epilogo , seconda parte

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Jeri

La porta della capanna era stata lasciata semiaperta, ma dal suo interno non provenivano né luci né suoni.

La radura tutt'intorno si apriva in mezzo al fitto bosco esattamente come Eren gliel'aveva descritta tanti anni prima, nel suo sogno, ed era colpita diagonalmente dagli scintillanti raggi del primo pomeriggio di un caldo giorno d'autunno, il verde vibrante delle foglie, però, entrava in contrasto con il freddo della stagione.

Jeri entrò senza troppe cerimonie nella capanna di legno, vi era una sola stanza, una sorta di cucina con un tavolo di legno scuro al centro e quattro sedie, in mezzo alla tavola stava un vassoio con una crostata agli agrumi, la marmellata era densa e lucida e non doveva essere lì da molto.

Una teiera di ceramica e due tazzine dello stesso materiale, con disegni floreali del medesimo genere erano lì, disposte una di fronte all'altra, accompagnate da due piattini sui quali erano adagiati dei biscotti da tè.

La ragazza spostò la sedia, cercando di non fare troppo rumore, nonostante non ci fosse nessuno che potesse disturbare in quella capanna.

Vi era una sola, grande finestra, le persiane erano chiuse, ma lame di luce erano comunque in grado di insinuarsi tra quelle fessure e rischiarare la stanza.

Jeri toccò la teiera, ma ritrasse immediatamente la mano giacchè era bollente, qualcuno doveva aver sistemato quelle pietanze non meno di un minuto prima, altrimenti il tè non sarebbe stato così caldo.

Nonostante ciò rimase ferma, con le mani incrociate sul grembo, seduta nel silenzio e nella penombra.

Probabilmente il tè non si era ancora raffreddato quando la porta della capanna si aprì per la seconda volta, Eren comparve sulla soglia con un fascio di legna che aveva legato insieme e si era caricato in spalla.

Emise un piccolo verso di sorpresa quando intravide Jeri seduta al tavolo «Ma tu sei già qui?» domandò retorico dirigendosi verso la finestra ed aprendo le persiane, permettendo alla tenue luce autunnale di inondare l'interno della capanna. Foster non rispose.

«Spero di non averti fatto aspettare tanto» proseguì il moro scaricando la legna in un angolo e passando le mani tra i lunghi capelli scuri, raccogliendoli distrattamente dietro la testa.

«Qualche minuto» rispose Jeri con fare disinteressato, come se si fossero dati appuntamento alla taverna e lui avesse fatto un leggero ritardo.

Eren si sedette ed indicò con un gesto della mano il tavolo dinanzi a loro «Serviti pure, l'ho preparato per te» disse.

La bionda guardò il tavolo, la luce si rifletteva sulla confettura che adornava la crostata, aveva un aspetto decisamente invitante, ma poi tornò ad alzare gli occhi sul compagno.

«Questi sono i Sentieri, giusto?» gli domandò. Lui fece ricadere la mano sulla coscia con un sonoro clap ed annuì, Jeri era sempre stata molto perspicace, più di chiunque altro.

«Sì, non è la prima volta per te, vero?» «No, mi ci sono ritrovata una volta quando ci hai convocati tu ed una volta prima, non so come ci sono finita, credo sia stata Annie a trascinarmici, solo che erano un po' diversi da come sono ora»

Eren annuì «Può capitare che gli eldiani finiscano per caso nei Sentieri, non è comune, anzi, è rarissimo, ma può capitare»

«Credo di sì, insomma, è qui che tutti gli eldiani sono connessi, no? Da qualche parte qui... dove non esiste il tempo, ci sei rimasto per quanto? Perché mi hai convocata?»

«Ah, non saprei dirti» cominciò a dire il ragazzo «da quando sono qui ho completamente perso la cognizione di tempo e spazio, vivo in tutti i luoghi del mondo in tutti i tempi del mondo. E poi non dire "convocata", mi fa pensare a Shadis che ci convocava nel suo ufficio quando combinavamo qualche casino. Ovviamente tu non ci sei mai finita, la povera Sasha, invece, ha trascorso la maggior parte dei suoi giorni nel Corpo di Addestramento a farsi sgridare in quell'ufficio»

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora