capitolo trentanove

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«Caposquadra Foster» Jeri si voltò sentendo chiamare il suo nome, i capelli erano parzialmente legati sulla testa, così da evitare di essere d'intralcio durante l'operazione.

Una recluta, probabilmente del centosettesimo, venne verso di lei, la pesante divisa del Corpo di Ricerca non sembrava rallentare i movimenti del giovane dai capelli castani e gli occhi scurissimi.

«Possiamo cominciare» disse soltanto, Jeri non rispose, i membri dell'unità Foster si erano abituati a quel genere di comunicazione criptica, poche parole essenziali, al massimo un cenno del capo, questi erano gli ordini del Caposquadra, ma, se tale attitudine li aveva fatti dannare per i primi tempi, adesso li aveva allenati a cogliere ogni minimo cenno e a muoversi perfettamente coordinati senza nemmeno aver bisogno di parlare.

La sua squadra era una delle più efficienti dell'intero Corpo di Ricerca, ammirevole data la giovane età dei suoi membri.

«Ackerman?» domandò Abel Fischer, era il secondo in comando, il membro più anziano dell'unità, proveniva anche lui dal centoquattresimo come Jeri.

La bionda indicò con un cenno del capo la porta, di fatti Mikasa Ackerman varcò la soglia della stanza poco dopo, la divisa perfettamente allacciata e cinque lance fulmine fissate a ciascuno dei due avambracci.

Il Caposquadra si schiarì la gola con un colpo di tosse, poi si rivolse ai giovani soldati dopo averli contati ed essersi assicurata che ci fossero tutti.

«Abel, conduci l'unità sul lato Nord, fungeremo da supporto per l'unita Kirschtein, in mia assenza ti affido il comando» disse guardando Fischer dal basso, che annuì senza aggiungere altro.

Prima regola dell'unità Foster, non fare domande.

«In sua assenza? Caposquadra, lei non verrà con noi?» chiese una ragazza con corti capelli rossi e grandi occhi celesti, un'altra recluta del centosettesimo.

Molto male, hai dimenticato la prima regola dell'unità.

«Seguirò Ackerman verso la piazza, abbiamo bisogno di uno stratega sul campo ed Arlert non sarà presente, il Gigante Martello, a detta di Eren Jaeger, é più forte degli altri, molto probabilmente ci toccherà improvvisare» spiegò senza scomporsi la ragazza dagli occhi verdi.

L'improvvisazione era uno dei suoi punti di forza, la rendevano uno stratega degno di nota, anche se non al pari di Armin, non a caso il biondo era stato indicato dal Comandante Hange Zoë in persona come suo successore.

«Perché non possiamo seguirla, Caposquadra?» fece ancora la rossa, beccandosi una gomitata nel costato da parte del suo compagno del centosettesimo, quello con gli occhi neri come ossidiana.

«Devo solo supervisionare l'operazione, é poco probabile che io ingaggi battaglia, sarete molto più utili sul lato Nord, a fronteggiare i soldati di Marley»

La ragazza annuì ed abbassò il capo, scusandosi per la sua insolenza, Foster non rispose, affatto scossa dalla curiosità della recluta.

«Kirschtein saprà cosa farne di noi» disse Abel ai suoi compagni e si prepararono a lasciare la stanza della loro base lì a Liberio.

«Un'ultima cosa, ragazzi» li richiamò la bionda, dava loro le spalle e guardava fuori dalla finestra le strade del distretto della capitale di Marley, tenendo di poco sollevato un angolo della tenda di lino bianca che celava l'interno della camera ad occhi indiscreti.

I soldati si fermarono sulla soglia attendendo pazientemente gli ordini dal superiore.

«Se qualcuno di voi si azzarda a morire, giuro che lo ammazzo» disse. «Sì, Caposquadra Foster!» esclamarono all'unisono loro, effettuando il saluto militare.

𝐒𝐀𝐋𝐕𝐀𝐓𝐈𝐎𝐍, jean kirschtein Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora