capitolo dieci

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«Hai bisogno di una mano?» Jean si voltò per guardare Jeri, vestita di tutto punto con la divisa del Corpo di Ricerca, pressoché identica a quella che indossavano durante l'addestramento, con l'unica differenza dell'emblema delle ali della libertà sulla schiena.

«Sì, grazie» Jean le diede di nuovo le spalle e Jeri si curò di stringere a dovere tutte le cinghie che legavano il suo corpo al dispositivo di manovra tridimensionale.

«Pensavo a quello che hai detto l'altro giorno» le confessò. «Ah sì?» fece la bionda.

«Quello che dici sugli uomini é vero, e posso comprendere il tuo punto di vista. In effetti non avevo mai pensato a noi come i buoni, ma ai giganti come i cattivi, quello sì» cominciò.

Jeri lo ascoltava mentre tirava al massimo le cinghie sulle cosce, inginocchiata davanti a lui.

«Mi chiedevo però perché fossi qui allora. Hai offerto il tuo cuore all'umanità, hai giurato di difenderla a costo di morire, hai consacrato la tua vita per la causa, perché? Perché l'hai fatto se non ci credi?»

«É vero Jean, odio i giganti, li detesto con tutta me stessa come fai tu. Se solo penso ai miei compagni, al suono delle loro ossa che si spezzano sotto i loro denti, mi ribolle il sangue. Ma é anche vero che credo che questo posto abitato da uomini sia un inferno, perché gli uomini sanno essere molto crudeli, molto più di quanto immagini»

Parlava con calma e freddezza, vestendolo come una sorella maggiore vestirebbe il suo fratellino, in effetti Jeri era più grande di lui di qualche mese, era nata a novembre, lui invece ad aprile.

«Ho un fratello maggiore, te l'ho mai detto?» «No, non me l'hai mai detto» rispose il biondo.

«Bene, adesso lo sai. Quando avevo dieci anni l'ho visto uccidere un uomo» quella rivelazione, fatta così, come se si stesse parlando del meteo o del pessimo cibo della mensa, gli fece sentire un vuoto allo stomaco.

«Eppure, nonostante io non condividessi affatto il suo gesto, nonostante sapessi che fosse sbagliato, l'ho coperto e l'ho aiutato a fuggire dalla nostra città natale. Sai perché l'ho fatto, Jean?»

«Perché era tuo fratello?» ipotizzò Kirschtein.

«Esatto. Perché era mio fratello, ci apparteniamo. Io appartengo all'umanità e, per quanto possa essere crudele e spietata, proprio perché é in grado di comprendere le proprie azioni, la proteggerò a tutti i costi. Poi non tutti sono così marci, non vale la pena condannare ogni uomo per il semplice fatto che appartiene al genere umano»

«Va bene, grazie Jeri» «Di nulla» si mise in piedi, era molto più bassa rispetto a lui, di più di venti centimetri e doveva sollevare il capo per guardarlo in volto.

Jean pensò a quello che stava facendo, alla spedizione a cui stava per prendere parte insieme alle altre reclute per riconquistare il Wall Maria ed il distretto di Shiganshina.

Pensò a Marco, pensò che se fosse stato ancora vivo probabilmente adesso si troverebbe con lui nei territori interni al Wall Sina, impegnato a svolgere una noiosissima mansione per conto del re.

Pensare pensare pensare pensare. Tanto era inutile, Marco non era più lì con loro e lui stava per affrontare nuovamente i giganti insieme a quegli altri dannati dei suoi compagni.

Lui e Jeri si avviarono verso l'esterno, sorprendentemente non aveva paura.

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Rea é morta. Gli occhi di Junko quel giorno avevano perso la loro luce, l'unica cosa che voleva era tenersi quella spilla dorata, ma aveva preferito darla a Jeri e suggerirle di andarsene.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora