiarsi: «... Che succede?»
«Ah... nulla di importante.»
«... Per quanto avete urlato è già tanto se non sono caduto giù dal letto. In quale paese del mondo non dovrebbe essere sinonimo di "è successa una cosa importantissima"? Se bella o brutta questo nemmeno mi è dato saperlo, non vi stavo ascoltando.»

Gli ci vollero ancora alcuni minuti per riuscire a mettere a fuoco il mondo circostante. Non appena incrociò le figure dei genitori, notò sia le lacrime di entrambi – accennate quelle della madre; un fiume praticamente evaporato, quelle che avevano rigato il viso del padre – sia il modo in cui si stavano abbracciando. Sì, i suoi genitori erano appiccicosi e diabetici quando volevano, ma era raro vederli così.
Analizzato questo suo lungo pensiero, decise comunque di non approfondire il discorso, soprattutto perché aveva aperto gli occhi da nemmeno cinque minuti.

«... Quindi? Che si fa oggi?» domandò poi, dopo essersi appoggiato con la schiena al muro.

«Ah, beh... A pranzo andiamo da Adrien e Marinette, a cena dai nonni... e-»
«... Mi dispiace che Nicole non potrà rivedere le zie Ella ed Etta e... zio Chris.»
«In realtà...» aggiunse Nino, inizialmente con leggero timore, ma prendendo sicurezza una volta visto il sorriso della moglie: «Pensavamo di andare a trovarla dopo, tutti insieme.»
«... Ma possiamo? Non è troppo tardi?»
«Se si potrà... sì» gli rispose ancora Nino, con un sorriso accennato.

«E allora io e tuo padre vi daremo il vostro regalo.»
«... Nostro?» domandò confuso il ragazzo, passando con gli occhi da un genitore all'altro: «Ci avete fatto lo stesso regalo?»
«Sì, perché?»
«... Non abbiamo più cinque anni, mamma» ribatté, offeso in maniera evidente.

I'm Always With You - Miraculous Ladybug {3° Libro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora