capitolo trentaquattro

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«Sì, ho un piano» Jeri dentro di sé fece una capriola, ma non lo diede a vedere e si limitò ad alzare semplicemente lo sguardo su Armin.

Anche il volto di Jean si illuminó, Arlert li aveva tirati fuori dai guai con piani ingegnosi più di una volta ed aveva piena fiducia nelle sue capacità.

«Voi dovrete distrarre Reiner, Berthold lo sistemeremo io ed Eren insieme. Noi due lo batteremo, ve lo assicuro, ragazzi» disse con fermezza il ragazzo dagli occhi azzurri.

Erano un po' bruciacchiati, l'odore acre del sudore misto a quello metallico del sangue li rivestiva come un velo sottile, ma quel ragazzo aveva addosso un dolce profumo.

Era il più piccolo del gruppo, lui e Jeri ─ che era la più grande ─ erano nati entrambi a novembre, ma ad un anno di distanza, inoltre la sua corporatura minuta, seppur irrobustita dai duri allenamenti ai quali non si era mai sottratto, i lunghi capelli color oro ed il viso morbido da fanciullo, lo facevano sembrare molto più giovane di quanto non fosse.

Avete mai sentito il profumo che hanno i bambini? È un profumo particolare che non potrete mai sentire da nessun altra parte, è leggermente diverso a seconda dei casi, ma sostanzialmente è sempre lo stesso, non si può sbagliare.

Poi, ad un certo punto della loro vita, i bambini perdono quell'odore, ma Armin, non si sa come, lo aveva ancora addosso.

Quel dolce odore infantile che una madre è in grado di distinguere bene tra mille altri, ha il suo epicentro dietro la nuca, vicino la noce del collo.

«Va bene, Armin, a Reiner ci penseremo noi, mi fido di te» gli disse Jeri guardandolo in volto e mettendosi in piedi, l'altro le sorrise riconoscente.

Se questo piano funzionerà, io non riuscirò mai a vedere il mare, pensò tristemente Arlert.

«Ce ne hai messo di tempo, ormai pensavo che fossimo spacciati» commentó Jean inarcando l'angolo destro della bocca verso l'alto, poi i soldati si allontanarono.

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«Se non riusciamo ad attirare la sua attenzione non ci resta che ucciderlo» Mikasa era accanto a lei e si muoveva sfruttando il dispositivo di manovra.

«Dobbiamo proteggere Eren ed Armin!» esclamò Jeri, così che nessuno dei compagni perdesse di vista l'obiettivo, se si fossero fatti prendere dal panico sarebbe stato tutto inutile.

Vi prego, non morite, pensava.

Gettò un veloce sguardo in giro, contando le lance fulmine che erano rimaste loro. Jean ne aveva ancora due, Connie e Mikasa una, quattro in tutto.

«Ackerman, colpiscilo sul retro del ginocchio con una lancia fulmine» ordinò la bionda, l'altra annuì ed eseguì il comando, se tutto fosse andato come doveva, forse potevano quantomeno mettere Braun fuori gioco, ancora per un po', il tempo per permettere a Jaeger ed Arlert di neutralizzare Berthold.

Il colpo fu efficace, il Corazzato barcolló e cadde prono al suolo.

«Abbiamo una sola opportunità, nel bene e nel male questa è la fine, ci giocheremo tutto adesso. Io farò da esca, Connie e Sasha useranno una lancia ciascuno, mirando ai lati della sua mascella, se il piano riuscirà, il Corazzato non potrà richiudere la bocca, Mikasa lo colpirà con l'ultima lancia e gli farà esplodere la nuca dall'interno delle sue fauci» spiegò Jean.

Era un piano che non concedeva seconde occasioni, Kirschtein lo sapeva bene.

Jeri lo guardò per un momento, con le labbra dischiuse, poi scosse la testa e si occupó di pianificare la formazione gettando una veloce occhiata in giro.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora