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La serata non si è conclusa così tardi. Alle quattro ero sullo zerbino di casa mia, e senza struccarmi sono crollata sotto le lenzuola. Al mio risveglio, mi sono pentita di non aver usato le salviette visto che ho sporcato il cuscino di matita e mascara. Mi alzo, raggiungendo pigramente il bagno per spogliarmi. Resto nella doccia per un tempo che mi sembra infinito, e dopo preparo il caffè. Quest'unica bevanda è alla base di una giornata promettente, altrimenti diventa tutto uno schifo. Dopo pranzo vado da Aaron, con l'unico intento di parlargli di Mike. Mi accoglie con un bicchiere di tè freddo, per poi mostrarmi il suo studio. Scopro che è più incasinato del mio. Oltre alle tele, ci sono diversi lenzuoli appesi sul muro. "Lì è dove mi esercito con i colori. Alla fine mi faccio prendere troppo dall'entusiasmo e mi dispiace gettarli o metterli in lavatrice".

"Devo provarci anche io. La mia tavolozza richiede una tregua". Mi accomodo sullo sgabello, facendomi spazio tra le cianfrusaglie sparpagliate sul pavimento. "Che ne pensi? So che è molto lontano dal tuo genere ma...".

"Li adoro" commento, guardando il ritratto di una ragazza appeso sulla parete difronte a me. "Una ex ragazza?". "No, mia sorella". Sorseggio il tè. "Molto bella, e lo è anche il quadro". "Mi permetti di dipingere te?" ad un tratto mi sento in imbarazzo. "Come?".

"Sì, hai un volto meraviglioso, una fisionomia delicata. Occhi e labbra mozzafiato" arrossisco per i complimenti. "Ti ringrazio, ma non penso sarebbe il caso". "Ti prego. Ci vorrà poco". Accetto, lasciando il bicchiere sul mobiletto. Mi sfilo la giacca e mi accomodo di nuovo sullo sgabello, accavallando le gambe. "Come devo mettermi?".

"Va bene così, ma non guardare me. Voltati di tre quarti verso la finestra, rilassa le spalle e posa le mani sulle ginocchia". Faccio quello che mi dice e aspetto che termini la sua opera. Con la coda dell'occhio lo vedo giocare con i colori, per poi posare delicatamente il pennello sulla tela. Mi sento come la protagonista di Titanic, ma per fortuna io sono completamente vestita. Aaron balza in piedi, mostrando un sorriso che va da un orecchio all'altro. "Direi che ho finito". "Posso vederlo?".

"Certo" mi alzo e lo raggiungo, ammirando il mio ritratto. Strabuzzo gli occhi, perché è come se mi stessi guardando allo specchio. "Ripetimi per quale motivo Karen non vuole esporti nella sua galleria". "Non ne ho idea. Ti piace?".

"È bellissimo, non so spiegartelo. Hai catturato il mio sguardo". "Già, hai queste bellissime pagliuzze dorate negli occhi..." commenta, indicandole sulla tela. "Sì, non credevo te ne fossi accorto". "Ho guardato i tuoi occhi per tutto il tempo durante il nostro appuntamento" ammicco, tornando alla mia postazione. "Credo che dovresti farlo vedere a Karen. Sono certa che le piacerà".

"Se ho la tua approvazione, proverò a portarglielo allo studio". Mi infilo di nuovo il giacchetto, preparandomi ad andarmene. "Hai qualche impegno?". No, ma gli invento una scusa. "Quindi ci vediamo domani sera?". A quel punto sento di dover essere brutalmente sincera con lui. "Aaron, è cambiato qualcosa da quando siamo usciti insieme lunedì sera. Ricordi la persona di cui ti ho parlato?" fa di sì con la testa, e scorgo un accenno di terrore nei suoi occhi. "Beh, è riapparsa nella mia vita e...".

𝙏𝙝𝙚 𝙇𝙞𝙛𝙚𝙜𝙪𝙖𝙧𝙙 | 𝘾𝙝𝙧𝙞𝙨 𝙀𝙫𝙖𝙣𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora