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"Ci vediamo domani, okay?" mormorò Hanako all'orecchio di Damian, per poi rivestirsi e dirigersi verso la porta d'uscita dell'appartamento.

"Amore" la chiamò lui "ti amo" Hanako sorrise.

"Anche io" rispose, per poi uscire e chiamare il taxi.

Era passato poco meno di un mese da quando Dabi se n'era andato, e la loro lotta per la supremazia era durata, in silenzio, per tutto quel tempo: ad ogni azione avventata di Hanako corrispondeva una risposta da parte del ragazzo, che agiva dall'ombra come per stuzzicarla. Ora, Hanako prendeva il lavoro in maniera un po' meno seria: se prima la sua unica ambizione era quella di sconfiggere l'Unione, ora quello che voleva era sconfiggerla senza però uccidere i suoi componenti. Cosa che non era molto scontata.

In quel mese, erano parecchi gli incontri che Hanako aveva avuto: in primis aveva incontrato Endeavor, e l'aveva informato di tutto quello che sapeva riguardo l'Unione. Effettivamente non era il tipo più simpatico del mondo, questo Hanako lo riconosceva, ma insomma simpatico o meno era il Number One Hero ed andava rispettato come tale. Lui le aveva parlato un po' di quello che sapeva, ma senza dire nulla di certo: aveva nominato suo figlio in maniera abbastanza fiera, e dopo solo mezz'ora di conversazione i due si erano salutati.

Più significativa era stata, invece, la conversazione avuta con All Might riguardo il suo - ormai non più suo in realtà - quirk, che ora scorreva nelle vene del giovane Midorya. Alla fine, Hanako aveva accettato l'idea che quel ragazzino potesse diventare il nuovo simbolo della pace, e si era adattata a quella cosa in realtà abbastanza tranquillamente.

La vita proseguiva in maniera tranquilla: la signora Okada era tornata, Hanako e Damian non erano mai stati così uniti, Izumi aveva ricevuto una promozione ed il signor Yamada aveva smesso di congedarla ogni volta che era infastidita. Diciamo che Hanako aveva mandato una mail cortese ed educata in cui gli ricordava che lei era come tutti i suoi altri sottoposti e che non poteva sopportare l'idea di avere privilegi rispetto agli altri.

Quella sera, dopo essere andata da Damian, Hanako era tornata a casa sua e si era spaparanzata sul divano a guardare un film: basta lavoro, per quel giorno. C'era una tale calma in casa sua che Hanako faticava a credere che, circa un mese prima, avesse attraversato quella stanza con una barella che sosteneva un ragazzo in fin di vita. Un ragazzo che poi era riuscita a salvare ma che le aveva macchiato di sangue ben due paia di lenzuola, per poi dare fuoco ad un terzo. Un ragazzo che di giorno le creava solo problemi, e che di notte era la persona più dolce e simpatica avesse mai conosciuto. Senza contare che, quello stesso ragazzo, l'aveva abbracciata quando lei aveva deciso di aprirsi a lui.

L'aveva fatto, quella sera, si era aperta a lui intendo, perché aveva sentito che ne aveva bisogno: quel ragazzo aveva bisogno di sentire la sua storia, di sapere che anche lei aveva dei problemi, e forse Hanako sperava nel profondo che lui le rivelasse i suoi.

Cosa che poi non era successa, ma non è questo il punto.

La protagonista del film stava facendo qualcosa di molto stupido, e Hanako sorrise nel vederla dire alla migliore amica tutti i suoi sentimenti nel confronto del ragazzo he amava. Avrebbe voluto dormire, quella sera, ma le arrivò una chiamata da parte di Izumi.

"Ehi, dimmi tutto"

"Ciao sorellina! Come stai?"

"Eh, insomma, stanchina, e tu?" Izumi rise dall'altra parte del telefono.

"Sempre in giro tu eh! Mamma mia, dovresti dormire di più... Senti, che ne dici se domani vengo da te? Magari quando sei in pausa pranziamo assieme"

"Volentieri" Hanako sorrise.

"Senti, c'è una cosa di cui ti vorrei parlare" le disse Izumi, e dal suo tono di voce Hanako percepì che era un po' turbata.

Parlami nel buio - Dabi, BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora