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Il sole, il mare e la sabbia non hanno lo stesso impatto su tutti. C'è chi preferirebbe fare scampagnate in montagna e rinchiudersi in una baita, e Paige è così ma a suo discapito ha un'amica che la obbliga a seguirla a Malibu per una vacanza tut...
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Il mio compleanno è stato magnifico, ed ho potuto trascorrerlo con le persone che più amo ma la versione di Mike, al ristorante con annesso dessert e ammazzacaffè presi nella mia camera da letto, hanno reso quest'anno il più bello di tutta la mia vita. Sono così emozionata che non riesco a chiudere occhio. Invece lui dorme beatamente accanto a me. Mi stringe ancora a sé quando tento di liberarmi della sua presa per andare in soggiorno. Prendo la vaschetta dal comodino e in cucina la riempio di acqua, riponendola nel freezer. Non credevo di poter fare uso del ghiaccio in quel modo. Mike è sempre imprevedibile, passionale, sexy. Questa convivenza sarà magnifica. Posso già appurarlo dopo pochi giorni. Nonostante la stagione non lo permetta, mi fiondo sul gelato poiché mi sento ancora affamata nonostante la cena esagerata consumata al ristorante. Chiudo tutte le finestre e scosto le tende nel soggiorno. Mi apposto davanti ad una tela, con solo la camicia di Mike addosso e le mutandine. Ho la giusta ispirazione per dipingere, stanotte.
Mischio il giallo e il rosso sulla tavolozza, per poi posare delicatamente la punta del pennello sulla tela. Mi faccio trasportare dal movimento lento, muovendo il braccio su e giù. Aggiungo una sfumatura nuova, che è un miscuglio di verde smeraldo e bianco. Allungo le braccia sulla testa, stiracchiandomi. Dopo riprendo a dipingere, avvertendo quasi immediatamente dei brividi lungo la spina dorsale. Un braccio mi avvolge, e mi attira indietro. Mike mi scocca un bacio nell'incavo del collo. "Mi stavo giusto domandando che fine avessi fatto. Non devi lasciarmi nel letto da solo".
"Mi dispiace. Non riuscivo a dormire". "Adesso non ci riuscirò nemmeno io..." sospira, allontanandosi "...ti va del caffè?". "Sì, magari" continuo a dipingere, anche se sono stata distratta. È quasi mattina. "A che ora devi essere al ristorante?". "Avrò il turno a pranzo e a cena, in tutto sette ore. Dovrò accontentarmi per adesso" quando annuso l'odore del caffè, mi alzo dallo sgabello posando la tavolozza sul pouf. Lo raggiungo in cucina, sedendomi alla penisola. Insieme sorseggiamo il caffè e ci guardiamo negli occhi.
"Tu continuerai a realizzare quadri ispirati a me?" fa schioccare la lingua, alzando un lato della bocca. "Finché non trovo un lavoro più appagante, ma questo mi piace. Adoro dipingere". "Lo vedo..." prende tempo, sorseggiando il caffè ormai tiepido "...allora, per quanto riguarda New York. Quando ti piacerebbe partire?". Non ci ho ancora pensato. Tra noi va tutto a meraviglia, per quanto il mio sia un commento prematuro visto che stiamo insieme da poco. Andare a trovare sua sorella e suo figlio mi sembra affrettato, ma non voglio dirglielo. Non vorrei deluderlo. "La settimana di Natale?".
"Ho controllato sul sito della compagnia aerea. È già tutto pieno il 24 e il 25. Magari potremmo partire una settimana prima e stare fino a Capodanno". "Vorresti trascorrere due intere settimane con me?" sorrido, compiaciuta. "Vorrei trascorrere la vita con te, ma a quello ci penseremo quando torneremo". "E se la tua ex dovesse sputarmi in faccia?". "Ti farei da scudo" replica senza esitare. "E se non dovessi piacere a tuo figlio?".
"Improbabile. È un bambino piuttosto intelligente. Capirà che suo padre è felice, e per questo ti adorerà". Allunga la mano per poter afferrare la mia. "Dimmi che sei disposta a farlo, per me. So che potrebbe sembrare affrettato, ma sento che quello è il prossimo passo da fare e lo voglio fare con te. Paige, penso che abbiamo aspettato troppo quindi sì. Sto affrettando i tempi perché ho trentotto anni e sono finalmente felice, e tu sei la causa". "Oh Mike, se mi parli così non posso dirti di no..." sgrana gli occhi azzurri. "Quindi verrai?".
"Verrò, e tu mi porterai a fare shopping sulla quinta. Mi porterai a vedere l'albero di Natale a Rockefeller Center e a pattinare sulla pista di ghiaccio al The Rink. Me lo prometti?". "Queste cose erano già in programma, mi stai solo dando la tua approvazione" mi raggiunge dietro la penisola, prendendomi la tazza dalla mano per poterla lasciare sul marmo. Mette le mani giunte tra le mie cosce, invitandomi ad aprirle per accoglierlo. "Ancora? Pensavo fossi stanco di tutta questa attività fisica". Si sporge su di me, lasciando piccoli baci dal lato della mia bocca verso l'esterno.
Raggiunge il lobo dell'orecchio e dopo scende verso la spalla. "Ho appena iniziato. Non mi stanco così facilmente. Meglio che tu ci faccia l'abitudine". Mi solleva sulla penisola e lui resta in piedi. Mike è già mezzo nudo. Ci sono solo i boxer a separare me dal suo rigonfiamento. Un banale e sottile strato di stoffa che non riesce a celare alcunché. Mi sbottona la sua camicia continuando a baciarmi. "Di questo passo..." gemo, boccheggiando sulle sue labbra "...non riuscirò mai a finire una tela".
"Mi piace essere la tua distrazione... non preoccuparti. La finirai. Ancora qualche minuto. Sarà una sveltina" preme il suo rigonfiamento dentro di me, prontamente e velocemente. Per la voracità e la forza, tiro le braccia indietro poggiandomi al marmo. Mike mi afferra per le cosce, aiutandosi nella spinta. Soffoco un gemito nel suo collo mentre mi pizzica la scapola con la barba. Anche lui libera un gridolino schiacciato contro le mie labbra. Sorride e mi afferra il viso con la mano. "Sei la migliore coinquilina che io abbia mai avuto". Lo guardo storto. "Ne hai avute altre?".
"No, ma è irrilevante. Sarà eccitante vivere con te" scivola via da me, sollevandosi i boxer. Balzo giù dalla penisola tornando con nonchalance nel mio studio. Dipingo fino all'alba, dopo mi vesto per incontrare Zoe per colazione. Non le racconto tutto nei dettagli, ma le parlo della cena e del nostro imminente viaggio. "Sono stranamente felice che tu mi stia abbandonando per lui. Me lo devi, no? Ed io lo devo a te, per la vacanza a Malibu che ti ho fatto trascorrere. È iniziata male ma è finita benissimo. Beh, non proprio benissimo però..." capisco che sta divagando perché è emozionata per me. La rassicuro prendendole la mano.
"Grazie per avermi portato al mare. È stata la vacanza più bella di tutta la mia vita". "Perché hai incontrato Mike?" scuoto la testa. "Non solo. Perché ero con te, perché mi sono divertita". "Andrà meglio a Parigi. Potrò portarti a Disneyland". Chiacchieriamo per un bel po' di tempo finché lei non mi abbandona per andare in ufficio. Io ho riposto delle tele nel bagagliaio, e le porto da Karen per fargliele vedere. Capisce quasi immediatamente che è cambiato qualcosa.
"Sembra che tu abbia liberato il caos che avevi nel cuore, e ora sprizza con gioiosità in ogni angolo di queste tele... sono sbalordita, Paige. Ti devo chiedere di consegnarmele. Ci sarà un'altra mostra la settimana prima di Natale e vorrei presentarti ufficialmente ai miei clienti". "Ehm..." borbotto, avvilita. "...non sarò a Phoenix quella settimana. Io e il mio ragazzo..." mi suona strano sentirmelo dire, e allo stesso tempo mi instilla un senso di sollievo.
"Il tuo ragazzo, eh?" si mette a braccia conserte, sorridendomi. "Non eri impegnata la settimana scorsa, o mi sbaglio?". "Beh..." Karen fa di sì con la testa. "Adesso capisco. È tornata la persona che aspettavi, quella a cui hai pensato tutte le volte che dipingevi. Ora puoi vivere quella passione travolgente, senza farla scaturire nelle tue tele. È eccezionale, Paige. Sono quasi invidiosa. Il tuo ragazzo ha un fratello?" scuoto la testa, soffocando una risata. "Peccato". Mi consegna un altro assegno, e questa volta vale diecimila euro. "E questi per cosa sono?".
"Ah, non te l'ho detto? Ho venduto altri tuoi due lavori ieri sera. Si sono fatti convincere sotto l'influenza dell'uomo che ha acquistato Il bacio di Medusa". La abbraccio, ringraziandola. "Sono io che devo ringraziare te. Hai ravvivato i muri della mia galleria".
Torno a casa, e la trovo piuttosto silenziosa. Mike è andato a lavoro e tornerà alle quattro. Mangio qualcosa e dopo finisco la tela iniziata stanotte. Alle quattro odo qualcuno bussare alla porta. Si, dovrò dargli un mazzo di chiavi. Mike è sullo zerbino, con la divisa bianca da responsabile di sala. Un sorriso radioso. Si sporge su di me, baciandomi. "Non sai che stanchezza... è un'esperienza nuova per me. Preferirei potermi buttare in piscina adesso".
"E se facessi l'insegnante di nuoto?" lui ci pensa su. "Sei sicura? Sai che ci sono le fasce di età, e magari mi ritroverei ad insegnare a giovani ragazze tue coetanee. Non saresti gelosa?". "Terribilmente, però mi fiderei di te" si fa serio, portandosi una bottiglia d'acqua alla bocca. "Anche io ho qualcosa da dirti..." gli porgo l'assegno, saltellando sul posto. Mike sgrana gli occhi. "Hanno comprato altri tuoi quadri?". "Uno, ma era il più grande e secondo Karen anche il più pregiato. Voleva programmare una festa in mio onore per la settimana prima di Natale, ma le ho detto di non essere disponibile. Se ne parlerà al mio ritorno".
"Sicura? Preferisci venire a New York piuttosto che vivere le luci della ribalta?" gli vado incontro, posando una mano sulla sua guancia pilifera. "È tutto ciò che voglio. Andiamo a New York, cowboy". Mi prende il viso tra le mani, baciandomi con rapidità.