Capitolo 8

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Fissai mio padre per una ventina di secondi, provando a digerire ciò che mi aveva appena detto. Lui, al contrario mio, non rimase fermo al suo posto e finì di raccattare dei fascicoli che aveva lasciato sparsi sul tavolo del secondo salone.

<<No>> riuscii a dire riscuotendomi dallo stato confusionario in cui ero finito. Inizialmente mi ero convinto di aver sentito male a causa del sonno che ancora mi annebbiava la mente.

Mio padre smise finalmente di fare ciò che stava facendo e si fermò a guardarmi. La colazione mi si stava freddando sul piatto, ma improvvisamente l'appetito mi era svanito.

<<Non essere irragionevole, Ethan>> ribatté dileguando la mia negazione con un'alzata degli occhi verso il soffitto. <<Lascia fare a me. Tu pensa ai tuoi A-levels e al calcio>>

Sentii una stretta allo stomaco. Non ero mia madre e non ero nemmeno Andrew, non sarei stato seduto a osservarlo mentre prendeva le decisioni al posto mio.

Charles osservava la nostra conversazione in silenzio, sulla soglia della stanza, mentre aspettava che mio padre lo seguisse alla macchina in modo che lo potesse accompagnare a lavoro.

<<Ho fatto richiesta a Cambridge solo perché lo volevate te e mamma>> insistei, sentendo la mia voce indurirsi. <<Non sono entrato. Non ho intenzione di andarci solo perché qualche tuo amico è riuscito a convincerli ad accettarmi>>

A quanto pareva la sera prima mio padre si era concentrato più sul trovare un metodo per farmi entrare all'università dei suoi sogni che a festeggiare il proprio anniversario di matrimonio. Ero lieto che quell'argomento fosse uscito quella mattina e non alla festa, dove altrimenti avrei fatto la figura del figlio ingrato.

Quando era entrato a salutarmi mentre facevo colazione pensavo mi avrebbe solo dato il buongiorno, invece mi aveva detto che c'era la possibilità che il signor Cartson riuscisse a far rivalutare al rettore dell'università la sua scelta.

<<Non essere sciocco>> rispose mio padre con una piccola risata. <<La commissione ha semplicemente preso una decisione sbagliata riguardo al tuo conto, hai tutte le capacità di studiare a Cambridge>>

Serrai i denti provando a mantenere la calma, sapendo che lui credeva fermamente che le sue azioni fossero giuste. <<Lo so di avere le capacità di studiarci, ma non voglio>>

Solo a quel punto lo sguardo di mio padre divenne serio. Lanciai un'occhiata a Charles, che distolse immediatamente lo sguardo dal mio fingendosi impegnato a pensare ad altro.

<<Devo andare a lavoro, Ethan>> concluse l'uomo davanti a me. <<Non prendere decisioni affrettate di cui ti pentirai. Ne riparliamo stasera a cena>>

<<Non ci sono stasera, ho la cena con la squadra>> lo corressi. Mi alzai, lasciando le uova ormai fredde sul piatto. <<E non è una decisione affrettata. Sono stato preso ad Oxford, andrò lì>>

Lo vidi inspirare di scatto e non riuscii a non distogliere lo sguardo dal suo.

<<Steven non abbiamo tutta la mattina>> esclamò mia madre infastidita entrando nella sala tenendo Camille per un polso. <<Nostra figlia deve arrivare all'asilo e io ho un meeting tra un'ora. Se tra due minuti non sei pronto dovrai fare a meno di Charles>>

Mio padre parlò senza smettere di fissarmi. <<Se riesci a convincere tuo figlio a smettere di dire stronzate sono pronto per andare, Victoria>>

Lo sguardo di mia madre si spostò su di me e vidi l'esasperazione nel suo sguardo: non sopportava vederci litigare.

<<Non mi stai ascoltando>> ribattei sforzandomi di mantenere un tono di voce moderato davanti a Camille. <<Qualsiasi altro genitore sulla faccia della terra sarebbe contento di sapere che il figlio andrà ad Oxford, è una delle università migliori che esistano>>

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