And I'll never be ready to lose you.

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Eh già...ho già aggiornato AHHAHAA.

Benvenuti a questo penultimo capitolo! Spero tanto vi piaccia. Vi anticipo che questo è forse l'unico della storia che ho preso rigorosamente dal romanzo! Ovviamente non c'entra niente per dialoghi e cose varie, ma la situazione non è inventata da me. Ci tenevo a specificarlo.

Come al solito, lasciate una stellina e commentate!

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Canzone per il capitolo: My Immortal, by Evanescence.

Immaginate di sapere qualcosa...qualcosa di doloroso, qualcosa di pericoloso. Immaginate di tenere per voi un segreto che, se svelato, sarebbe capace di distruggere la vita di una persona. È un chiodo fisso, una continua persecuzione, una prigione dalla quale è impossibile uscire. Non c'è un solo istante, durante la giornata, in cui quel pensiero non attraversi la mente, indisturbato, silenzioso e letale...senza potersene liberare.

Se si scoprisse regnerebbe il caos. Se si scoprisse, la colpa sarebbe tua.

Gilbert Blythe sentiva come se tra le mani avesse una bomba pronta a esplodere. I mesi passavano, il sole sorgeva per poi inabissarsi in mare, e lui era ancora lì, seduto nel suo ufficio, fissando quasi ossessivamente la fotografia di sua moglie sulla scrivania come se un semplice foglio di carta in bianco e nero avesse potuto svelargli una chissà quale verità.

"Gil..." lo chiamò il suo fidato collega "Non per rompere le uova nel paniere, ma la Signora Williams sta aspettando fuori da un pezzo. Posso farla entrare?" chiese Dylan in un sussurro, facendolo tornare alla realtà.

Lui era l'unico, insieme a Roy, a sapere la verità su quello stato d'animo così tormentato, e stava facendo del suo meglio per tirarlo su di morale con battute stupide o semplicemente con la sua compagnia.

"Falla entrare."

"È qui per sua figlia Jocelyn" rispose per poi farsi da parte e lasciarla accomodare. Gilbert sorrise non appena le vide...la piccola Jocelyn era ormai cresciuta, aveva ben quattro anni e indovinate un po' chi la aveva fatta nascere? Proprio così.

"Dottor Blythe!" urlò la bambina contenta correndogli in contro e il riccio, con un gran sorriso, la sollevò prendendola in braccio

"Ciao piccolina! Ma quanto sei cresciuta? Guardati!" disse sorpreso portandole una ciocca dietro l'orecchio...inutile dire i bambini lo adorassero: non ce n'era uno che non lo vedesse come una seconda figura paterna. Sempre così gentile, affettuoso e pronto a regalare dolcetti dopo ogni visita.

"Cresce a vista d'occhio!" continuò la madre "Qualche anno e mi raggiungerà di altezza! Siamo venuti per una semplice visita, è da un po' di giorni che il raffreddore si rifiuta di lasciarla respirare bene. Sono così contenta che l'inverno sia finito, è stato talmente lungo che a un certo punto ho pensato non avrei mai più visto un cielo azzurro!"

"É stato un anno abbastanza duro per tutti" ammise Gilbert.

Già...nove mesi erano proprio volati, e adesso Glen St Mary si ritrovava a fiorire ancora una volta accogliendo aprile in tutta la sua magnificenza.

"Davvero orribile...lo era già per il freddo, poi mia sorella è sfortunatamente venuta a mancare..." sussurrò addolorata. Portava ancora il nero, in effetti, ma Gil non ci aveva fatto caso. "Certe volte è crudele il modo in cui la vita ti strappi inaspettatamente chi più ami al mondo."

"Le mie condoglianze, Signora Williams. Posso chiederle se fosse di Glen?"

"Oh no, no, viveva a Ottawa con la famiglia. Era di quattro anni più piccola!" sorrise cacciando via una lacrima "Sette bambini in perfetta salute! Una famiglia numerosa e fortunatamente benestante."

Chiamatemi Anna [SETTIMA STAGIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora