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"Ci ha dato dei... biscotti?" chiese Izuku, alquanto perplesso, guardando il cesto pieno di biscotti colorati che era appoggiato sul tavolino di vetro, nel centro della stanza dove li avevano fatti sedere.

"Sì" constatò la compagna di classe, Momo, anche lei stupita, e si guardò attorno cercando di individuare qualche riferimento sulla persona che li aveva accolti: una foto, una targhetta, o qualsiasi cosa che ne indicasse il nome o la faccia. Tuttavia, non ne trovò traccia: l'ufficio in cui erano stati sistemati era bello quanto neutro, privo di ogni tipo di personalizzazione.

"Ci stanno prendendo per il culo!" esclamò Katsuki, prendendo un biscotto a forma di cuore e facendolo esplodere con aria stizzita. Dei sei, era visibilmente quello più seccato di trovarsi in quel luogo, e non sembrava preoccuparsi di nasconderlo.

"Kacchan non fare così..." provò a rimproverarlo Izuku, ma si ammutolì quando ricevette un'occhiataccia dall'altro, e quindi se ne tornò a contemplare i biscotti che erano stati messi in centro al tavolo: ce n'erano a forma di fiore, a forma di cuore, a forma di uccellino... Ce n'erano addirittura alcuni che rappresentavano All Might, il suo idolo.

"Certo che questa persona è poco puntuale" commentò Eijirou, mettendosi comodo sul divano.

"Ah perdono, perdono" la voce arrivò dalla porta "è che sono stata impegnata in una conversazione importante con il mio capo... Non volevo farvi aspettare" disse Hanako, entrando in quel momento, e si sedette davanti ai ragazzi su una poltrona comoda, che prese direttamente dalla sua scrivania.

"Che piacere conoscervi!" esclamò, sorridendo amabilmente "mi presento, mi chiamo Hanako Yoshida, e faccio parte della AAUV, l'Associazione Anti Unione dei Villain. Credo di non dovermi spingere oltre nelle spiegazioni, giusto?" i cinque ragazzi annuirono all'unisono "Bene, allora parlate voi: prima di entrare nel succo della questione, vorrei che vi presentaste, così saprò bene con chi ho a che fare" era una bugia: lei sapeva perfettamente chi erano e da dove venivano. In realtà, non era neanche vero che era stata impegnata in una conversazione con il suo capo: era andata con la sua segretaria in una stanza vuota a farsi ripetere esattamente la storia di ognuno di loro.

Voleva che fossero loro a parlare di se stessi, voleva vedere se intanto quello che dicevano coincideva con quello che sapeva lei, e poi voleva che si aprissero. E così, uno ad uno i ragazzi si presentarono, e Hanako rimase per più di un'ora ad ascoltarli, annuendo e prendendo qualche appunto.

"Quindi" disse alla fine, squadrandoli con aria critica "qui abbiamo il figlio figo di Endeavor, una sottospecie di sasso rosso, un esagitato che fa esplodere le cose, una signorina con forme prosperose che deve studiare per poter usare il suo quirk, una versione di me fatta meglio e... Un bambino che si è sviluppato tardi. Mi sbaglio?" i sei la guardarono attoniti "No, non mi sbaglio, bene." proseguì Hanako "Ma ora entriamo nel succo della questione: voglio che voi mi diciate ogni cosa riguardo quello che sapete sull'Unione."

Nessuno di loro era abituato a quel comportamento, o per lo meno non da parte di un adulto. C'era da dire che Katsuki si comportava in quel modo praticamente sempre, ma nessuna persona al di sopra dei diciotto anni si era mai rivolto in quel modo a loro. Infatti, rimasero alquanto scioccati quando lei, con tutta la nonchalance del mondo, si sedette comoda e si prese una penna dai capelli, per poi mettersi in una posizione che lasciava ad intendere il fatto che fosse pronta a prendere appunti. In maniera seria questa volta.

Quando, alla fine, tutti e sei ebbero rilasciato le loro dichiarazioni, Hanako si ritrovò con praticamente ancora meno materiale di quanto avesse in principio: i ragazzi sapevano cose vaghe, avevano qualche nome ma che non si riconduceva a nulla se non ai loro ricordi. A quanto dicevano, c'era il capo dell'Unione, Shigaraki, che aveva ereditato il comando dal padre adottivo, All For One, e nella sua cerchia più ristretta c'erano Kurogiri e Gigantomachia, ma questo lei già lo sapeva. Le erano stati fatti dei nomi nuovi: Toga, una ragazza psicopatica dai capelli biondi e gli occhi marroni, Spinner, una lucertola con i capelli viola, Twice di cui però non si conosceva il volto e Dabi, un ragazzo pieno di ustioni su tutto il corpo e piercing ovunque.

"Bene, grazie a tutti voi per il vostro cortese aiuto" disse Hanako, lentamente, ispezionando i suoi appunti alla ricerca di qualcosa di più di quanto aveva capito, ma che alla fine non trovò.

"Grazie a lei, signorina Yoshida, è stato un piacere poter collaborare" le rispose Tenya, e lei lo guardò per qualche istante, prima di rivolgergli un cenno con il capo e tornare a guardare i suoi appunti. Quel ragazzino la urtava infinitamente: lui aveva il suo stesso quirk, solo fatto meglio; poteva usare le sue gambe nel combattimento, e poteva aiutare le persone che amava. Lui, poteva diventare un Hero.

"Potete andare, ragazzi, è stato un piacere" disse allora Hanako, sorridendo, ed alzandosi per accompagnarli alla porta. Uno ad uno, i ragazzi la salutarono ed uscirono dalla stanza.

Solo due di loro rimasero al suo interno.

"Bakugou e Midorya, ditemi pure ragazzi" disse loro la signorina Yoshida, sorridendo gentilmente.

"Attaccheranno" fu Katsuki a parlare "non so quando, ma parlavano di un attacco imminente. Vedete di non farvi trovare impreparati, stupidi sassolini..." fece, per poi aprire la porta ed uscire sbattendola.

"Ma fa sempre così?" chiese Hanako al ragazzino che se ne stava ancora lì in piedi nel suo ufficio, a guardare il pavimento con aria nervosa.

"Oh, mi creda, fa anche di peggio" mormorò, sorridendo. Hanako lo invitò a sedersi, se le voleva parlare, ma lui rifiutò gentilmente ed alla fine alzò lo sguardo verso di lei "Ecco... Signorina, vede, vorrei solo chiederle un favore" disse, e dalla sua voce traspariva una profonda preoccupazione.

"Dimmi Midorya" rispose lei, alzando un sopracciglio.

"Ecco, vede, vorrei che mi promettesse che, se la situazione dovesse diventare critica, lei mi chiamerà" Hanako strabuzzò gli occhi. Lui? Avrebbe dovuto chiamare... Lui? Un ragazzino delle medie che ha scoperto il suo quirk da dieci minuti? Durante la presentazione si era fatta un'idea sul suo conto, e non era certo quel genere di persona che si chiama se la situazione è critica.

"E perché?" chiese, allora, la ragazza, fissando Izuku con un sopracciglio alzato. Il ragazzino diventò tutto rosso, ed iniziò a farfugliare cose incomprensibili su segreti che non posso dire e fiducia. Alla fine, Hanako gli mise una mano sulla bocca e gli aprì la porta.

"Stai tranquillo, Midorya, se per caso dovessi aver bisogno di te ti chiamerò senz'altro" gli disse, e lui le strinse la mano ringraziandola infinitamente, per poi girarsi e correre dai suoi compagni. Hanako, si rese conto in quel momento che quel ragazzino le aveva messo un bigliettino in mano con sopra scritto il suo numero.

Tipetto strano pensò, divertita, mentre andava alla sua scrivania e tirava fuori da un cassetto quella che poteva sembrare una mappa piegata su se stessa: era una specie di mappa, in effetti, ma invece che luoghi e vie aveva tutte le informazioni sull'Unione che Hanako era riuscita a trovare. C'erano nomi, volti, informazioni di avvistamenti... C'erano tante di quelle cose che pareva difficile trovarci un senso logico, eppure nella testa di Hanako tutto quello che era in quel pezzo enorme di carta aveva senso. Dopotutto, era stata lei a costruirlo.

Dopo aver aggiunto le poche informazioni che aveva ricavato dagli studenti richiuse il foglio, per poi riporlo accuratamente nel solito cassetto e chiudere quest'ultimo a chiave per evitare eventuali furti. Ad essere a conoscenza di quella cosa, in realtà, erano soltanto poche persone tra cui lei stessa ed il signor Yamada, ma la prudenza non è mai troppa.

Hanako guardò l'orologio: aveva cinque minuti per precipitarsi nella sala riunioni. La cosa non la spaventava: era un suo pregio quello di essere veloce - anche l'unica cosa che sapeva fare - ma sapeva di non potersi mettere a correre troppo veloce all'interno della struttura, e la cosa le dava fastidio. Aveva voglia di correre veloce, veloce davvero, magari in un bosco o in una pista, ma erano appena le undici del mattino e lei non poteva andarsene da quel luogo prima delle tre e mezza di pomeriggio, quando avrebbe finito l'ultimo lavoro che aveva da fare nella stanza del signor Yamada.

In quel momento le squillò il telefono.

"Pronto?"

"Dove sei, Hanako? Ti stanno aspettando tutti qui giù... Mi ero raccomandato di non fare tardi!" Hanako sospirò.

"Arrivo, signor Yamada, mi dia qualche secondo e sono da lei" affermò, sistemandosi i capelli.

Parlami nel buio - Dabi, BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora