Fissavo Jake dal mio armadietto in cerca di una rivelazione celestiale che mi dicesse cosa fare. Stava chiacchierando con Tod all'entrata della nostra aula di letteratura, dove sarei dovuto andare anche io. Quella sarebbe stata l'ultima occasione di parlargli prima della sua settimana di sospensione: il preside aveva eccezionalmente concesso di lasciarlo partecipare fino alle prime due ore di quel giorno in modo che potesse consegnare al professore di letteratura un tema che aveva in arretrato. Alla terza ora sarebbe andato a casa e ci sarebbe rimasto per la settimana successiva. Jason, che invece non aveva scusanti per posticipare il tutto, aveva già iniziato la sua punizione.
Avevo passato la nottata precedente e l'intero tragitto fino a scuola a prepararmi bozze di discorso ma nessuna delle finaliste mi avrebbero assicurato di non ricevere una ginocchiata nei genitali, o peggio, il silenzio. Non sapevo se iniziare con le scuse, allarmandolo prima del necessario, o con i fatti, rischiando di non arrivare abbastanza velocemente alle scuse. Non sapevo se dirgli che era successo e basta o se ammettere di aver mentito in precedenza. L'unica cosa che sapevo era che dovevo sbrigarmi a trovare una soluzione prima che lo venisse a sapere da qualcun altro.
<<Perché quella faccia da patibolo?>>
Distolsi lo sguardo dal mio presto-ex-amico e il resto del corridoio tornò ad avere una forma definita. Grace, davanti a me, mi osservava con le braccia piene di libri e lo sguardo divertito. Lasciai cadere la testa indietro, dando una capocciata all'armadietto, e chiusi gli occhi con un gemito.
<<Ho fatto la stronzata migliore della mia vita e ora ne devo pagare le conseguenze>> spiegai.
Con un sospiro mi raddrizzai e aprii il mio armadietto, prendendo il quaderno e il libro che mi sarebbero serviti per la prima ora. <<Te che mi racconti? Come va la vita?>>
Grace fece un saltino in modo da recuperare la borsa che le stava scivolando dalla spalla e da sistemare meglio i libri che teneva stretti al petto. <<Ti racconto che qualche tempo fa ho avuto un incontro molto intenso con la tua amata... Lizzy, giusto?>>
Mi voltai a guardarla perplesso e lei continuò con il solito filo d'ironia nella sua voce. <<"Molto intenso" è un'esagerazione. Infatti non penso mi abbia degnata neanche di uno sguardo per quanto male l'aveva presa il dopo-sbronza>>
Immediatamente capii della giornata a cui si stava riferendo. <<Eri con lei la sera in cui si è ubriacata con un tipo di nome Mason?>>
Inclinò la testa e mi studiò in viso. <<Non so di chi tu stia parlando. No, siamo entrate entrambe in ritardo a scuola e abbiamo dovuto aspettare la seconda campanella insieme. Lei si è addormentata sulla sedia. Molto graziosa, devo dire. Mi è stata subito simpatica>>
Strinsi gli occhi, provando a capire se fosse sarcastica o sincera. Lei alzò gli occhi al soffitto e mi diede una spinta con la spalla, dato che le mani le aveva entrambe occupate. <<Vuoi dirmi cosa ti sta torturando dentro o vogliamo continuare a fingere che stai bene?>>
Tornai a guardare Jake per un secondo e mi resi conto che mi stava già guardando. Indicò Grace e mi fece il pollice in su, io forzai un sorriso e distolsi lo sguardo. Non avevo scampo.
<<Ti ricordi che la sera della festa Elizabeth stava discutendo con un ragazzo fuori dalla tua porta?>> domandai.
<<Lewis se non sbaglio>> rispose annuendo.
<<Esatto, Jake>> confermai. Feci una smorfia colpevole. <<Diciamo che dalla sera della festa sono cambiate un po' di cose. Io e Liz ci siamo rappacificati e...>>
Il viso di Grace s'illuminò. <<Dai! Vi siete messi insieme? Hey Matthews, non arrossire>>
La guardai male e schioccai la lingua sul palato. <<Non sto arrossendo. E sì, ci siamo messi insieme>>
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Non mi aspettavo di trovare te
Teen Fiction"IL BABYSITTER DI MIO FRATELLO" (disponibile su Amazon) dal punto di vista di Ethan Matthews. Ethan Matthews, diciassette anni, non ha bisogno di un lavoro. La sua famiglia ha più soldi del necessario e farebbe di tutto per assicurargli la vita migl...