Quando avevo visto Elizabeth parlare in mensa con un ragazzo castano, il giorno precedente, mi era improvvisamente caduta addosso la consapevolezza che Jake non fosse il suo unico amico maschio e non fosse l'unico a poter essere interessato a lei.
Non mi ero mai ritenuto un tipo geloso, ma non avevo potuto resistere a intromettermi nella loro conversazione. Non appena avevo sentito che il ragazzo con il piercing al labbro si chiamava Mason, avevo collegato il suo nome a quello che qualche tempo prima era scritto in inchiostro blu sul braccio di Elizabeth. Nessuno mi avrebbe potuto convincere che avesse in testa solo un'amicizia con la ragazza con cui si era ubriacato e a cui aveva lasciato il numero, perciò quando ero venuto a sapere che l'aveva invitata a una festa non ero riuscito a mantenermi neutro. Da quando ci eravamo ufficialmente fidanzati, io ed Elizabeth non avevamo ancora litigato. Non fino a quel momento.
<<Non voglio andare a una stupida festa fluo, Lizzy>> esclamai smettendo di camminare avanti e indietro per la mia stanza. <<E non dovresti andarci nemmeno tu>>
Per qualche secondo non si sentì nulla dall'altra parte della telefonata.
<<Scusa?>> chiese poi.
<<Non mi piace per niente quel Mason e non voglio che tu vada alla festa a cui ti ha invitata>> mi spiegai.
<<Io vado dove mi pare!>> ribatté. Iniziai a sentire l'irritazione nella sua voce e strinsi gli occhi. <<E non dovrebbe darti fastidio. Sei solo geloso!>>
Il mio battito cardiaco era più accelerato del normale quando risposi impulsivamente. <<Sì, sono geloso e allora? Ti devo ricordare che l'ultima volta che hai ignorato un mio consiglio su un ragazzo sei stata picchiata?>>
<<Sai una cosa?>> domandò. <<Se tu fossi venuto avresti potuto controllare Mason. Ma dato che non vieni e non puoi costringermi a non andare, ti arrangi.>>
Perché ci teneva tanto a passare la serata con quel tipo? Il fatto di non sapere cosa fosse successo la sera che si erano conosciuti mi stava mandando ai matti.
<<Vorrei davvero che fossi tu a chiedermi di non mandarti>> ammisi.
<<A chiederti di non mandarmi?>> esclamò mentre la sua voce diventava sempre più acuta. <<Chi sei? Mia madre?>>
Strinsi i denti e sospirai frustrato. Perché non capiva il mio punto di vista?
<<No, sono il tuo ragazzo>> ribattei. <<E non mi sta bene che tu te ne vada in un locale con un altro>>
<<Sei tu che non vuoi venire!>> gridò con una punta di esasperazione nella voce. <<Non è certo colpa mia se non potrai controllarmi come un cagnolino tutta la serata!>>
Allontanai il cellulare dal viso e imprecai sottovoce. Presi un respiro profondo e lo riavvicinai. <<Certo che non voglio venire! Vorrei passare la serata con te a casa a rilassarci e a guardarci un film invece che vedere un coglione lecca-culo che ci prova con la mia ragazza!>>
Fu la prima volta che fui grato della grandezza della nostra casa: dal salone i miei genitori non potevano sentire neanche una parola della nostra discussione.
<<Senti, ho da fare e non ho tempo da perdere a parlare con un ragazzino>> rispose. <<Quando cresci richiamami e ne parliamo da persone adulte>>
Non feci in tempo a ribattere, che dei bip ripetitivi sostituirono la sua voce. Guardai allibito il cellulare nella mia mano e scossi la testa. Mi aveva appena attaccato in faccia.
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Non mi aspettavo di trovare te
Teen Fiction"IL BABYSITTER DI MIO FRATELLO" (disponibile su Amazon) dal punto di vista di Ethan Matthews. Ethan Matthews, diciassette anni, non ha bisogno di un lavoro. La sua famiglia ha più soldi del necessario e farebbe di tutto per assicurargli la vita migl...