Izumi sospirò profondamente, fece segno a Hawks di stare tranquillo e si girò verso suo padre.
Aveva paura.
"Come sei diventata bella..." mormorò lui, sorridendo in maniera imbarazzata "Sei tutta tua madre, lo sai? Anche lei era un fiore..." Izumi fece una faccia stizzita.
"Grazie" rispose, secca, anche se dentro stava, inevitabilmente, implodendo dalla gioia di sentire quelle parole rivolte a lei, per la prima volta.
"Come stai?" le chiese allora suo padre, e lei fece una faccia stizzita.
"Cosa vuoi che ti dica? Papà sono anni che non ti fai vivo, anni che ci hai abbandonate, ed ora vieni qui e tutto tranquillo mi chiedi come sto? Ci hai già provato una volta, ad avvicinarti a noi, ed alla fine il tuo subdolo scopo è saltato fuori. Cosa vuoi, adesso? Perché sei tornato? Cos'è cambiato dall'ultima volta?" il signor Yoshida sospirò.
"Vedi, Izumi... Io capisco il tuo sentimento, credimi, capisco che mi odi, capisco che hai paura... Ma devi credermi: l'unica cosa che voglio, l'unico motivo per cui sono venuto, è che voglio rimediare ai miei sbagli, voglio cercare di redimermi. Io lo so che ho sbagliato, amore mio, ma credimi se ti dico che non sai com'è andata, non del tutto almeno..." Izumi scosse il capo, e si ricordò cosa le aveva detto la sua analista: il passato è solo un'ombra, non è e non sarà mai qualcosa che può venirti a tormentare, perché il passato non esiste più. Come non hai paura dei dinosauri perché non esistono più, non puoi aver paura neanche del passato. Izumi, quando l'aveva sentita, le aveva risposto lo vada a dire ai soldati che tornano dalla guerra, quelli che poi non dormono per mesi e mesi a causa del terrore degli spari e la donna, con tutta la calma del mondo, le aveva detto di averlo già fatto. Ecco, ora Izumi era un soldato che, dopo essere finalmente riuscito a calmarsi, passa il suo primo capodanno in città e sente i botti ed allora torna a tremare ed essere terrorizzato da tutto.
"E cosa è successo, allora?" chiese, tremante "Perché tu e mamma non c'eravate mai? Perché sei sparito? Perché te ne sei andato, e poi sei tornato solo in cerca di soldi!? Tu, tu che saresti dovuto essere nostro padre, te ne sei andato dalla nostra vita da quando la mamma è morta, ed hai avuto la faccia tosta di tornare e fingerti cambiato solo per avere i soldi di Hanako, che ora è tra le donne più importanti del Giappone. Cosa dovrei pensare, io!?" strillò, attirando le occhiate di alcune persone lì presenti.
"Izumi, non urlare" le sibilò Hawks prendendole il polso, e la ragazza abbassò lo sguardo.
"Sai, amore, la situazione è... Difficile. Diciamo che, come tu ben sai, tu e tua sorella siete state due errori. Da dire così è un po' brutta come cosa, ma non voglio nasconderti più nulla. Io, sai, volevo dei figli, ma vostra madre no, però era contraria all'aborto e così siete nate voi... Una volta si è bucato il preservativo, una seconda l'ho bucato io stesso. Vedi, Izumi, il fatto è che io volevo avere una prole più di quanto volessi poi, veramente, crescervi. Sono stato un egoista bastardo, anche perché quando poi siete nate non sono mai stato in grado di occuparmi di voi. Amavo vostra madre più di qualsiasi cosa al mondo, e quando lei è morta... Voi siete la sua fotocopia sputata, soprattutto tu Izumi, e non ce l'ho fatta. Ma non pensare, neanche per un secondo, che io non vi amassi: devi sapere che ho sempre avuto problemi di cuore. Problemi di cui non sono andato ad informare te e tua sorella perché eravate troppo piccole, ma che si sarebbero potuti trasformare nella mia fine se fossero peggiorati. Dopo la morte di vostra madre, la situazione era già critica, e sono stato obbligato ad allontanarmi da voi: non sono riuscito a dirvi nulla, Izumi, perché stavo troppo male emotivamente e fisicamente." il signor Yoshida sospirò "Non ci sono mai stato per voi, ma questo perché vostra madre non me l'ha mai permesso! Lo so, è brutto parlare male dei morti, ma vedi lei non voleva che la vostra esistenza cambiasse la nostra relazione perfetta, e così ha fatto di tutto affinché tutto rimanesse invariato anche dopo la vostra nascita. Io non vi ho mai odiate, Izumi, anzi ho cercato per anni di tornare da voi, ma vi eravate trasferite e mi ci è voluto parecchio per trovarvi. Poi, quando vi ho viste in TV, quando ho visto tua sorella gettarsi in diretta tra le braccia della morte e fare poi quel discorso, conciata male com'era e mano nella mano con quel ragazzo, ho dato di matto e sono tornato. Ho cercato di entrare in ospedale per vederla, credevo che vi foste messe nei casini, ma lei non mi ha voluto vedere. Allora, ho avuto l'occasione di parlare con un ragazzino: tale Katsuki, mi pare, mi ha spiegato la situazione in maniera non proprio cordiale, ma mi ha fatto capire che Hanako non aveva affatto perso la testa, ma che quello che stava facendo era nobile. Allora ho aspettato la fine del processo, ho aspettato che quel ragazzo finisse in prigione, e sono venuto a cercarvi. Ammetto che avevo un disperato bisogno economico, e che se ho trovato la forza di venire è stato anche perché avevo paura di lasciarci le penne, ma non l'ho fatto solo per quello! Ero terrorizzato, Izumi, quando sono venuto: ero terrorizzato all'idea che voi mi rifiutaste, che avessi rovinato tutto... E poi, diciamocelo, non ero ancora convinto della scelta di vita di tua sorella. Non so come ho potuto pensare di venire lì e farvi da padre, e capisco che dal mio comportamento tu non abbia potuto che pensare che io volessi solo i soldi di Hanako ma non è mai stato così: io volevo tirare su la nostra famiglia distrutta, Izumi, e quando ho visto tua sorella in TV fare quello che ha fatto ho capito che non potevo più lasciarvi da sole. Quindi, piccola mia, ti prego perdonami: non ho mai voluto il vostro male, l'unica cosa che volevo era una famiglia felice... Devi credermi, Izumi. Io amo te e Hanako più della mia stessa vita, motivo per cui oggi sono qui, nonostante i miei problemi di cuore."
Izumi piangeva, le lacrime che le scendevano lungo le guance e le scolavano il trucco, le mani a coprirsi la bocca per evitare di far sbavare anche il rossetto e le guance di un colorito simile al fuoco di Shoto.
Anche Satoru Yoshida piangeva, guardando sua figlia.
"L'unico ricordo che ho con la mamma è... Lei che balla con te, nel salotto della casa in cui vivevamo, vicino alla tabaccheria dove... Dove lui si nascondeva sempre. La mamma si era arrabbiata perché io ero ancora sveglia, ed era corsa fino a me per prendermi a sberle. Da lei ha ereditato il quirk Hanako, non è così?" il signor Yoshida alzò un sopracciglio.
"Lui sarebbe... Quel vostro amico d'infanzia?" Izumi annuì " perché non dici il suo nome?"
"Sai, è una cosa che faccio con Hanako..." mormorò la ragazza "Il fatto, papà, è che eravate troppo impegnati a ballare da soli, tu e la mamma, per accorgervi del fatto che Motoki è morto." Il signor Yoshida sospirò.
"No, Izumi, ti sbagli anche questa volta: lo sapevo che il vostro amico d'infanzia è morto, e mentre vostra madre vi ha segregate in casa, io sono anche andato al suo funerale: ho detto a suo padre che facevate le vostre condoglianze, ed ho acceso un bastoncino d'incenso davanti alla sua tomba. Mi chiedevo... Perché non dite ancora il suo nome, dopo tutti questi anni"
Izumi si coprì anche gli occhi con le mani, singhiozzando, ed il signor Yoshida fece un passo verso di lei. Voleva stringerla, voleva abbracciarla e non lasciarla più scappare. Izumi lo vide avvicinarsi, ed istintivamente si gettò tra le sue braccia pronte. Il signor Yoshida la strinse a sé.
"Lui ci manca, papà, ci manca il fatto di non averlo visto crescere, di non aver potuto... Passare del tempo con lui" Satoru le accarezzò dolcemente i capelli.
"Non possiamo cambiare il passato, Izumi, ma possiamo vedere il futuro: il tuo amico rimarrà sempre vivo, nel tuo cuore ed in quello di tua sorella, se i vostri sentimenti nei suoi confronti sono così forti nonostante siano passati tanti anni" Izumi sorrise.
"Mi sei mancato, papà" sussurrò.
"Anche a me" aggiunse Hanako, da dietro di lei, ed il signor Yoshida si volse a guardarla: aveva il trucco ancora intatto per via del tocco che ci aveva dato un'amica di Izumi, ma le lacrime le rigavano il viso e parevano raggi di sole che accarezzano, dolcemente, una terra arida quanto soffice al tocco.
"Hanako..." mormorò suo padre, tendendole la mano.
"Ho ascoltato tutto" rispose la sposa, con sulla spalla la mano del marito a darle coraggio "ti perdono, papà."
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Parlami nel buio - Dabi, BNHA
FanfictionDAL TESTO: Possono, due organismi di origine ed essenza diversa, intraprendere un viaggio di scoperta l'uno dell'altro che esiste solo nell'oscurità? Possono, due organismi di origine ed essenza diversa, dire di conoscersi solo quando non si vedono...