capitolo quarantasei

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Jean era seduto a terra con le spalle al muro ed una mano a reggersi la fronte. Aveva smesso di girare in tondo come un dannato e si era messo a rimuginare su quanto accaduto.

Era passato troppo tempo da quando gli Jaegeristi avevano sbattuto tutti coloro che non avevano ingerito il liquido spinale di Zeke nelle celle dei sotterranei del Palazzo di Giustizia.

Gli venne quasi da ridere pensando a quel nome, quale giustizia? Loro si trovavano lì senza aver commesso alcun crimine.

La famiglia Blouse era nella loro stessa prigione, Kaya aveva smesso di piangere e si era appisolata contro al spalla della madre, nella cella comunicante altri soldati che avevano avuto la fortuna di non aver bevuto il vino contaminato avevano, come loro, smesso di lamentarsi e aspettavano pazienti che succedesse qualcosa.

Le pareti ed il soffitto avevano preso a vibrare, polvere e piccoli calcinacci cadevano al suolo con le scosse più violente, non potevano dirlo con certezza, ma erano praticamente sicuri del fatto che in superficie stesse infuriando una lotta tra giganti.

Jean gettava occhiate fugaci al pavimento appena oltre le sbarre, la macchia scura lasciata dal sangue rappreso di Griez, dopo che Yelena gli aveva sparato, se ne stava lì, offensiva, con i suoi contorni irregolari e pareva gridare.

Se quella macchia di sangue avesse avuto una voce avrebbe gridato, ed il suo tono sarebbe stato femmineo ed acuto, leggermente graffiato.

Kirschtein si colpì da solo sul capo, ma che diavolo andava a pensare? A stare in quella prigione si stava instupidendo troppo. Doveva uscire.

Sulla schiena i graffi che Jeri gli aveva lasciato la notte prima gli bruciavano da star male, non per il dolore, ma per la mancanza.

Si convinceva del fatto che la ragazza stesse bene, che si trovava con suo fratello e che il palazzo reale di Mitras non era stato preso d'assalto.

Historia era intelligente, ed anche un bravo sovrano, sicuramente li stava proteggendo, e poi Foster era un soldato addestrato, Caposquadra del Corpo di Ricerca, una stratega, se la sarebbe cavata anche nelle situazioni più scomode.

Eppure un forte senso di inquietudine gli teneva le mani alla gola, gli troncava la circolazione e gli faceva mancare il respiro.

La loro attenzione venne attirata dai passi di un uomo che scendevano le scale, avrà avuto poco meno di trent'anni, due piccoli occhi azzurri acquosi e corti capelli castani.

Indossava un fazzoletto bianco legato al braccio, sopra l'uniforme del Corpo di Guarnigione. Jaegerista.

Con la canna del fucile che aveva in mano produsse un rumore metallico, facendolo scontrare con le sbarre che lo separavano dai prigionieri.

«Ackerman, andiamo» disse rivolto a Mikasa, la quale, però, non si curò nemmeno di alzare lo sguardo.

«Muoviti, mezzosangue, è arrivato l'ordine del trasferimento» ripeté l'uomo marcando il vocabolo con cui l'aveva chiamata.

«Perché?» domandò atona la corvina, sempre senza scollare gli occhi plumbei dal pavimento della cella.

«Non ti è concesso fare domande e adesso sbrigati» «Non mi muovo da qui finché non me lo dici»

L'uomo sbuffò e fece schioccare la lingua sul palato, annoiato «Senti, meticcia, a me non importa assolutamente niente del tuo sangue sporco, ma se dovessi morire adesso sarebbe una bella seccatura per tutti, non credi?»

Era plausibile che l'altra fazione, in una situazione scomoda come un combattimento tra giganti, volesse mettere in salvo la sua moneta di scambio con Hizuru, molto probabilmente i Guerrieri di Marley erano arrivati sull'isola e stavano ingaggiando battaglia contro Eren.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora