Epilogo

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IL FUTURO

Fin da piccoli ci viene chiesto cosa vogliamo fare da grandi, ma cos'è "grandi"? Sono forse considerato grande ora, che ho appena finito il mio ultimo anno da liceale? O sarò considerato grande tra qualche mese, quando sarò al college? Quando dovrò smettere di pensare a cosa farò dopo e iniziare a preoccuparmi di ciò che sto facendo ora? Quando sarà ormai troppo tardi per chiedermi cosa farò da grande e inizieranno a chiedermi se sono soddisfatto con ciò che sto facendo?

Quando mi è stato chiesto di parlare del mio futuro mi sono trovato in difficoltà. Inizialmente pensavo che la difficoltà fosse data dal fatto che mi sembrava di dover descrivere un futuro che non mi ero scelto da solo, bensì che era stato scelto per me dai miei genitori. E allora forse sarebbero stati loro gli autori più adatti per questo tema, non io.

Ho passato settimane a dannarmi su quale fosse la mia visione del futuro, ma tutto ciò che sembrava venirmi in mente era la scelta del college. Poteva essere tutto qui? Il mio futuro si limitava a una parola? Che tema sarebbe venuto fuori? Nel mio futuro vorrei andare a studiare lingua e letteratura inglese ad Oxford. E' già finito? Ho già detto tutto ciò di fondamentale che mi aspetterà nella vita? Ancora non so che lavoro vorrò fare, o quale mi troverò a fare, perciò suppongo di non dover aggiungere altro.

Beh, mi sbagliavo. Ero talmente concentrato nello spremermi le meningi per inventarmi qualcosa, qualsiasi cosa, da accodare alla scelta dell'università che non mi ero reso conto di star modificando proprio quel futuro che stavo cercando di comprendere. Con le scelte che ho preso in questi ultimi giorni di disperazione, ho irreversibilmente modificato quel poco che mi sembrava di averci capito.

E così, di punto in bianco, mi sono accorto che una persona che fino a un secondo prima faceva parte del mio futuro, un secondo dopo faceva parte del mio passato. Com'era potuto succedere? Come avevo potuto vivere prima il futuro e poi il passato? Solitamente non era il contrario?

Solo in quel momento ho capito che il futuro è qui, è ora. E' nelle scelte presenti.

Il mio futuro passato (mi conceda l'ossimoro) era quello di trascorrere la mia estate con una certa persona, ma le decisioni prese nel mio presente passato (di nuovo, mi perdoni) hanno eliminato l'esistenza di quella stessa estate. Contorto, no?

Il mio futuro ora è lo scegliere di stare qui, seduto a questa scrivania alle due di notte a scrivere questo tema che domani andrò a consegnare al posto dello schifo che le ho dato la settimana scorsa, professore. E' proprio lo scegliere di stare qui invece che alzarmi e andare da un'altra parte. Un'altra parte come potrebbe essere ad esempio Eleanor Road.

Con questa mia scelta sto inevitabilmente cancellando un ipotetico futuro e ne sto creando uno nuovo, esattamente come precedentemente ho cancellato la mia ipotetica estate con una persona specifica e ne ho creata una da solo.

Probabilmente non era questo che lei si aspettava quando mi chiese di scrivere questo tema. Probabilmente immaginava un discorso sul calcio, sulla città in cui avrei vissuto e sulla famiglia che mi sarebbe piaciuto mettere su "da grande" (suppongo quindi di essermi risposto da solo alla mia seconda domanda: sono ancora troppo giovane per essere grande). Ma la verità è che non si può parlare del futuro in una forma che non sia una domanda come quelle di cui ho riempito queste pagine. Quello di cui si può parlare con certezza è del presente, di ciò che stiamo facendo ora. E in questo modo, come spero di aver spiegato, parliamo anche un po' del futuro.

                                                                                                                                                             Ethan Matthews

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