Seduto sul letto di Derek mi guardavo intorno per la stanza in attesa che il bambino finisse il proprio disegno. Per il giorno dopo aveva da fare i compiti di arte ma non voleva assolutamente che lo aiutassi in alcun modo. Non che ne sarei stato capace, la mia creatività da quel punto di vista era più o meno approssimabile a zero. Me la cavavo con la musica, ma il disegno non era decisamente la forma d'arte che più mi si addiceva.
Aveva iniziato circa dieci minuti prima, dopo che lo avevo costretto a bloccare a metà una partita di Monopoly promettendogli che avremmo continuato una volta finiti i compiti. L'aiuto maggiore che a quanto pare potevo dare era quello di temperare le matite colorate, fino a quando non spezzai la punta di una e mi disse di lasciar perdere anche quel lavoro.
Sospirai annoiato. <<Vuoi un panino? Una spremuta?>>
<<Dopo>> rispose semplicemente, senza staccare la matita dal foglio.
Annuii tra me e me e appoggiai la schiena al muro. Passarono una ventina di secondi prima che mi resi conto dell'oggetto metallico nelle mani di Derek e saltai in piedi.
<<Che vuoi fare?>> esclamai strappandogli le forbici di mano. Ci mancava solo che si tagliasse un dito sotto la mia responsabilità.
Derek sospirò e mi guardò seccato. <<Per fare un collage devo tagliare i pezzi di carta colorata>>
Mi passai una mano sul viso e sospirai. <<E devi farlo per forza con delle forbici grandi quanto il tuo avambraccio?>>
Il bambino dagli occhi azzurri fece spalline e incrociò le braccia al petto. <<Non ho altre forbici>>
<<Non hai delle forbici con la punta arrotondata?>> chiesi scettico alzando le sopracciglia.
Derek scosse la testa deciso. Continuai a fissarlo in silenzio, inclinando leggermente la testa.
Resistette qualche altro secondo prima di sospirare e alzarsi dalla sedia borbottando mentre andava verso il salone. Tornò con delle forbici azzurre in mano decisamente meno appuntite di quelle che gli avevo tolto poco prima.
<<Erano lontane>> si lamentò buttandosi di nuovo a sedere.
Sospirai e alzai gli occhi al cielo, scuotendo leggermente la testa. Poggiai le forbici su un mobile abbastanza in alto e tornai alla mia postazione di controllo sul letto.
Dopo altri tre minuti passati a fissare il muro, tirai fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Feci per sbloccarlo ma lo schermo non si accese.
Mi chinai a prendere il mio zaino da terra e lo aprii. Frugai per qualche secondo, poi lo richiusi imprecando tra me e me.
<<Sai se in casa avete un caricatore che vada bene per il mio telefono?>> chiesi alzandomi e mostrando a Derek il cellulare.
Ovviamente un ragazzino di nemmeno sei anni non se ne intendeva di caricatori, quindi mi disse di cercare un po' in giro.
Gli lanciai una veloce occhiata, afferrai le forbici che gli avevo sequestrato poco prima e andai in salone. Poggiai le forbici su un mobile e frugai tra vari cavi vicino al televisore. Dopo aver ricontrollato tre volte mi raddrizzai e mi passai una mano tra i capelli, indeciso sul da farsi. Fosse stato per me lo avrei lasciato spento, ma se mia madre mi avesse scritto o chiamato per sapere dove fossi e non le avessi risposto avrei dovuto sorbirmi una sgridata a cena e non ne avevo la minima voglia.
Feci per tornare in camera di Derek ma mi fermai qualche passo prima di arrivare. Mi voltai a destra ed esitai, fissando la porta bianca. Quando ero arrivato quel giorno Elizabeth non era ancora a casa, probabilmente era andata a pranzo fuori con le amiche. Esitai qualche istante, sapendo che mi avrebbe staccato la testa a mazzate se avesse saputo che ero entrato in camera sua, e aprii la porta.
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Non mi aspettavo di trovare te
Teen Fiction"IL BABYSITTER DI MIO FRATELLO" (disponibile su Amazon) dal punto di vista di Ethan Matthews. Ethan Matthews, diciassette anni, non ha bisogno di un lavoro. La sua famiglia ha più soldi del necessario e farebbe di tutto per assicurargli la vita migl...