capitolo quarantadue

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«Avrei dovuto ereditare io il gigante di Eren»

I pomeriggi autunnali andavano via via riducendo le ore di luce ed il freddo invernale iniziava ad insidiarsi nelle folate di vento Maestrale.

Tuttavia nei sotterranei del tribunale della corte marziale le fiaccole rendevano caldo l'ambiente ed illuminavano le stanze a giorno.

I bagliori del fuoco danzavano leggiadri sul volto di Jeri Foster che, seduta su di uno sgabello di legno, se ne stava tutta accigliata a riflettere.

«Mentre venivo qui me ne ha parlato Armin, so quanto tenga ad Eren, ma se le cose dovessero mettersi male vuole che sia io ad ereditare il Gigante Fondatore» fece una pausa, aveva la gola un po' secca «Eren non lo permetterebbe mai, ma io mi fido di Armin e so che, nel peggiore dei casi, porterà avanti il piano. Tuttavia, l'idea di diventare un gigante e di divorare Jaeger non mi fa proprio piacere, ecco»

Avevano già affrontato quella discussione ed il portatore del Fondatore aveva già espresso la sua posizione, non avrebbe voluto che nessuno dei suoi amici lo divorasse, una volta trascorsi i tredici anni che gli restavani da vivere, per nulla al mondo.

Erano i suoi preziosi compagni, loro dovevano invecchiare, vivere a lungo, sposarsi ed avere dei bambini magari, non portare sulle spalle il peso della maledizione di Ymir.

«Se solo avessimo più tempo a disposizione, mi rimangono poco più di cinque anni di vita. Presto bisognerà decidere chi erediterà il mio gigante» aveva detto una volta Eren, intavolando l'odiata discussione.

«Direi che posso farlo io» aveva immediatamente risposto Mikasa. «No, tu non puoi» ma Jean l'aveva subito bloccata «Non sappiamo ancora cosa sia la famiglia Ackerman, per non contare che c'è tutta quella faccenda con Hizuru, quindi non puoi diventare un gigante, le ragioni per escluderti sono anche troppe»

«E allora chi lo farà?» «Ovviamente io. Tanto per cominciare sono più intelligente di Eren, non metto a repentaglio la mia vita come uno stupido e inoltre la mia capacità di giudizio rimane sempre eccellente in qualunque situazione, é una qualità molto rara. Avere qualcosa che hai già usato tu é irritante, ma la verità é che sono la scelta migliore» aveva spiegato il biondo con fare disinvolto.

Il tramonto indorava l'orizzonte, le lunghe ombre rosse danzavano scomponendosi in mille sfumature nel cielo mentre i giovani soldati tornavano in città dopo una lunga e faticosa giornata trascorsa a costruire la ferrovia.

«Non possiamo far morire una persona tanto fenomenale dopo soli tredici anni, sei stupido?» aveva detto Connie, con le sopracciglia aggrottate. «Cosa?» «Dovresti puntare a diventare Comandante del Corpo, il gigante di Eren lo erediterò io. Allora, ti va bene, Eren?»

«Connie...» aveva mormorato il diretto interessato, che stava ascoltando taciturno ─ cosa strana per lui ─ i discorsi dei compagni.

«No che non va bene» aveva ribattuto Sasha, indignata «Sei diventato stupido?»

«Eh?» «No, no. Niente "eh", non si può affidare una responsabilità così grande ad uno stupido, non credi?»

«Eh?» «Ah, accidenti, non capisce. Va bene, lo erediterò io. Possiamo fidarci solo gli uni degli altri e siamo gli unici ad avere abbastanza esperienza, quindi, per esclusione, rimango io. É che proprio non ne ho voglia»

«Ragazzi» aveva provato a dire Jaeger, ma ancora una volta era stato sovrastato.

«Aspetta, eh? Non ha alcun senso» aveva parlato Connie. «Eh?» «Insomma, hai detto che non possiamo affidare questo compito ad una persona stupida, ma tu sei ancora più stupida di me, quindi credo che tu ti stia contraddicendo»

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora