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Hanako sorrise.

Touya ricambiò il sorriso.

Hanako si protese in avanti per baciarlo.

Touya fece lo stesso.

Si tirarono una testata.

Hanako scoppiò a ridere.

Anche Touya scoppiò a ridere.

Le persone che avevano assistito alla scena ridevano per non piangere.

Alla fine riuscirono a baciarsi, e le persone cominciarono ad applaudire. Hanako lo abbracciò stretto, con le lacrime agli occhi mentre rideva, e gli sussurrò un ti amo all'orecchio.

"Anche se ti ho tirato una testata?" chiese lui, divertito.

"Anche se mi hai tirato una testata" rispose Hanako, accarezzandogli i capelli bianchi.

Dal fondo della sala si sentì la voce di Izumi, che le urlava sbracciandosi di gettare quel dannato bouquet e Hanako la maledisse in silenzio prima di girarsi e lanciare il mazzo di fiori.

C'erano tutti: erano venuti tutti i Todoroki, Izumi e Hawks, la signora Okada, Damian e Charlotte, i ragazzi dello UA, i dipendenti di Hanako, il signor Yamada - accompagnato, contro ogni previsione, dal signor Okamoto, che ora era il suo compagno stabile - e vari amici che i due si erano fatti negli anni: da qualche parte, tra la folla, c'era anche il signor Yoshida, che guardava Hanako con le lacrime agli occhi. Era un uomo alto, i capelli radi sulla sua testa, l'alopecia che si faceva vedere ormai da anni, il fisico un po' corpulento e le spalle larghe. Non era ancora riuscito a parlare con Hanako: aveva incrociato Izumi, che aveva fatto finta di non vederlo, ed aspettava con ansia il momento in cui sua figlia minore sarebbe andata ai festeggiamenti per le nozze.

Era bellissima: i capelli raccolti in un'acconciatura semplice ed ordinata, il vestito che le ricadeva sul corpo in maniera delicata, quasi non volesse appesantirla, e gli occhi di chi ha tutto il mondo sulla punta delle dita. Accarezzava e baciava quel ragazzo così strano: piercing ovunque, la pelle ustionata, lineamenti duri e così diversi da quelli di Hanako, che al signor Yoshida pareva impossibile che si fossero appena giurati amore eterno.

Sua figlia, la sua erede, aveva sposato un tipo così.

Eppure però sembrava... Sembrava così felice...

Hanako, la stessa Hanako che da bambina scappava di casa per aiutare gli animaletti sperduti, che era sempre la prima a correre a fermare le risse, che tornava a casa con le mani sporche di fango ed i pantaloni sbregati, ora era infilata in un vestito candido come la neve, e stava uscendo da quella struttura mano nella mano con un ex fuorilegge e ricercato, venendo sommersa da chili di riso.

"Oh, mi scusi"

Era stata una giovane donna a parlare: l'aveva urtato per sbaglio, passandogli vicino. Era una rossa, la pelle chiara e gli occhi verdi, alta e slanciata. Sembrava una modella, e gli aveva appena spanto mezzo bicchiere d'acqua sulla giacca. Il signor Yoshida alzò un sopracciglio.

"Nessun problema" rispose, sorridendo leggermente, e togliendosi l'indumento.

"No, davvero, mi dispiace tantissimo, sono mortificata..." proseguì la donna, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa "posso rimediare? Magari... Mi passi la giacca, per favore" il signor Yamada, un po' interdetto gliela diede. Lei prese in mano l'indumento, ci passò sopra le dita e lo asciugò in un secondo.

"Ecco, scusi ancora..."

"Che succede?" intervenne un uomo, che il signor Yoshida riconobbe come Damian. Secondo le descrizioni foto di internet, almeno: quando era andato a cercare informazioni su sua figlia, aveva trovato un articolo di gossip in cui era riportato un dialogo tra Hanako e quel ragazzo, davanti al grattacielo in fiamme. L'articolo diceva qualcosa tipo la giovane attivista Hanako Yoshida molla il suo ragazzo nel bel mezzo di un operazione, per correre in aiuto di un famigerato serial killer: amore o corruzione?

"No, niente amore, è che per sbaglio ho bagnato la giacca del signore, ma ho aggiustato tutto" Damian sorrise, e tese la mano all'uomo.

"Damian Mills, piacere di conoscerla"

"Satoru Yoshida, piacere mio" rispose lui. Damian fece una faccia strana, e poi sorrise.

"Oh, scusi la maleducazione, è che... Lei è il padre di Hanako, giusto?" il signor Yoshida annuì, e dopo ancora qualche scambio di battute Damian e la sua compagna si dissolsero: il ragazzo sapeva perfettamente della situazione a casa Yoshida, e certo non voleva immischiarsi nei loro affari, né tantomeno coinvolgere Charlotte. Per quanto ora fosse amico di Hanako, aveva deciso di lasciare le questioni della famiglia a se stesse: non voleva ulteriori problemi.

Il signor Yoshida sorrise al ragazzo, e si voltò verso il punto in cui, secondo i suoi calcoli, si sarebbe dovuta trovare sua figlia maggiore. Indipendentemente da Hanako, che sicuramente era un tasto dolente, doveva riappacificarsi anche con Izumi: Hanako se l'era presa con lui, e l'aveva dimostrato in base al suo carattere. Gli aveva svuotato addosso un fiume di parole, per poi chiuderlo fuori casa ed ignorare la sua esistenza. Izumi, invece, era una tipa più mite, ed aveva preso quella situazione con filosofia: aveva smesso di contemplare la sua esistenza, si era rifatta una vita, e pure quando era tornato la prima volta gli aveva rivolto sì e no cinque parole.

Izumi era, effettivamente, dove il signor Yoshida aveva previsto: era abbracciata a Hawks, che rideva e scherzava animatamente con Fuyumi e Natsuo. Il signor Yoshida si avvicinò a lei, titubante, e quando Izumi lo vide - ed il signor Yoshida era sicuro che l'avesse visto - si girò dall'altra parte e continuò a chiacchierare tranquillamente.

Per quanto avesse reagito, anche lei, secondo il suo carattere, Izumi era rimasta delusa quanto sua sorella dalle azioni dei suoi genitori, e certo non era tipa da perdonargli anni ed anni di sofferenza con un semplice sorriso. Se Hanako, infatti, era forte ed autosufficiente, e si era reinventata da capo quando i loro genitori le avevano completamente abbandonate, facendo affidamento praticamente solo sulle proprie forze; Izumi non era stata altrettanto forte. Certo, l'aveva superata, ma le ci erano voluti incontri con una psicologa, anni ed anni di insicurezze legate all'assenza di una figura di riferimento nella sua vita, ed uno sfiorato disturbo alimentare, che alla fine si era trasformato in un lungo periodo intriso di attacchi di panico.

Ed ora, ora che suo padre, era davanti a lei, ora che il cinquanta percento delle sue insicurezze e dei suoi demoni interiori le si presentava davanti con aria tanto innocente, Izumi non era sicura che ce l'avrebbe fatta.

Il signor Yoshida sospirò, e mosse qualche passo verso di lei.

Le toccò la spalla.

Izumi si ritrasse e si nascose tra le ali di Hawks.

Hawks guardò male il signor Yoshida, ma capendo la situazione abbracciò la ragazza e le disse che, come sua sorella era uscita da quel camerino qualche ora prima, ora anche lei doveva uscire dalla sua comfort zone ed affrontare quella situazione.

Izumi sospirò.

"Ciao, papà" disse, forzando un sorriso, mentre si girava a guardare quell'uomo che le aveva causato tanti problemi.

"Ciao, Izumi" rispose lui, sorridendo amabilmente: aveva compiuto il primo passo per una famiglia normale.

Forse.

Parlami nel buio - Dabi, BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora