30

273 30 19
                                    

Resto a contemplare il cielo per un tempo che mi sembra infinito, ma in realtà Mike mi raggiunge quasi immediatamente. Allarmato, mi chiede come sto. "Dovevamo essere onesti l'uno con l'altra, giusto? O questa cosa vale esclusivamente per me?". Continua a mostrare un'espressione accigliata e dubbiosa.

"Dobbiamo fidarci a vicenda. Ti ho parlato di Ethan, e mi aspettavo che mi parlassi delle tue perplessità. Francesca ti ha preceduto". Ad un tratto sembra aver compreso dove sto andando a parare, al che mette le mani avanti, difendendosi. "Volevo dirtelo, solo che...".

"Non ti fidi di me. Pensi che sarei stata gelosa di lei? Pensi che ti avrei lasciato andare per rendere felice tuo figlio? Allora non hai ancora capito nulla di me, ma non ne sono sorpresa. Stiamo insieme da un solo mese, e sembra che abbiamo una relazione da anni visto che già conviviamo. La situazione si sta velocizzando notevolmente e tu stai iniziando a covare il terrore di dover passare la vita con un'unica donna. Non devi cercare delle scusanti. Basta dirmelo. Dimmelo, Mike".

"Non è così" sbotta, agitando le mani. "Non sono per nulla terrorizzato all'idea di dover stare con te per sempre. Mi sono licenziato per te, mi sono trasferito a Phoenix per te, ti ho presentato mio figlio e mia sorella. Queste sono cose che non ho mai fatto con nessun altro. Tu sei l'unica, Paige".

"Dovevi dirmi di Francesca" tiro su con il naso, cacciando via le lacrime. "Se mi hai nascosto una cosa così, non oso immaginare il resto. È difficile liberarsene, vero? Ti entra nel DNA quell'atteggiamento baldanzoso ed egoista. Non puoi più farne a meno". Mike mi fulmina con gli occhi, congelandomi con un solo sguardo.

"Sai che non sono più quella persona, da molto tempo. La richiesta di Francesca non cambierà nulla, specialmente tra di noi". In qualche modo penso il contrario. Qualsiasi cosa lei avesse avuto intenzione di attivare, ha sortito l'effetto sperato. Le sue parole hanno insinuato in me il dubbio. "Penso che siamo andati troppo in fretta. Non ci siamo dati il tempo necessario per riflettere su quello che ci stava accadendo".

"Non serviva il tempo. Abbiamo atteso cinque mesi per poter stare insieme, e quando ci siamo ritrovati è tornata la scintilla. Non potevamo prevederlo e nemmeno evitarlo..." spiega con sincerità, e i suoi occhi tristi mi rendono così condiscendente che accetterei qualsiasi opzione mi chiedesse di attuare. Per questo volgo lo sguardo altrove, tirando un grosso respiro. "Abbiamo bisogno di un timeout, Mike. Voglio una pausa" cambia espressione, mostrandosi accigliato e atterrito. "No, Paige. Non farlo. Non permettere a Francesca di dividerci...".

"Non ti sto lasciando. Non ne sarei mai capace. Ho solo bisogno di pensare. Se reagisco così ad una dichiarazione della tua ex, vuol dire che non sono ancora riuscita a dimenticare quello che è successo a Malibu. Non smetto di pensare alla tua vita di prima, ed ho paura che possa ricapitare. Non posso permettermi un cuore spezzato. Quando torneremo a Phoenix, dovrò chiederti di andartene di casa... mi dispiace" avverto un nodo in gola che di solito precede un fiume di lacrime. Scendo un paio di scalini, preparandomi ad andarmene. Mike mi tira per il braccio, ed evito di guardarlo negli occhi perché conosco perfettamente l'effetto che mi fanno.

"Paige, per favore. Dovevo dirti una cosa ieri sera. Qualcosa che avrebbe cambiato la nostra vita per sempre. Non l'ho fatto perché... ti prego, Paige". Tiro un grosso respiro, liberandomi della sua presa con una leggera spinta.

"Mi dispiace. Torno in hotel adesso. Non devi seguirmi". Chiamo un taxi con un cenno della mano, e prima di salire in auto dichiaro: "Saluta Chris da parte mia". Tutto questo senza guardarlo in faccia. Gli ho detto che non sopporterei di ottenere nuovamente un cuore spezzato, ma lasciandolo ho fatto di peggio. Appena sono nella mia stanza d'hotel, riempio la vasca di acqua e mi immergo per fare un bagno. Per qualche secondo, scivolo totalmente lungo la ceramica, affogando rabbia e dispiaceri. Quando torno a respirare a pieni polmoni, mi porto entrambe le mani sul viso restando in ammollo per molto tempo. Le braccia poggiate sui bordi della vasca, e ogni tanto mi volto verso la porta sperando che Mike torni. Apprezzo che mi stia concedendo lo spazio che gli ho richiesto, ma da una parte non vorrei. Mi manca, e non siamo ancora tornati a Phoenix.

Quando lascerà casa mia con la sua valigia, sarà decisamente molto peggio. Per pranzo, ordino il servizio in camera per due però il piatto di Mike resta intatto. Si raffredda e ad un certo punto chiedo al cameriere di portarselo indietro.

Mike rientra dopo il tramonto, con nonchalance. Mi guarda con la coda dell'occhio prima di sfilarsi il giaccone. Non emetto alcun sibilo. Voglio che sia lui a parlare per primo, se dovesse avere qualcosa da dirmi. Non lo fa. Dopo essersi fatto una doccia, si infila sotto le coperte sotto i miei occhi accusatori. Fuori è buio ma non è così tardi. Prendo il cellulare e vado in bagno, componendo il numero di Zoe. Inizia a raccontare com'è andata la sua serata, parlandomi di Luke fino allo sfinimento. Afferma che stanno provando ad avere una relazione, per questo sta nevicando così incessantemente negli ultimi giorni. È una novità per entrambi, però sono felice per loro. Quando mi dà modo di parlarle anche della mia serata, tiro su con il naso soffocando le lacrime. "Paige?" dal suo tono agitato, comprendo che ha capito che sto piangendo. "Zoe, qui sta andando male. Quella stronza ha rovinato tutto" parlo a bassa voce, sedendomi sul bordo della vasca. "Di chi parli?".

"La ex di Mike". Zoe abbaia, dichiarandosi determinata ad eliminarla. "Non preoccuparti. Lei non ha tutte le colpe, infondo. Vorrei che ci fosse più fiducia, ma non c'è e forse non ci sarà mai... abbiamo rovinato quello che stava per nascere, e non so se la cosa si possa risanare". "Paige, che stai dicendo?".

"Gli ho chiesto una pausa, e quando torneremo in città dovrà andarsene da casa mia". Mi passo una mano sulla guancia, per poi portarmela tra i capelli. "Non mi sembri convinta". "Non lo sono, ma devo farlo. Ne abbiamo bisogno entrambi. È successo tutto troppo in fretta. Non dovevo chiedergli di convivere. Dovevamo viverla lentamente, come due persone normali che si stanno frequentando. Non voglio che finisca come con Ethan, e di certo lui non vorrebbe che suo figlio si affezionasse ad una persona qualsiasi, di passaggio. Questo timeout è fondamentale" faccio un cenno con la testa, autoconvincendomi che la mia è la scelta giusta.

"Non resisterai una settimana senza di lui". "Dovrò riuscirci, Zoe. Mi serve del tempo. Non ci stiamo lasciando definitivamente, non potrei mai farlo. Sono troppo innamorata di Mike per lasciarlo andare, e quella stronza non l'avrà vinta. Ce la faremo. Devo solo resistere e riflettere, ma per conto mio". Ad un tratto la maniglia della porta si abbassa, e Mike appare all'improvviso. "Ho bisogno del bagno" dichiara, guardandosi intorno. Mi limito a fare di sì con la testa, e raggiungendolo gli sfioro il braccio di sbieco avvertendo un fastidioso formicolio. Il perenne brivido che mi provoca la sua presenza. Zoe ha ragione. Non resisterò una settimana. La saluto e mi rimetto a letto, sprofondando nelle coperte calde.

Sull'aereo di ritorno a Phoenix, io e Mike sediamo vicini senza rivolgerci la parola. Ho la testa completamente rivolta verso l'oblò, così posso far scendere qualche lacrima restando nella penombra. Non abbiamo parlato molto nelle ultime ore. Quando è capitato, ci siamo detti prevalentemente cose futili e meccaniche. L'hostess passa da noi domandandoci se vogliamo qualcosa dal carrello. Entrambi scuotiamo il capo quasi in sincrono, tornando a fare quello che stavamo facendo. Mike legge una rivista sportiva, ed io uno dei miei tanti romanzi strappalacrime, che al momento possono solo peggiorare le mie condizioni emotive.

Quando superiamo lo zerbino di casa mia, è notte fonda e vorrei dire a Mike di restare e di trasferirsi appena si farà mattina, ma lui mi precede trascinando le sue cose dalla stanza da letto al soggiorno. Apre la sua valigia, trovando il dipinto che mi ha regalato. Esita qualche secondo e dopo lo afferra, porgendomelo. "Ho prenotato in hotel" spiega, come per dare un senso alla cosa. "Aspetterò finché ne avrò la forza, dopodiché..." ingoia la saliva, e poi scuote la testa. "Vado". Apre la porta e dopo prende le sue valige dai manici, spingendoli verso l'ingresso.

All'improvviso, sento che devo fare qualcosa. Non posso permettergli di andarsene. Il solo pensiero di passare una notte senza di lui mi rende cieca dal duolo, e so che questo rimorso non mi abbandonerà mai. "Mike!" lo richiamo, con la voce rotta e il cuore a pezzi. Lui si volta piano verso di me, guardandomi con i suoi grandi occhi languidi che adesso sono lucidi e spenti, come se gli avessi provocato il dolore più grande al mondo.

Dopo abbozza un sorriso, rassicurandomi. "Non preoccuparti. Credo ancora in noi" risponde, andandosene per la sua strada. E così ha inizio un altro capitolo della mia vita, forse il peggiore. Quest'anno è decisamente iniziato con il botto, e continuo a prediligere l'ironia perché se dovessi dare manforte all'attuale circostanza in cui mi sono imbattuta, cadrei in uno stato di umiliazione e sconcerto e non ne uscirei così presto. Prendo il quadro che mi ha regalato e lo appendo in camera da letto, ammirandolo per qualche minuto prima di mettermi a dormire.

𝙏𝙝𝙚 𝙇𝙞𝙛𝙚𝙜𝙪𝙖𝙧𝙙 | 𝘾𝙝𝙧𝙞𝙨 𝙀𝙫𝙖𝙣𝙨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora