Capitolo 24

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Quella mattina era toccata loro la sveglia presto. Adrien doveva andare a lavoro e Marinette aveva un incontro con Gabriel, per discutere dei suoi recenti bozzetti e vedere come avrebbero allestito la collezione primavera di quell'anno. Erano forse le cinque di mattina, quindi era categoricamente impossibile trovare uno o tutti e tre i loro micetti svegli, ma, ugualmente, i due ormai veterani supereroi e genitori, sapevano che la cautela non era mai troppa. Subito dopo essere usciti dalla stanza, con in braccio i vestiti, erano corsi in bagno, per prepararsi il più velocemente possibile e poi raggiungere la cucina, così da fare un abbozzo di colazione in silenzio, come non la facevano da diversi anni a quella parte. Forse, l'ultima volta che entrambi avevano avuto una colazione normale, era stata proprio la mattina del giorno stesso in cui erano diventati supereroi.

«Ok... quindi, di che cosa dovevamo parlare?» domandò Adrien a bassa voce, mentre si accorciava le maniche della camicia: «So che domani abbiamo quell'incontro, ho già messo da parte i documenti che mi hai chiesto.»
«Appunto domani è solo un incontro di facciata, devono prima controllare se siamo... apparentemente idonei all'adozione, poi gli altri controlli ce li faranno con il passare del tempo.»
«Ho capito» disse poi lui, ancora occupato con le mani a sistemarsi, ma questa volta focalizzato su quella che era la sua cravatta.

Marinette roteò gli occhi e poi si girò per sistemargliela lei stessa, facendo anche lo stesso con il colletto e anche le maniche.

«Non vado più così spesso alle sfilate, mon amour. Non serve sistemarmi come un modello...»
«Abitudine ormai... e poi te l'ho fatta io la cravatta, non voglio vederla annodata male.»
«... Ci sono mie cravatte che non hai fatto tu? Alcune sono miei regali di compleanno, le conservo tutte gelosamente nel nostro armadio.»
«Sì lo so, tesoro. Però non ancora impari a farla da solo...»
«Mica mi cambia la vita...» aggiunse lui con le mani in tasca, sorridendo al vederla tirare fuori la lingua per abbottonare il blocco alla manica: «... Mi hai perfino sistemato il papillon quando sei arrivata all'altare.»
«... Era storto. Scusami se ai miei occhi era abbastanza fastidioso...» gli rispose con il tono da finta offesa, allontanando le mani da lui per riprendere il passo verso la cucina.

Lui sorrise beffardo e poi la seguì. Si fermò solamente quando si accorse di Renoir e Princess, i quali erano appostati poco lontani da lui e lo guardavano fisso.

«... Plagg non c'è, ci siete voi, ragionevole.»
«Ehehe.» ridacchiò la donna dalla cucina, che si ritrovò i due gatti tra i piedi non appena recuperò le loro ciotole: «Calma, altrimenti niente colazione...»

I due, come se avessero capito la padrona, si sedettero buoni buoni l'uno accanto all'altra, rimanendo in attesa del loro pasto. Lei sorrise loro, piegandosi poi in avanti per riempire entrambe le ciotole e ridacchiando non appena i due si fiondarono su queste, subito dopo che lei si era tirata su.

«Tutti pozzi senza fondo i gatti di questa casa...» commentò poi, portandosi una mano alla bocca quando si ritrovò gli occhi socchiusi del marito puntati addosso: «È la verità, minou. Non fare quella faccia, su...» aggiunse lei, allungando la mano per accarezzargli i capelli mentre teneva d'occhio i fornelli.

Lui, apparentemente, non reagì in alcun modo. Poi, una volta che lei si fosse voltata per cercare i cereali, si sporse un momento per lasciarle un veloce bacio sul collo, ridendo al vederla girarsi lentamente verso di lui con la bocca aperta.

«... Che cosa hai osato fare...?»
«Niente...»
«Gattaccio donnaiolo, ora ti lego al muro!»
«Oh, santi kwami! Sono fregato!» rispose lui dopo essersi portato il braccio alla fronte con fare drammatico, lasciandosi addirittura cadere lentamente per qualche secondo prima di mettersi a ridere con lei.

Se qualcuno li avesse visti in quella situazione, li avrebbe definiti ragazzini, nemmeno adulti. Quando erano da soli si lasciavano andare, tornavano indietro nel tempo e giocavano tra di loro. Erano genitori, avevano una famiglia insieme ormai, certo, ma comunque potevano ritagliarsi quei momenti senza doveri o preoccupazioni. Non rimpiangevano il passato, amavano entrambi quello che avevano costruito, ma quei momenti tra loro erano importanti allo stesso modo.

I'm Always With You - Miraculous Ladybug {3° Libro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora