Mi misi le mani nelle tasche dei pantaloni e mi sorpresi a dondolare leggermente avanti e indietro sulla pianta dei piedi mentre i miei amici si guardavano in giro per la casa in silenzio.
Per le precedenti ventiquattro ore avevo continuato ad arrampicarmi sugli specchi, nella speranza che si sarebbero arresi al fatto che casa mia era off limits, ma avevo fallito. Un'ora prima ero rientrato a casa dal lavoro, sovrappensiero mentre cercavo una scusa per mandare via i miei genitori sapendo che altrimenti avrebbero fatto il terzo grado ai miei ospiti per assicurarsi che fossero persone affidabili e serie. Tuttavia non avevo nemmeno fatto in tempo ad arrivare alle scale che mi erano passati davanti in abiti da sera, preceduti da Charles, diretti verso il garage. Mia madre si era fermata a guardarmi con disappunto e, vedendo la mia espressione perplessa, mi aveva rimproverato dicendo che era tutta la settimana che mi ricordava che quella sera saremmo dovuti andare alla Royal Opera House con i McGraw.
<<Troppo tardi, ormai abbiamo già dato i vostri due biglietti ai Mayers>> mi aveva interrotto quando avevo aperto bocca per risponderle. <<Ti toccherà badare a Camille. Per l'una dovremmo essere tornati, dipende da quanto si prolunga il post opera a casa dei McGraw>>
<<Devi iniziare a darti una svegliata, Ethan>> aveva aggiunto mio padre sistemandosi la giacca dell'abito. <<Sono stufo di scusarmi con tutti per la tua maleducazione>>
Dopodiché se ne erano andati accompagnati dal ticchettio delle scarpe di mia madre.
<<Ma quanti saloni avete?>> chiese Tod estasiato, risvegliandomi dai miei pensieri.
Non feci in tempo a rispondere che fui interrotto da un'esclamazione di Edward, il quale aveva appena avvistato la piscina attraverso i vetri della veranda.
Jason si guardava attorno con un sorriso sghembo mentre annuiva tra sé e sé. Strinsi i denti quando mi fece il segno dell'okay con la mano, guardandomi con un'espressione come a dire "niente male".
<<Questa casa è pazzesca>> commentò Jake dopo essersi affacciato nella sala dove tenevamo il pianoforte a coda.
Feci un'alzata di spalle e un sorriso forzato, non sapendo quale fosse la risposta giusta da dare. Lanciai un'occhiata al corridoio del piano di sopra e vidi la luce passare sotto alla porta della stanza di mia sorella.
<<Torno subito>> dissi iniziando a salire le scale. <<Ci dovrebbe essere qualche birra in frigo, prendete pure>>
Affrettai il passo e, dopo aver lanciato un'ultima occhiata ai miei amici, entrai nella seconda stanza a sinistra richiudendomi la porta alle spalle.
Camille mi guardava seduta sul lettino lilla, decisamente troppo sveglia per i miei gusti. Non appena i miei genitori erano usciti di casa l'avevo fatta cenare con degli avanzi che avevo trovato in cucina e l'avevo aiutata a prepararsi per la nanna. Nella speranza di stancarla un po' avevo inserito l'album ¡Dos! dei Green Day nello stereo in camera mia e avevo alzato il volume, ballando con lei al ritmo della canzone Stray Heart mentre si metteva il pigiama. Dopodiché le avevo rimboccato le coperte ed ero andato a sostituire la divisa scolastica con un semplice paio di jeans e una maglietta blu scuro tinta unita.
<<Che ci fai ancora sveglia?>> chiesi accovacciandomi vicino al letto.
Le spostai i boccoli biondi dal viso, sistemandoglieli dietro alle orecchie e sorrisi tra me e me. Anche io e Andrew da piccoli avevamo i capelli chiari, ma con il passare degli anni si erano scuriti. I miei più dei suoi. Sia io che mio fratello avevamo preso gli occhi verdi di mia madre, mentre quelli di Camille erano più tendenti all'azzurro chiaro di mio padre.
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Non mi aspettavo di trovare te
Teen Fiction"IL BABYSITTER DI MIO FRATELLO" (disponibile su Amazon) dal punto di vista di Ethan Matthews. Ethan Matthews, diciassette anni, non ha bisogno di un lavoro. La sua famiglia ha più soldi del necessario e farebbe di tutto per assicurargli la vita migl...