Capitolo 16

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Attraversai il corridoio sentendo il cuore in gola e le mani sudate.

<<Non mi guardare così>> sentii Jason sbiascicare dall'altra parte della chiamata. <<Non sono mica pericoloso>>

Strinsi i denti e affrettai il passo. Quando passai vicino a un gruppetto dei ragazzi della squadra, qualcuno mi afferrò per il braccio ma io mi divincolai con forza senza neanche voltarmi.

<<Sei ubriaco e stai dicendo cavolate>> disse Elizabeth al telefono. La sua voce non aveva la stessa tonalità di sempre. <<Vattene>>

Corsi fuori dalla casa e mi tastai le tasche dei pantaloni in cerca delle chiavi della macchina. Imprecai contro ai secondi persi mentre sentivo Jason gridare nel mio orecchio.

<<Sto arrivando>> annunciai provando a mantenere la voce ferma mentre aprivo la portiera. Misi la chiamata in vivavoce e buttai il telefono sul sedile del passeggero. <<Sto salendo ora in macchina, tu stagli lontana>>

Un colpo secco attraversò la cornetta del telefono e dovetti conficcare le unghie nella pelle del volante per non perdere completamente la lucidità. Avevo visto Jason ubriaco varie volte e quasi in tutte era diventato violento e scorbutico. Il dubbio che mi assaliva era se si sarebbe trattenuto o se avrebbe riservato a Elizabeth lo stesso trattamento che gli avevo visto usare contro altri ragazzi con cui aveva discusso.

<<E ora sembro un coglione per colpa tua>> lo sentii dire. La sua voce sembrava più lontana di prima e ciò mi rassicurò un po'. <<E Jake è felice>>

Mi corrucciai, lanciando una veloce occhiata al telefono. Di che stava parlando?

<<Non so di cosa stai parlando>> ribattè Elizabeth, come a leggermi nel pensiero. Anche la sua voce mi sembrò più distante e capii che aveva poggiato il cellulare da qualche parte.

Sentii un secondo rumore secco e accelerai, ignorando il semaforo giallo e pregando che non avrei fatto un incidente.

<<Tu dovevi essere la mia vittoria!>> gridò Jason. Terzo colpo. Stava decisamente dando un pugno al muro o a un mobile, non avevo altre spiegazioni. <<Una cazzo di vittoria! Non potevi farmi questo favore e basta?>>

Frenai bruscamente quando vidi una ragazza attraversare la strada insieme al cane e mi trattenni dal suonare il clacson.

<<Sei tu che hai baciato un'altra>> sentii Elizabeth ribattere. Il tremito nella sua voce era svanito e ora al suo posto c'era la determinazione. Non seppi se esserne felice o preoccupato. <<Se davvero ci tenevi a me non lo avresti fatto>>

Scossi la testa e ripremetti il piede sull'acceleratore. Era stata troppo innocua e aveva creduto alle sue presunte buone intenzioni, alle quali io non avevo dato peso neanche per un istante.

<<E chi ti ha detto che ci tenessi?>> chiese Jason. <<Tu mi servivi>>

Ci fu qualche secondo di silenzio.

<<Come scusa?>>

<<Vedi Elizabeth, Jake non fa altro che parlare di te. E' insopportabile>> spiegò il mio compagno di squadra. Aggrottai la fronte e strinsi le mani sul volante. Stavo per ricevere una risposta al dubbio che mi aveva invaso per le precedenti settimane e avevo la sensazione che non mi sarebbe piaciuta. <<Ottiene sempre ciò che vuole: è ricco, affascinante agli occhi delle ragazze, il miglior giocatore di calcio della squadra>>

Lanciai un'occhiata al telefono. Sullo schermo c'era scritto che la chiamata era iniziata nove minuti prima.

<<Ha ottenuto così tante cose al posto mio che... Per una volta ho pensato di poterlo battere in qualcosa. E quel qualcosa sei tu. Ai tuoi occhi è solo un amico e questo mi mette in vantaggio>> continuò. <<Stava andando tutto alla perfezione, se solo tu te ne fossi stata per i fatti tuoi!>>

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