Capitolo 7

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Non ero mai stato un ritardatario, ero sempre arrivato perfettamente in orario a tutti gli allenamenti che avevo avuto da due anni a quella parte. Quella mattina però, dopo le lezioni, il mio professore di letteratura mi aveva voluto trattenere in aula per commentare il mio ultimo tema scritto. Il professor Davies era il mio insegnante preferito, non mi ero mai pentito di aver scelto la sua materia come uno dei miei A-levels.

La scelta delle materie per gli A-levels era stata una delle ennesime litigate che avevo avuto con i miei genitori. Io volevo scegliere materie che mi aiutassero ad entrare nella facoltà di lingua e letteratura inglese, per una possibile carriera futura nell'ambito educativo o giornalistico. I miei genitori avrebbero preferito che io scegliessi una facoltà come economia. Con mio grande stupore ero riuscito a vincere quella battaglia, facendogli un elenco di giornalisti e professori celebri.

Il professor Davies la settimana prima ci aveva assegnato da scrivere a casa un nostro ragionamento riguardo al futuro e nonostante fosse una delle tracce più generali e personali che potesse assegnarci, mi ero trovato in difficoltà. Avrei dovuto scrivere del futuro che volevo inseguire io o quello che ci si aspettava che io inseguissi? Perché erano due realtà distanti anni luce l'una dall'altra. Il mio conflitto interno e i vari impegni quotidiani che mi avevano costretto a finire il compito ad orari in cui solitamente stavo già dormendo, avevano fatto sì che scrivessi due pagine affrettate e superficiali. Me ne ero già reso conto da solo, ma il mio insegnante mi aveva comunque trattenuto venti minuti per discutere di ciò che avevo scritto e di ciò che realmente avrei voluto scrivere.

Lanciai una veloce occhiata all'orologio attaccato al muro fuori dalla mensa, constatando che a quell'ora sarei già dovuto essere pronto ad entrare in campo per gli allenamenti. Nell'attimo di distrazione non mi resi conto della figura che mi stava passando davanti: l'impatto con la ragazza fu inevitabile.

<<Oddio scusa>> dissi con il fiato corto per la corsa, afferrandola prima che cadesse a terra.

Grace si raddrizzò e mi lanciò un'occhiata divertita. <<Guarda dove corri Matthews>>

Mi scansai una ciocca di capelli mossi dalla fronte mentre un sorrisino si faceva spazio sul mio viso. Raccolsi il borsone con i vestiti sportivi da terra e me lo rimisi sulla spalla.

Non vedevo la ragazza da due giorni prima, quando da ubriaco l'avevo quasi baciata. Avevo immaginato che il nostro incontro successivo sarebbe stato imbarazzante, ma nei suoi occhi non c'era il minimo segno di esitazione o vergogna. Era come se non fosse successo nulla.

<<Mi sembra di capire che sei in ritardo per qualcosa>> osservò incrociando le braccia al petto. <<E stare qui fermo a fissarmi non ti aiuterà ad arrivare più in fretta>>

Distolsi immediatamente lo sguardo dal suo e feci un'alzata di spalle, fingendo di non sapere di cosa stesse parlando. Non era antipatico andarmene via correndo dopo averla letteralmente travolta senza nemmeno chiederle come stesse o le solite domande di cortesia?

<<Come...>> iniziai sforzandomi di non guardare in direzione della palestra, dove sicuramente i miei compagni di squadra avevano già finito di cambiarsi.

<<Vai>> mi interruppe scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.

Esitai un istante, guardando prima il corridoio vuoto e poi lei. Grace fece un cenno con la testa in direzione del campo da calcio. <<Forza>>

Mi sistemai di nuovo la tracolla del borsone sulla spalla e le feci un sorrisino. <<Grazie. Scusa ancora.>>

Prima che potesse aggiungere altro mi voltai e me ne andai più veloce di quanto fossi arrivato, facendo attenzione a non travolgere altri studenti.

Non mi aspettavo di trovare teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora