capitolo ventotto

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«Trentadue... trentacinque nemici posizionati sui pilastri davanti a noi! Proseguiamo con l'operazione! Li uccideremo tutti qui e adesso!»

Un bagno di sangue. Quante altre vite ancora avrebbero dovuto sacrificare?

Sotto la pelle le scorrevano lingue di fuoco nelle vene, l'adrenalina inibiva il suo intero corpo, Jeri era sveglia da ore, non aveva idea da dove stesse prendendo quella forza.

Le pareti della cappella dei Reiss erano iridescenti e sembravano brillare di luce propria, tanto ipnotiche che gli occhi di Foster di tanto in tanto si posavano su di esse e difficilmente riusciva a non rimanerne abbagliata.

«Ti copro io» le disse Mikasa mentre sfruttava il movimento tridimensionale per muoversi nella caverna.

Quando Jean e Jeri erano giunti nelle terre del padre di Historia con i cavalli stremati, Armin aveva brevemente spiegato loro come funzionavano le armi date in dotazione alla Squadra di Soppressione Anti-Uomo.

Innanzitutto la linea di tiro dei pallettoni doveva per forza seguire quella del lanciarampino, ergo, i soldati non potevano mirare alle loro spalle.

Inoltre dopo due colpi dovevano perdere tempo per ricaricare le armi, evitando uno scontro frontale, facilitati dalle loro lame nel combattimento corpo a corpo, la legione esplorativa aveva ottime probabilità di successo.

Jeri lanciò un'occhiata a Mikasa, che intuì al volo la sua successiva mossa, la corvina andò a destra, mentre la bionda a sinistra, celate dai fumogeni che il Corpo di Ricerca aveva lanciato all'interno della caverna, piombarono sulle funi del dispositivo di manovra dell'avversario, sfruttandone l'elasticità per darsi la spinta ed attaccare simultaneamente con le loro spade.

Avevano appena ucciso un uomo, un uomo vero, non un gigante.

Qual è, però, la differenza tra un titano ed un essere umano che ha perso la propria umanità?

«Dietro di te!» esclamò Ackerman, permettendo a Jeri di trovare riparo dietro una colonna.

A quel punto però Jean comparve alle spalle di un membro della Squadra di Soppressione Anti-Uomo e, con un movimento rotatorio per poco non gli staccò del tutto la testa dal collo.

«Sono bravi, i tuoi amichetti» Jeri alzò la testa di scatto. Junko se ne stava appollaiata in uno degli angoli più alti della cappella, non indossava più il cappuccio ed aveva i capelli biondi, un po' più lunghi di quelli della sorella, legati in una coda alta.

«Junko» disse la ragazza tra i denti facendo un cenno con la spada ai suoi compagni.

Ormai era diventata una questione di famiglia.

Junko si lanciò nel vuoto per raggiungerla ed iniziare uno scontro corpo a corpo con l'altra, aveva estratto un pugnale e non sembrava intenzionata ad usare armi da fuoco, voleva ucciderla alla vecchia maniera.

«Questa volta non te la caverai con qualche graffio» la minacciò.

Jeri si spostò repentinamente di lato per evitare la coltellata della sorella e pararne il colpo successivo con la spada.

«Se non collabori sarai tu a non cavatrela oggi, Junko» rispose lei.

La minore era forte ed agile, ma Foster aveva combattuto contro avversari ben più alti e forti di lei.

E soprattutto non aveva paura di macchiarsi di un fratricidio, anche se voleva a tutti i costi evitarlo.

Junko non era così, lei non avrebbe mai ucciso la sorella, anche se era convinta di poterlo fare, arrivata al momento fatidico avrebbe esitato.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora