capitolo ventidue

456 44 56
                                    

«Sei pronto?» Jean si guardò allo specchio, scorgendo Jeri appoggiata allo stipite della porta nel riflesso.

«No, onestamente non ho proprio voglia di farlo» rispose il ragazzo fissando alla testa la parrucca castana, che sperava di non dover indossare mai più.

«Che diamine, é già la seconda volta!» si lamentò facendo ridacchiare Foster, anche lei indossava una parrucca scura, per ordine del Capitano.

I capelli neri mettevano in risalto ancora di più i suoi occhi color giada.

Quando i soldati le avevano chiesto come mai Levi non solo avesse indicato Armin come sosia di Historia invece di Jeri, che chiaramente era quella che più le somigliava tra tutti, ma anche come mai avesse insistito tanto affinché lei indossasse una parrucca scura, si era limitata a non rispondere.

In realtà Ackerman sapeva che la somiglianza tra Jeri e Rea Foster fosse disarmante, più Levi la guardava e più doveva convincersi di non trovarsi davanti alla vera Rea, ma a sua figlia e che, dunque, qualcuno dei gendarmi avrebbe potuto riconoscerla.

I soldati del re erano abituali clienti dei bordelli del Sottosuolo.

«Stai bene con i capelli scuri» commentò il ragazzo, anche se Jeri era bella sempre.

«Così non si vedono i capelli tagliati storti» rise lei. «Ancora con questa storia? Ti stanno bene, non sembri né Armin né un fungo»

«Sì, sì» disse lei poco convinta. «Che te lo dico a fare? Non mi ascolti mai» sorrise lui.

Jeri si passò una mano tra i capelli neri e sospriò. Era molto stanca, ma l'adrenalina la rendeva vigile e sveglia.

«Spero che tutto vada bene» disse, più a se stessa che a Jean.

Il ragazzo le si avvicinò lentamente e le posò una mano sul viso «Andrà bene»

Jeri gli gettò le braccia al collo e Jean la sollevò di poco per compensare la differenza d'altezza, non poteva inspirare il profumo dei suoi capelli biondi, ma si lasciò travolgere dalla morbidezza del suo viso.

«Non morire» sussurrò lasciandogli poi un bacio sull'orecchio. «Ci provo» rispose lui aumentando la stretta.

Jeri cercò le labbra del ragazzo e le unì alle sue, lasciandovi sopra l'incerta promessa di sopravvivere.

Questa é la guerra, i soldati cadono, ma non Jean. Jean non poteva morire.

Stavano per combattere contro degli esseri umani, una cosa che andava completamente contro ogni loro principio, il Corpo di Ricerca uccideva giganti, non uomini.

Ma i titani un tempo erano stati delle persone, così che differenza c'era tra l'uccidere un gigante o un'essere umano che aveva perso la propria umanità?

Il confine era molto sottile.

Loro due non erano una coppia di adolescenti normali, non potevano farsi promesse se non erano in grado di poterle mantenere, per un soldato anche solo veder sorgere un'altra alba era una conquista.

Si erano baciati, avevano fatto l'amore, ma non potevano stare insieme, non per sempre almeno.

Questo un po' li feriva, ma era una condizione che avevano accettato nel momenti in cui avevano offerto i loro cuori.

É vero, Jeri aveva consacrato la sua vita all'umanità, ma il suo cuore apparteneva a Jean.

Come quel ragazzo dagli occhi castani fosse riuscito a tenerla in pugno senza che neanche lei se ne accorgesse, era un vero mistero.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora