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Arriva il giorno ventidue del mese, e di conseguenza il compleanno di Mike. Ho gli occhi rivolti verso la porta, e lentamente mi giro per poterlo guardare. È ancora in pieno sonno, steso supino con un braccio alzato sulla testa e le labbra socchiuse. Il petto che si solleva e si abbassa ad ogni respiro. Poggio il gomito sul cuscino e per qualche secondo lo osservo mentre dorme, sentendomi la donna più fortunata al mondo. Gli passo delicatamente la mano nei capelli e poi la abbasso verso il suo petto, massaggiandolo sopra la t-shirt bianca. Non vorrei svegliarlo ma devo farlo. Abbiamo delle cose da fare oggi. Sprimaccia la testa nel cuscino, senza svegliarsi. Brontola e si divincola dal mio tocco. "Mike?".

"Voglio dormire" sibila con un tono di voce quasi percettibile. Mi sporgo su di lui, baciandolo sulla guancia e sfiorandogli la barba. Indugio sulle sue labbra, inumidendole con le mie. "È mattina, e non una mattina qualsiasi". Apre gli occhi, sorridendomi. "Buon compleanno, dormiglione". Si stiracchia, premendo le palpebre. "Sono ufficialmente un trentanovenne adesso". "Un trentanovenne decisamente troppo sexy, lasciatelo dire". Premo di nuovo la mano sul suo petto, e lui ci mette la sua sopra.

"Come fai ad essere così bella anche di prima mattina?" mi osserva con occhi sognanti e guardinghi. "Sei tu quello bello qui. Hai donato la tua anima al diavolo? Perché non sembri affatto un quasi quarantenne". "Menomale" alza il mento per incontrare di nuovo le mie labbra. Ci baciamo per secondi, forse anche per minuti, perdendo di vista l'orologio. "Che programmi abbiamo oggi?" mi domanda, passando una mano nei miei capelli e indugiando con le dita dietro il mio orecchio. "Ah-ah. Non ti dirò nulla. Devi solo alzarti da questo letto e vestirti".

"Mi alzo, ma escludo il vestirmi. Non potremmo usufruire di nuovo di quella bella vasca da bagno di là?" scuoto la testa, scostando le lenzuola. "Adesso ci facciamo una doccia, separatamente e dopo usciremo da quella porta. Hai venti minuti". Entro in bagno per prima, sfilandomi la canottiera e i pantaloncini. Resto sotto al doccione di acqua tiepida per cinque minuti. Infine mi infilo l'accappatoio e torno in camera. Mike è immobile davanti alla portafinestra, con la testa bassa. "Puoi andare". Fa sussultare le spalle. "Oh, sì. Vado subito" stringe i pugni e mi rasenta, chiudendo la porta dietro di sé. Si intrattiene in bagno di più di me, e quando ne esce è già asciutto. "Devo solo vestirmi".

"Va bene". Lo aspetto, e nel frattempo mando un messaggio a Zoe per sapere come passerà le vacanze. Afferma di voler andare a trovare i genitori, e poi trascorrerà del tempo con Luke. Anche lui si è trasferito a Phoenix, deciso a trovarsi un lavoro come barman nella mia città. Ora aspetta solo che qualcuno gli faccia una degna proposta, e che superi la paga che aveva al Surfrider. Non sarà difficile. Lui, Mike e Zoe avevano già delle esperienze da annoverare nei loro curriculum, mentre io dovrò abituarmi all'idea di dipingere quadri per il resto della mia vita. So che non sembra un'idea tanto terribile, ma avrei preferito servirmi della mia laurea. Guardo Mike mentre si veste, ed è stranamente silenzioso che mi rende sospettosa. "Andiamo!" dichiara, forzando un sorriso intanto che avanza verso la porta. "Oggi sarai tu a farmi da guida?" domanda, infilando le mani nelle tasche del suo giaccone.

𝙏𝙝𝙚 𝙇𝙞𝙛𝙚𝙜𝙪𝙖𝙧𝙙 | 𝘾𝙝𝙧𝙞𝙨 𝙀𝙫𝙖𝙣𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora