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Alla fine mi ritrovo a consumare la colazione in solitaria, circondata da famiglie, adolescenti e coppie di anziani che più di tutti mi rendono nostalgica. È chiedere troppo, per una ragazza di ventotto anni, arrivare a quel punto della vita in cui sai di aver raggiunto un obiettivo? Guardare indietro e sapere che non hai rimpianti, perché sei riuscita ad ottenere quello che volevi senza esclusione di colpi? Resto con lo sguardo fisso nel vuoto, girando ripetutamente il cucchiaio nel caffè. Prima in senso orario, e poi antiorario finché non ha perso del tutto l'aroma e sono costretta a prenderne un altro. Questo è il secondo giorno di vacanza, una ventina di pagine alla fine del romanzo e dopo potrò dedicarmi all'altro. Anche quello mi porterà via solo una giornata, e dopo cosa farò?

Prevedo un lungo weekend, davanti a me il vuoto. Ho da poco terminato gli studi, e non ho un lavoro. Tornata a Phoenix dovrò mettermi d'impegno, lasciare curriculum, presentarmi ai colloqui in abiti formali per poter apparire come una giovane donna professionale, capace di dare il meglio nei lavori di squadra. La verità è che non ho alcun precedente. Le mie esperienze lavorative sono pressoché inesistenti, ho bassa autostima e preferisco il lavoro individuale. Una cosa da non dire ai colloqui, perché verresti scartata senza aver ottenuto un'occasione. Questo è il breve riassunto della mia vita.

Riesco a staccare gli occhi da quel punto fisso nel muro, e scorgo Zoe arrancare sonnolenta verso il buffet. Premo i palmi sul tavolo, dandomi la spinta per potermi alzare e raggiungerla. Incrocio il suo sguardo vitreo. "Oh bene, finalmente ti sei svegliata".

"Speravo mi chiamassi". "L'ho fatto, due volte" fa un cenno con la testa al cameriere, che le passa un croissant al cioccolato. Prendo la mia seconda tazza di caffè, seguendola al nostro tavolo. "Da quanto tempo sei qui?". "Ho perso la cognizione del tempo" rispondo, tornando con la mente ai miei ultimi pensieri.

"Ho dormito troppo, ed ho un anello che mi stringe le tempie" ci preme le dita, serrando le palpebre. "O forse ieri hai bevuto troppo. Alla fine abbiamo consumato la stessa quantità di alcool, no?". Zoe scuote la testa, apre gli occhi e torna con le mani sul tavolo. "Devo ammettere che ho preso il terzo cocktail dopo un po'. Era così buono che... oh Dio, mi sono dimenticata di chiedere come si chiama. Ma c'era l'ananas dentro, no? Mi è sembrato di sentirne il sapore. E anche un po' di zenzero" la ascolto mentre parla a vanvera. Afferra il croissant e se lo porta alla bocca. Poi continua a parlare, perdendo briciole. "Devo chiedere a Luke". Serro le sopracciglia. "Luke?".

"Il barista" aggiunge, ripulendosi al tovagliolo. "Oggi ho poca voglia di andare in spiaggia, ma devo farlo". "Se vuoi possiamo anche non andarci". Lei simula una risata derisoria. "Divertente, Paige. Non sfuggirai". Prendiamo le borse e scendiamo nella hall. Salutiamo i proprietari che ci augurano buona giornata. Appena siamo in spiaggia, con mia sorpresa vedo Zoe sfilarsi il vestito e mettersi sullo sdraio evidentemente troppo giù di morale per un tuffo. Si spalma la protezione trenta, per poi passare sul lettino e stendersi. "Dicono che questa è l'estate più calda degli ultimi venti anni" mi volto, incrociando gli occhi scuri di Sharon. "Oh, ma che fortuna per me che non trascorrevo una vacanza al mare da esattamente venti anni" le rispondo con ironia, facendola ridere.

𝙏𝙝𝙚 𝙇𝙞𝙛𝙚𝙜𝙪𝙖𝙧𝙙 | 𝘾𝙝𝙧𝙞𝙨 𝙀𝙫𝙖𝙣𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora