capitolo quarantotto

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Sotto di lei si distendeva una landa sabbiosa e desolata, i granelli di sabbia erano caldi e sottili e si articolavano in piccole dunette dorate tutt'intorno.

Sopra il suo capo, invece, si apriva l'abisso spaventoso di un cielo nero, toreggiava silenzioso, eternamente esiliato dalla terra, condannato ad osservarla da lontano e a vegliare su di essa.

All'orizzonte la terra ed il cielo si incontravano senza mai toccarsi.

Jeri si tirò su a sedere, era notte, eppure quel luogo brillava di luce propria, ci vedeva benissimo.

Guardò dinanzi a sé, poi a destra, a sinistra ed infine dietro, ma tutto ciò che vedeva era solo sabbia, non vi era altro se non quello ed un cielo senza stelle e senza luna, innaturale ed artificioso.

Tutto di quel luogo desolato le era assurdamente familiare, nonostante fosse più che convinta di non esserci mai stata.

«Jeri» la voce che la richiamò le sembrava provenire da tutte le parti, era una voce femminile che aveva un non so che di già sentito.

La ragazza sobbalzò per la sorpresa e si guardò di nuovo intorno per scovare la fonte di quella voce, dinanzi a sé, non troppo distante da dove era seduta, stava una figura scintillante, possibile che non l'avesse notata prima?

Si mise in piedi ed arrancò nella direzione di quella che, man mano che si avvicinava, aveva tutta l'aria di essere una statua di vetro, trascinandosi nella sabbia.

Quando vi fu abbastanza vicina si lasciò cadere in ginocchio per esaminare attentamente la statua seduta a gambe incrociate, non si era sbagliata, aveva le stesse esatte fattezze di Annie Leonhart.

Alzò una mano per sfiorare lo zigomo di cristallo della statua, ma la voce riecheggiò di nuovo in quello spazio sconfinato.

«Non toccarmi, per favore» Jeri arretrò di un metro spaventata, nonostante la statua non si fosse mossa, era chiaro che la voce fosse proprio di Leonhart.

«Scusami» disse solo, rimanendo ad un metro di distanza dalla statua di Annie.

«Non abbiamo più molto tempo, Jeri, la Marcia é cominciata» tuonò la voce, Foster non avrebbe saputo dire se il tono di minaccia che scorgeva in essa fosse intenzionale o dovuto alla modalità con la quale questa si diffondeva, certamente intimidatoria.

«La... Marcia?» fece la ragazza, confusa.

«Il Boato della Terra. Eren é riuscito ad impossessarsi del potere del Fondatore e ad attivare la Marcia dei Colossali» spiegò Annie con pazienza.

«Allora era tutto vero» constatò Foster portandosi una mano alla testa. «Non l'ho sognato, Eren é riuscito veramente ad impossessarsi del potere»

«Sì, ed é intenzionato a distruggere il mondo fuori dalle Mura» l'eco della voce si spense nel silenzio, Jeri osservava la statua e taceva.

«Tu devi salvarli, Foster, devi salvarli tutti quanti. Mio padre é là fuori che aspetta il mio ritorno a casa, promettimi che lo salverai, almeno lui»

«Io?» domandò la ragazza dagli occhi verdi pieni di lacrime «Come posso io, che non so nemmeno come sono finita qui, né come uscirne?» domandò retoricamente.

Una lacrima rimasta intrappolata nelle sue ciglia cadde al suolo venendo immediatamente assorbita dal terreno sabbioso.

Rimase a lungo in silenzio e così fece Annie fino a quando la sua voce non tuonò per l'ultima volta «Dietro di te»

Jeri fece per voltarsi, ma incontrò il volto di una bambina con lisci capelli biondi ed una benda logora sugli occhi. Volle urlare per lo spavento, ma il suo corpo era così rigido che non riuscì a farlo.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora