Capitolo 35

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La settimana degli A-levels sembrò durare un'infinità. Passai i pomeriggi a ripassare le ultime cose e le mattine a scuola a fare i test che avrebbero confermato o meno la mia ammissione ad Oxford.

Nonostante l'anno scolastico stesse ormai giungendo al termine, gli allenamenti di calcio continuavano. Non erano più rilassanti come un tempo, però. Con Jake avevo sistemato tutto, eravamo tornati in buoni rapporti seppure neanche lontanamente paragonabili a quelli di qualche mese prima. Con gli altri ragazzi del gruppo invece si era creato imbarazzo. Nel tempo in cui io e Jake non ci parlavamo, mi ero distanziato da loro e avevo passato le mie giornate a casa di Elizabeth. Nonostante non avessimo litigato, perciò, le nostre conversazioni erano diventate fredde e forzate. Mi dispiaceva, soprattutto per Ed.

Quel mese la cena della squadra era saltata, per la prima volta da un anno e mezzo a quella parte. Eravamo tutti in ansia per i test e indaffarati con le ammissioni ai vari college, perciò nessuno si era neanche preso la briga di proporla.

Tiffany mi chiamò ogni sera per assicurarsi che stessi gestendo bene lo stress. I primi due giorni fui titubante nel risponderle, soprattutto dopo che aveva provato a baciarmi. Nonostante ciò, però, era bello potersi sfogare con una persona che mi conosceva da anni. Riuscii finalmente a finire il tema sul futuro e lo consegnai al professore.

Conoscendo tutte le problematiche che Elizabeth si stava ritrovando a dover affrontare con il ritorno di Marcus e Adam nella sua vita, l'ultima cosa che volevo fare era buttare i pochi momenti che riuscivamo a ricavarci insieme parlando del mio stress da esami.

Quando mi chiese di accompagnarla a ridipingere la galleria del padre con Marcus e Derek non esitai ad accettare: sarebbe stata una buona distrazione per riempire l'attesa dei risultati degli A-levels. Inoltre, vedevo la speranza nei suoi occhi e volevo starle vicino nel caso in cui si fosse trovata a dover affrontare una delusione.

<<Derek, vai dietro>> disse Elizabeth quando uscì da casa Lewis e raggiunse la mia macchina, pronta al pomeriggio di pittura.

<<No>> rispose il bambino seduto al mio fianco. <<Ci stavo prima io>>.

Sorrisi di sottecchi: Derek aveva previsto quella discussione. Mi aveva costretto a promettergli di prendere la sua parte perché altrimenti non mi avrebbe perdonato il fatto di aver ridotto i miei giorni di babysitteraggio in vista degli esami.

<<Ma tu sei troppo piccolo per stare davanti>> ribatté la sorella. Sembrò fiera di avere la legge dalla sua parte, fino a quando non realizzò ciò che aveva appena detto e si voltò di scatto verso di me. Con accusa, ripeté: <<Lui è troppo piccolo per stare davanti!>>

Alzai le mani in difesa. <<Si è messo lui qui, io non c'entro niente>>.

<<Sei tu l'adulto della situazione>> proseguì. <<I bambini sotto ai dodici anni non possono stare seduti davanti>>.

La guardai con occhi adulatori e un sorriso divertito sul viso. <<Vedo che ti sei messa a studiare, allora>>.

Le avevo consigliato di comprarsi un libro per superare l'esame teorico della patente poiché nell'ultimo periodo non avevo più avuto tempo per farle far pratica con la macchina.

<<Lo sapevo ancora prima di comprare il libro di scuola guida>> ribatté. <<Derek, dietro.>>

<<No, io rimango qui>>.

Elizabeth mi guardò in cerca di aiuto, ma scossi la testa con una risata. Lei sbuffò e controvoglia si andò a sedere sul sedile posteriore. Derek mi guardò soddisfatto e annuì una volta secca. Io alzai gli occhi al cielo e misi in moto la macchina.

Non mi aspettavo di trovare teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora