Capitolo 27

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Tra un paio di lezioni di guida e qualche minuto di privacy strappato alla ricreazione, Elizabeth mi aveva accennato l'evoluzione della sua situazione familiare. Mi aveva detto che la madre aveva deciso di concedere del tempo al suo ex amante in modo che potesse dimostrarle di avere buone intenzioni.

Il suo periodo di prova era iniziato già dal giorno successivo alla sua comparsa nel bel mezzo della lotta di cibo tra me e Lizzy e, dopo qualche pomeriggio, gli era stato concesso di passare del tempo da solo con Derek. Quei momenti furono un toccasana per me, permettendomi di studiare in vista dei test finali.

Avevo notato subito la differenza di comportamento di Elizabeth rispetto a quando si era trovata ad affrontare il padre. C'era qualcosa in quel Marcus che la rassicurava. Non sapevo di cosa avessero parlato, ma qualsiasi cosa le avesse detto sembrava averle fatto abbassare la guardia. Con lui non aveva il suo solito sguardo vigile e non stringeva i denti con i muscoli tesi pronti a scattare al minimo cenno di un passo falso. Ero rimasto stupito, ma non glielo avevo fatto notare per paura che avrebbe frainteso le mie parole per un avvertimento negativo sul padre di Derek.

Quando era suonato il campanello nel tardo pomeriggio, perciò, avevo dato per scontato che si trattasse di Marcus che era venuto a passare del tempo con il figlio. Di certo non mi aspettavo di trovarmi davanti a Jake.

Non vedevo il mio compagno di squadra dalla nostra litigata, quattro giorni prima. Non era venuto a scuola né agli allenamenti a causa della sospensione e non lo avevo chiamato sapendo che non avrei ottenuto risposta. Non c'era molto altro da aggiungere a quello che ci eravamo già detti: mi ero messo con Elizabeth e lui ci era rimasto male; niente di più, niente di meno.

Avevo sperato che in quei giorni la sua rabbia si fosse sbollita, ma quando mi aveva detto con voce piatta che era venuto per parlare con Elizabeth avevo capito che non fosse così. Aveva dovuto aspettare in salone con me e Derek che Liz si svegliasse e ogni minuto che passava nel silenzio era stato una tortura.

<<Ci sei?>> chiese Derek sventolandomi una mano davanti agli occhi e impedendomi di ripetere l'intera scena nella mia mente ancora e ancora.

Distolsi lo sguardo dalla porta della stanza di Elizabeth, da dove usciva ovattata la voce di Jake. Stavano parlando da poco meno di cinque minuti, ma dai toni non sembrava una conversazione tranquilla. La consapevolezza che stessero parlando di me mi faceva venire voglia di alzarmi e intervenire, ma ne rimasi fuori.

<<Esiste un numero verde per lamentarsi dei babysitter distratti?>> continuò Derek incrociando le braccia al petto.

Strinsi gli occhi, domandandomi come facesse un bambino della sua età a sapere cosa fossero i numeri verdi. Avrei dovuto imparare a smetterla di sorprendermi ogni volta che diceva qualcosa di inaspettato.

<<Passami i dadi>> dissi, ignorando la sua provocazione e stendendo il braccio.

<<Vuol dire che riusciremo finalmente a finire la partita?>> domandò sarcastico, recuperando i dadi da terra e facendoli rotolare sul tavolino.

Li afferrai e lo guardai scuotendo la testa con un sorrisino. <<Vuoi giocare a Monopoly o vuoi continuare a prendermi in giro?>>

Derek si strinse nelle spalle, provando a nascondere il suo divertimento dietro a un'aria di superiorità. <<Entrambi>>

Alzai gli occhi al cielo e tirai i dadi. Mossi la pedina e finii su una casella che avevo già acquistato, l'unica tra tutte le altre di quella fila che erano in possesso del ragazzino lentigginoso davanti a me. Gli feci la linguaccia e gli passai i dadi, mentre lui bofonchiava sottovoce che secondo lui avevo barato.

Non mi aspettavo di trovare teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora