Capitolo 18

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Ero parcheggiato in Eleanor Road, solo, al buio, con una camicia bianca appena stirata addosso e un girasole poggiato sul sedile del passeggero.

I miei genitori erano a casa ad aspettare me e la mia finta ragazza per una cena di cui mia madre parlava ininterrottamente da due giorni.

<<Elizabeth stasera dorme dai Lewis>> mi aveva detto la signora Jonson quando quindici minuti prima avevo suonato al campanello della casa in mattoni.

Ora fissavo il cellulare, su cui erano segnate le chiamate senza risposta che avevo fatto.

Se n'era dimenticata. Io avevo finalmente accettato l'idea di farla venire a casa mia nonostante la paura di essere giudicato e lei si era dimenticata della cena. Peggio ancora, stava con Jake.

Non sapevo in che rapporti stessero loro due. Il giorno prima era tornata a casa più tardi del solito e mi aveva detto di essersi addormentata a casa del mio amico. Probabilmente gli aveva detto di amarlo a sua volta. Me lo dovevo aspettare. Ne avevo abbastanza di quel tira e molla, non mi sarei messo in mezzo alla loro relazione, partivo svantaggiato.

Girai la chiave e avviai il motore della macchina, uscendo finalmente dal parcheggio. Al semaforo mi sbottonai parte della camicia, muovendo il collo nel tentativo di far entrare dell'aria.

Quella sera Londra era stranamente silenziosa. Sembrava che tutti si fossero messi d'accordo per creare l'ambientazione perfetta ad un due di picche. Beh, non gli avrei dato la soddisfazione di comportarmi come il protagonista di un qualche film strappa-lacrime che aveva appena ricevuto una delusione amorosa.

Un gatto attraversò la strada e io inchiodai. Il girasole scivolò dal sedile al mio fianco, nascondendosi alla mia vista. Non avevo programmato di comprarglielo, ma mentre la stavo andando a prendere ero passato davanti a un fioraio e avevo pensato che se avessi dovuto essere il suo finto ragazzo tanto valeva farlo bene. Una risata amara lasciò le mie labbra quando venni assalito dalla consapevolezza che mentre io mi stavo preoccupando di farla sentire importante lei si stava preparando la borsa per passare la notte da Jake.

Quando arrivai a casa, trovai i miei genitori seduti a tavola mentre Alice – seguita da mia sorella - riempiva i bicchieri da champagne per accompagnare l'antipasto. Mia madre si era data da fare più di quanto pensassi per fare una bella impressione.

Non impiegarono molto a capire che ero da solo e che qualcosa era andato storto.

<<Perché quella faccia?>> mi chiese mia madre.

<<La cena è saltata>> riassunsi, uscendo dalla sala pranzo e andando verso le scale. <<Non ho fame, buonanotte>>

Il rumore di sedie che strusciavano sul pavimento mi fece capire che non sarei riuscito a filarmela in camera così facilmente.

<<In che senso è saltata?>> intervenne mio padre, il quale per l'occasione indossava uno dei suoi abiti da festa. Non si rendevano conto di esagerare? Se Elizabeth non mi avesse dato buca, a quel punto sarebbe già scappata. Champagne, abiti eleganti, cameriera. Ero in imbarazzo pure se lei non era neanche lì ad assistere.

<<Nel senso che si è ricordata di avere un altro impegno>> tagliai corto. <<Non viene>>

L'espressione che assunse mia madre mi fece venir voglia di gridare. Mi guardò come se dovessi essere compatito, come se stessi male. Invece stavo benissimo, mi si era liberata la serata. Elizabeth non aveva obblighi nei miei confronti e io non avevo riposto aspettative in lei, stavamo tutti fantasticamente.

<<Ora se non vi dispiace me ne andrei a letto>> continuai. <<Sono stanco>>

Sentii mio padre borbottare qualcosa sottovoce, ma non gli diedi peso e andai a chiudermi in camera. Non badai a che disco fosse infilato nello stereo, accesi la musica e mi buttai sul materasso ad occhi chiusi.

Non mi aspettavo di trovare teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora