37. colazione

299 14 8
                                    

Non c'era bisogno di dire che avevamo così tanta voglia l'uno dell'altro, che eravamo arrivati a toglierci i vestiti in pochissimo tempo.

Per fortuna che Gemma ci aveva lasciato casa libera qualche istante prima, dicendo che doveva assolutamente fare la spesa, considerando lo scarso cibo che vi era in quella cucina.

Sentivo il suo respiro caldo sul mio collo, visto che aveva la testa poggiata nell'incavo, e stava lasciando baci bagnati su di esso, facendomi chiudere gli occhi alla sensazione.

"Sono contento che sei venuto qui." Dissi, gli occhi ancora chiusi ed il respiro ancora affannato.

Lui si alzò lentamente dal mio collo e puntò i suoi occhi nei miei. "Anche io, tanto."

"Bene, allora vuoi iniziare oppure devo cominciare a pensare che tu sia una specie di vampiro, considerando che sono dieci minuti che hai la faccia nel mio collo?" Chiesi, facendolo scoppiare il una risata che riecheggiò nell'intera stanza.

Dio, amavo sentirlo ridere.

"Qui abbiamo fretta, a quanto pare." Constatò, lasciandosi scappare una risatina.

"Scusami se ho questo ben di dio sopra di me e non riesco ad aspettare." Gesticolai.

"Ed io che ho questo ben di dio sotto? Che dovrei dire?" E mi lasciò un bacio a stampo.

"beh questo ben di dio sotto di te sta letteralmente impazzendo." Mi morsi il labbro inferiore facendogli capire meglio.

Lui sorrise e mi baciò di nuovo prima di parlare. "Va bene va bene, mi muovo." Prese il preservativo e se lo infilò davanti a me.
Mi costò tutto il mio buon senso per non venire in quel momento davanti a lui, ma sono dettagli superflui questi.

"Vedi di non urlare, piccolo." È tutto ciò che disse, prima di entrare in me lentamente. Ed io, a quell'affermazione, alzai gli occhi al cielo.

Si fermò per farmi abituare alla sua presenza e, quando cominciai ad andargli incontro strusciando la schiena sul letto, capì che ero pronto. Così, si mosse e cominciò ad entrare ed uscire da me, provocandomi un piacere immenso.

I suoi movimenti erano prima lenti, poi più decisi ed articolati ed, anche in quel momento, mi guardava come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto. Mi stava facendo sentire unico anche in quell'istante, mentre facevamo l'amore.

Proprio lì, unendomi a lui, capii che ero stato davvero fortunato ad incontrarlo, quella notte nel pub. Avevo trovato la mia anima gemella e da ora in avanti avrei avuto l'occasione di vivermela per il resto della mia vita, se necessario.
Perché con lui il tempo non era mai abbastanza. Con lui scorreva tutto troppo velocemente e mi sarei goduto ogni attimo.
Perché l'avevo sempre saputo che noi due, insieme, ne valevamo la pena.

*il mattino dopo*

"Obbligo o verità?" Mi chiese, all'improvviso, e con la coda dell'occhio vidi che stava sorridendo apertamente.

Dio, quel sorriso. Ogni volta volevo baciarglielo.

"Mh, verità." Risposi, facendo finta di nulla.

Ci pensò su. "Parlami di lui."

Sbuffai e sorrisi. "Di solito si parla degli ex al quarto o al quinto appuntamento, non di certo al primo!" Citai, ricordandomi della prima volta in cui avevamo giocato a quella specie di gioco ed in cui avevo risposto le stesse identiche parole, che sembrava una vita prima.

"Non c'è bisogno, ora sei solo mio e basta con gli ex." Sussurrò, ad un passo dalle mie labbra.

"Finalmente, oserei dire." Ridacchiammo.

non mi innamoro maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora