capitolo ventisei

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Le prime luci dell'alba si stiracchiavano placidamente sulla capitale indorando i sontuosi edifici di Mitras.

Il palazzo del re era imponente e bellissimo, passandoci accanto era impossibile non sollevare lo sguardo adoranti sulla facciata della reggia, arricchita di marmi pregiati e statue di eleganti animali ormai estinti, come ad esempio i leoni.

Aslan Foster portava lui stesso il nome del leone di una filastrocca cantata ai bambini del Sottosuolo, dovevano proprio essere stati dei begli animali, i leoni, ed era sempre stato un suo grande desiderio vederne uno in carne ed ossa.

Purtroppo, in seguito alla comparsa dei giganti, quelle terre lontane dove i leoni dimoravano erano state abbandonate dagli uomini.

Aslan si rigirò nel letto, le coperte di seta gli scivolavano piacevolmente sul corpo nudo e statuario, la luce rosata dell'alba sfumava i contorni della stanza del re rendendola quanto di più simile ad un sogno si potesse trovare in Terra.

Il letto a baldacchino era rivestito di pregiata seta color arancio, il materasso ed i cuscini erano imbottiti con piume di cigno e le pareti ed il soffitto erano abbelliti da affreschi raffiguranti scene celestiali, impreziosite da dettagli in oro.

Per non parlare della toiletta in quarzo e di tutti gli altri gingilli nella stanza che inneggiavano al lusso più sfrenato.

Anche Aslan lì in mezzo si sentiva uno di quei ninnoli pregiati, un semplice e costoso oggetto di piacere che il re teneva nella sua stanza e poteva utilizzare quando ne aveva voglia, lasciandolo su di una mensola a prendere polvere quando non gli serviva.

Persino Fritz, con il volto rilassato ed addormentato, imporporato da quella tenue luce, sembrava un dio.

Era un bell'uomo di mezza età, con un fisico asciutto ed un volto dai tratti regolari, tuttavia mancava di qualunque attività cerebrale.

Ma si trattava solo di un fantoccio, no? Ed i fantocci non devono pensare.

Aslan sospirò. Non ebbe il tempo di perdersi in altre considerazioni perché le porte della stanza vennero silenziosamente aperte.

La figura di Hel, una domestica della corte molto graziosa con cui Aslan era in buoni rapporti, comparve sulla soglia e fece cenno al giovane ragazzo di raggiungerla.

Aslan s'infilò una vestaglia di satin color smeraldo, che richiamava il color giada dei suoi occhi dal taglio felino, ed attraversò la stanza con i lunghi capelli biondi, leggermente scompigliati, che gli frustavano lo schiena.

«Buongiorno, signorino Aslan» lo salutò la domestica guardandolo dal basso. Il diciannovenne era un meraviglioso giovane alto dai tratti androgini che, con la sua bellezza, avrebbe fatto arrossire chiunque.

«Buongiorno, Hel» rispose lui cordialmente con un filo di voce, per non rischiare di svegliare il re Fritz.

«Mi dispiace disturbarla a quest'ora del mattino» «Non si preoccupi, Hel, ero già sveglio» la tranquillizzò il ragazzo con un sorriso incantevole, uno di quelli che solo lui sapeva fare.

«Stamane sono giunti a cavallo dei forestieri, hanno urgentemente richiesto un incontro col cancelliere» «Benissimo, puoi fissare una convocazione appena sarà possibile»

«No, signorino Aslan, lei non capisce» lo interruppe Hel, inciampando nelle parole che pronunciava, visibilmente turbata «É davvero urgente»

«Di cosa si tratta?» «Non ne ho idea, cancelliere, ma ciò che più mi ha colpito era il volto della donna»

«Perché? Cos'aveva?» «Era identico al vostro, signore»

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Aslan correva, i lunghi capelli biondi seguivano i suoi movimenti così come il sottilissimo tessuto della vestaglia color smeraldo.

Hel gli aveva detto che i forestieri lo stavano attendendo nel giardino interno, ma non aveva di certo previsto che il giovane si sarebbe precipitato nel luogo dell'incontro senza neanche vestirsi.

Giunto alle porte le spalancò con veemenza facendo sobbalzare i suoi ospiti.

Entrambi erano in piedi al centro del giardino e guardavano curiosi dentro la fontana dove nuotavano dei rari pesci color oro, indossavano abiti civili, ma avevano un portamento tipicamente militare.

Il ragazzo era molto alto, i capelli biondi riflettevano il colore del rame sotto la tenue luce del Levante ed erano portati corti sulla nuca e sopra le orecchie, i lineamenti del volto erano lunghi ed affilati, gli occhi dal taglio obliquo del colore del sole illuminavano quel giovane viso.

La ragazza, invece, era molto più bassa, anche lei però era chiaramente ben allenata, i capelli biondi le solleticavano la base del collo ed i suoi occhi erano verdi come quelli del cancelliere.

Aslan ed il giovane soldato si guardarono, identici nel volto e nei colori, si riconobbero immediatamente.

Jean rimase a guardarli perplesso, Jeri gli aveva detto che Aslan, se possibile, le assomigliava più di quanto non le assomigliasse Junko, che a detta di Kirschtein era la sua copia sputata.

Dovette rendersi conto però che Foster non mentiva affatto.

Innanzitutto se non fosse stato per l'altezza e la vestaglia aperta a mostrare il petto tipicamente maschile, con quel volto androgino ed i lunghissimi capelli biondi che gli arrivavano ben oltre metà schiena, Jean avrebbe giurato che si trattasse di una ragazza.

In vita sua non aveva mai visto un essere umano, uomo o donna che fosse, tanto incantevole.

Tuttavia dei tre fratelli era proprio il militare a rievocare di più la memoria della loro defunta madre, non solo per via delle fattezze del suo volto, ma anche per i suoi atteggiamenti, le sue smorfie ed il suo modo di parlare.

«Jeri» disse lui, mille domande premevano sulle sue labbra per palesarsi, ma rimase immobile e sbigottito, indeciso sul da farsi.

Non riusciva a capire se desiderava di più tirarle uno schiaffo in pieno viso, abbracciarla di slancio o restare fermo a guardarla ancora un po', forse un misto delle tre.

Fu la ragazza a muovere il primo passo, facendoglisi sempre più vicina. Posò la testa sulla sua spalla e gli cinse debolmente la vita con le braccia.

«Aslan» sussurrò ed il fratello la strinse forte a sé, tanto da farle mancare il respiro.

In fondo Jeri gli era mancata davvero moltissimo.

Alla ragazza venne in mente il volto di Robert, il soldato che l'aveva portata con sé in superficie, si chiese dove fosse, che cosa stesse facendo in quel momento e se fosse rimasto alla corte del re Fritz.

Forse l'avrebbe incontrato, forse no.

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AUTHOR'S NOTE,
capitolo anche questo molto di passaggio, finalmente ecco Aslan. Non so perché, ma gli voglio davvero un mondo di bene, nonostante non sia il protagonista. #teamaslan comunque tra poco una rivelazione carina che, se non l'avete già capito, chiarirà una volta per tutte i rapporti familiari dei Foster, spero. Non ho niente da dire, anche perché in questa capitolo non succede granché, see you soon

Adelaide xx

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora