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Hanako guardò Touya.

Touya guardò Hanako.

Hanako guardò la panchina su cui erano seduti.

La panchina guardò- ah no.

Touya guardò Hanako.

"Faremo il gioco degli sguardi ancora per quanto?" chiese la ragazza, e lui sorrise. Le stringeva la mano, tremando leggermente per l'emozione.

Anche lei tremava.

"Hanako, mi dici dove mi porterà questa macchina che stiamo aspettando?"

"No." Touya sorrise leggermente "Ancora non ti fidi di me?"

"Mi fido, mi fido, è solo che..." le parole gli morirono in gola "Hanako sono cinque anni che ti aspetto." la ragazza abbassò lo sguardo: non ne avevano ancora parlato "Hanako, dove sei stata per gli ultimi cinque anni?"

"Il signor Yamada non era felice del mio operato, ma gran parte dei Pro Heroes erano dalla mia parte e quindi non mi ha potuto fare niente. Mi è stato severamente vietato di venire a trovarti e di farti ricevere qualsiasi informazione su di me. Se questo divieto fosse stato infranto, i tuoi anni lì dentro sarebbero aumentati. Ecco perché... Perché nessuno ti dava mie notizie, e d'altra parte nessuno ne dava a me di tue" spiegò la ragazza, con lo sguardo puntato sul cemento.

Nessuno disse niente per qualche minuto. Touya stava cercando di metabolizzare la cosa nella maniera migliore possibile, senza troppi risultati, mentre lei stava cercando di non piangere. La brezza accarezzava i loro visi, ed asciugava le loro lacrime.

"Hanako" la chiamò lui.

"Touya"

"Fa strano parlarti alla luce" Hanako si tolse la giacca e se la mise a mo' di cupola per farli stare con le teste al buio. Entrambi sorrisero.

"Ecco, ora siamo al buio" mormorò Hanako, sorridendo.

Touya le accarezzò il viso con la mano, e pensò a quello che gli aveva detto la guardia all'uscita: diceva sempre il suo nome. Era l'unica cosa che l'aveva mantenuto in vita in quel posto, in effetti: Hanako, la consapevolezza che sarebbe stata lì per lui, la speranza di vederla una volta fuori.

Ed ora, quel momento era arrivato.

"Ho fatto quello che mi hai detto, lo sai? Ho stretto un rapporto con i miei famigliari, ho chiesto scusa" Hanako sorrise e gli accarezzò la guancia.

"Anche io ho fatto quello che mi hai chiesto" disse, togliendo il giubbotto da sopra le loro teste e prendendolo per mano "ho pensato a Touya, ogni secondo, da quando me ne sono andata" in quel momento arrivò il taxi, e l'autista scese facendo sventolare il braccio per richiamare l'attenzione della ragazza. Hanako trascinò il ragazzo verso la macchina, ridendo, e lo fece sedere. L'autista lo salutò come fosse un vecchio amico, e senza dire niente a Hanako mise in moto.

"Non gli dici la destinazione?" chiese Touya, un po' stupito.

"La sa già" rispose Hanako, sorridendo. Le loro mani erano intrecciate, i loro capi appoggiati l'uno all'altro.

"Sai chi mi ha chiamata prima?" chiese Hanako, sorridendo.

"Chi?"

"Damian" a quel nome, Touya si rabbuiò un po': che i due si fossero riappacificati?

"E che dice?" chiese, con una nota di preoccupazione nella voce.

"Dice che si è trovato una, lì in Inghilterra, e sai? Si ricordava che oggi fosse il gran giorno... Gliel'ha detto Izumi due anni fa, e lui se n'è ricordato. Ti saluta." il ragazzo fece un sorriso di sollievo e non rispose: baciò la testa di Hanako, che si strinse a lui e gli accarezzò dolcemente la mano.

Parlami nel buio - Dabi, BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora