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Il sole, il mare e la sabbia non hanno lo stesso impatto su tutti. C'è chi preferirebbe fare scampagnate in montagna e rinchiudersi in una baita, e Paige è così ma a suo discapito ha un'amica che la obbliga a seguirla a Malibu per una vacanza tut...
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Mi desto ancor prima che l'allarme sul mio comodino possa fare quel fastidioso rumore. Il programma di Zoe è sempre stato quello di portarmi al mare una volta essermi diplomata, nonostante sappia troppo bene che sono sempre stata proiettata verso i weekend all'aperto. Preferisco una gita in montagna, una scampagnata sul lago. E invece devo sorbirmi una lunga settimana a cuocere sotto un sole rovente, e lo sto facendo solo per rendere la mia migliore amica felice. "Ti assicuro che non te ne pentirai" sbotta, portandomi la colazione a casa.
"Non te lo assicuro, Zoe. Sai come la penso". Fa finta di nulla. Invece si guarda intorno, le mani sui fianchi. "Le tue valigie sono pronte?". Annuisco, gustandomi il croissant con la crema. La mia abitudine preferita, soprattutto se accompagnato da una tazza di caffè fumante. "Dobbiamo essere all'hotel per le undici. Check In e dopo dritte in spiaggia" forzo un sorriso. Non mi sembra un'idea molto allettante. Al solo pensiero di trascorrere sette giorni così, in balia di un calore spasmodico che mi sarebbe entrato dritto nella pelle, rabbrividisco. Zoe batte le mani. "Allora, l'auto non si guiderà da sola. Hai finito?". Con la bocca piena e sporca di briciole, rispondo: "Sì, due minuti. Lavo i denti, infilo le converse e scendo. Aspettami in auto".
"Hai bisogno di una mano con le valigie?". "No, ne ho solo una. Ho portato il necessario". Zoe alza gli occhi al cielo, conoscendomi fin troppo bene. Dopotutto siamo amiche dalle medie, e per questo speravo che mi liberasse di un inconveniente simile. L'estate. La stagione peggiore. L'avrei volentieri abolita dal calendario. Chi ha bisogno di quei quattro mesi di inferno, se si può osservare la pioggia oltre i vetri della cucina o giocare nella neve con i nipoti più pazzi che possano esistere?
Dopo aver lavato i denti e messo le scarpe, torno in camera mia per togliere il mio telefono dalla carica e riporre il caricabatterie nella borsa. I miei occhi indugiano sulla mensola per scegliere quale romanzo portarmi dietro. So che per la maggior parte del tempo resterò sotto l'ombrellone a leggere romanzi, pur di non entrare in acqua e mischiarmi con altre persone. Un libro da cinquecento pagine mi sembra troppo ambizioso, perciò ne scelgo due da duecento pagine l'uno. Li ripongo nella borsa, e infine me la porto faticosamente alla spalla. Il peso mi impedisce di sollevare la mia unica valigia al primo tentativo, così mi piego in avanti trascinando il trolley verso la porta. Sono sul pianerottolo, con le chiavi tra le mani e gli occhi di Zoe che mi osservano dal finestrino abbassato. "Le otto e cinque, Paige". Faccio roteare gli occhi, snervata. "Lo so, lo so. Check In alle undici. Ho capito". Chiudo la porta, raggiungo l'auto facendomi aprire il cofano. Ripongo la valigia lunga sopra quella di Zoe e infine mi siedo al lato del passeggero, già stanca e sudata. Sono solo le otto del mattino di un lunedì qualunque, in cui ci apprestiamo a partire per Malibu per trascorrere la prima settimana di libertà dopo cinque lunghi anni di studio matto e disperatissimo, come avrebbe detto il sapiente e giudizioso Leopardi. Mi porto la borsa pesante sulle gambe nude. I pantaloncini cortissimi non mi evitano di arrivare all'hotel con la pelle imperlata di sudore. Zoe afferra il manico della mia borsa per riporla sui sedili posteriori. "Per Dio. Che ti sei portata dietro? Pesa quanto un sacco pieno di sassi". Faccio semplicemente spallucce, al che lei mi rivolge un'occhiata annoiata. "Ti sei portata dietro Tolstoj per caso?".