capitolo trentadue

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La Città Sotterranea era un microcosmo dotato di caratteristiche che, con tutte le probabilità, non si sarebbero mai potute trovare da nessun'altra parte.

In primo luogo perché sembrava ignorare una serie di norme e precetti sociali comuni a tutti gli abitanti della superficie.

Non possedeva, ovviamente, una vera e propria amministrazione, cosa che non ci si poteva aspettare da un distretto d'internamento.

Era suddiviso in quattro zone, corrispondenti ai quattro punti cardinali ─ Nord, Sud, Est ed Ovest ─ sotto il controllo di un governatore o, come li chiamava la gente del Sottosuolo, leader.

Un leader acquisiva la sua posizione di "prestigio" con la forza, alla sua morte chiunque avrebbe potuto utilizzare altrettanta violenza per ottenere il potere, era raro, anzi, probabilmente non era mai successo, che un leader morisse di vecchia o per malattia, in genere venivano assassinati e l'omicida ne prendeva il posto.

Un esempio piuttosto lampante di come venisse amministrata la giustizia nei bassifondi.

Junko Foster ─ forse adesso si faceva chiamare Ackerman ─, o meglio, Gea, aveva assunto il controllo della zona Sud, diventandone il leader e, se le supposizioni di Jeri erano esatte, probabilmente al momento si trovava anche a capo dell'Est.

Possedeva la metà dei territori della Città Sotterranea e questo, oltre che a metterla in una posizione decisamente pericolosa, aveva certamente intaccato il precario equilibrio del Sottosuolo, riducendolo in pezzi.

Probabilmente i leader del Nord e dell'Ovest avevano già dato inizio a sommosse interne e ─ se ancora non era accaduto ─ ben presto sarebbero scoppiate delle violente bella intestina.

Era già successo una volta che il distretto di internamento piombasse nel caos, Jeri aveva sei anni, Aslan dieci e Junko nemmeno cinque.

Ricordava i rumori diffusi della sommossa, grida, pianti, spari, ma anche i suoni impercettibili della carne che si lacera sotto il tocco di una lama affilata.

Ricordava il suo corpo, schiacciato tra quello di Junko e di Aslan, chiusi nell'armadio della stanza di Rea al Lux, erano rimasti lì per ore, fino a quando i tumulti non si erano temporaneamente acquietati.

Paradossalmente i rumori più forti le giungevano lontani, attutiti, alle orecchie, come se le fossero arrivati coperti d'ovatta, al contrario le sembrava fortissimo il suono che faceva il battito del cuore di Junko, o quello del suo respiro, o il fruscìo che facevano le lunghe ciglia di Aslan quando sbatteva le palpebre.

Ed il rumore della carne che si lacera ti resta sotto la pelle, non puoi sentirlo con le orecchie, non bene almeno, ma lo senti con la coscienza.

Anche adesso le arrivava più chiaro il suono che faceva il suo sangue che pompava forte nelle vene, piuttosto che quello causato dall'esplosione delle lance fulmine.

Percepì un forte fischio poi, lentamente, iniziò a distinguere le voci dei suoi compagni.

«Ce l'abbiamo fatta!» «Sì!» «Gli è saltata la testa!» «Non ci credo!» «Abbiamo abbattuto il Gigante Corazzato!»

Era così? Era vero? Avevano abbattuto il Corazzato? Quindi il piano del Caposquadra Hange aveva funzionato, molto bene, ma allora perché non riusciva ad esserne felice?

Che fosse perché quello, prima di essere il Gigante Corazzato, era Reiner Braun, cadetto del centoquattresimo Corpo di Addestramento Reclute e suo compagno? No, Jeri non si faceva certi scrupoli.

E allora cos'era? Uno strano senso di inquietudine che l'affliggeva, la consapevolezza di sapere che qualcosa, non si sa bene cosa, sarebbe successo molto presto e la frustrazione di non sapere che cosa fosse.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora