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"Visto, voi ragazzi non potete giudicarmi ora. La puttanella è maleducata." disse Minho, chiaramente incazzato.

"Minho, ha quasi perso la vita. Sarà un po' scioccato."

"Io sarei scoppiato a piangere senza neanche muovermi" Jeongin aggiunse alla dichiarazione del suo ragazzo.

"Va bene non mi importa. Questo accaduto non lo rende comunque meno di un piccolo stronzo." Minho alzò gli occhi al cielo. "Perché mi fate sembrare sempre il cattivo?"

"Perchè lo sei." Seungmin rispose. "Odiare qualcuno che non hai mai incontrato, o che non hai impiegato tempo o lo sforzo per conoscere, è semplicemente da stupidi hyung."

"Pfft che importa." Minho alzò le spalle mentre si allontanava, probabilmente andando a lezione o probabilmente no.

"Sul serio, quale diavolo è il suo problema?" chiese Felix. Stava cominciando ad essere infastidito dal comportamento del suo amico.

"Non ne ho idea." rispose il suo ragazzo, avvolgendogli le braccia intorno alla vita.

"Ewww Changbin, Felix, prendetevi una stanza!" esclamò Hyunjin, coprendosi gli occhi.

"Hwang, ti comporti come se non avessi mai limonato con me a tavola." Seungmin ridacchiò, colpendo scherzosamente il braccio del suo ragazzo.

    
Jisung stava correndo verso la sua classe, non volendo imbattersi in Jungkook e non volendo arrivare in ritardo. Entrò e si sedette in fondo ignorando tutti gli sguardi strani e abbassò la testa, togliendo poi le cuffie.

Dopo scuola tornò a casa lentamente, come sempre.
Mentre passava davanti alla vetrina di un bar, vide seduto ad un tavolo lo stesso gruppo di sette ragazzi che aveva visto sul tetto.

Improvvisamente, si sentì più solo che mai.

Non aveva mai avuto un gruppo di amici, anzi, non aveva mai avuto amici.

Non si rese conto di essersi allontanato fissando il vuoto fino a quando non andò addosso ad un signore.
Si scusò velocemente e quando riguardò indietro, dalla grande vetrina notò il gruppo di ragazzi che lo fissava.
Fu preso dal panico e corse. Corse fino a casa sua e rimase lì, terrorizzato però all'idea di aprire la porta.

Dopo qualche minuto passato a calmarsi per la corsa, si fece coraggio e l'aprì.
Fu accolto da suo padre subito, in piedi vicino ad essa.

"Perché ci hai messo così tanto?"

"Mi dispiace papà, sono inciampato mentre camminavo. Farò in modo che non accada di nuovo."

"Ti conviene" disse iniziando a picchiarlo. Continuò a colpirlo e colpirlo finché non si accorse che le sue stesse mani stavano iniziando a fargli male.
"Vai nella tua fottuta stanza!" urlò.

Jisung si alzò velocemente, correndo nella sua camera.
Appena chiuse la porta, la chiuse a chiave. Entrò nel suo bagno e crollò.

Afferrò la sua unica amica lametta e iniziò a tagliarsi.

Scusami, mamma. Sono troppo debole per continuare a combattere, ma troppo codardo per farla finita. Mi dispiace mamma. Mi dispiace non posso essere forte per te. Mi dispiace di essere un figlio così orribile. Mi dispiace sono una delusione. Scusami. Mi dispiace davvero. Spero di potermi unire a te presto, davvero ho solo bisogno che tu mi dica che andrà tutto bene. Mi dispiace, mi dispiace mi dispiace mi dispiace.

"Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.." singhiozzava a ogni riga che incideva sulla sua pelle, continuò fino alle cosce, ripetendo sempre le stesse parole.

Una volta calmato, pulì le scie di sangue dal suo corpo. Si alzò e pulì anche quello colato sul pavimento, si sistemò i vestiti e lavò la sua lama.

Si infilò sotto le coperte abbracciando la sua gigantesca tigre di pezza, Yongie. Sapeva di avere un sacco di compiti da fare, ma semplicemente non riusciva a preoccuparsene in quel momento.
Si stese lì, coccolando il peluche.

[...]

Nel frattempo al bar, i ragazzi si stavano chiedendo cosa diavolo fosse successo.

"Ve l'ho detto che c'è qualcosa che non va in lui."

"Minho non fare lo stronzo. Non puoi dirlo, basta." disse Chan sospirando.

"Cosa? È rimasto lì e ci ha fissato per tipo cinque minuti e poi è scappato! Non puoi dirmi che non c'è niente che non va in lui!" Minho era stato pronto a difendersi.

"Ognuno ha la sua storia. Non sai cosa ha passato o sta passando. Potrebbe essere qualcosa di veramente difficile o magari il nulla più totale. È nuovo a scuola e non ha amici. Non essere così fottutamente veloce nel giudicare qualcuno che ti rifiuti di conoscere!" tutti fissarono Hyunjin con gli occhi spalancati, non aspettandosi che scattasse in quel modo. "Cosa? Qualcuno doveva pur dirlo e l'ho fatto io. Lui è uno stronzo con il povero ragazzo. Non sa se sta attraversando qualcosa di orribile. Tutti abbiamo le nostre storie ma quelle di alcune persone non sono così affascinanti come le nostre!"

"Ancora non riesco a farmi cambiare idea su di lui." Minho scrollò le spalle.

"Io lo ammazzo". Hyunjin si alzò, allungando la mano verso Minho ma venne fermato da Seungmin. "Come suo migliore amico è compito mio metterlo al suo posto quando sbaglia."

"È inutile Minnie, non puoi fargli cambiare idea. È testardo di suo, è fatto così. Non cederà facilmente, quindi lascialo essere stronzo se proprio vuole."

Minho girò gli occhi al cielo, si alzò e lasciò la caffetteria.

Non poteva credere che i suoi amici gli stessero dando del cattivo quando era chiaramente Jisung!
Almeno...nella sua testa le cose funzionavano così.

[...]

I suoi amici, tuttavia, non riuscivano a credere a come si stesse comportando. Lo stavano trovando veramente ridicolo.

"Lasciatemi andare da lui." Hyunjin era disperato per farlo ragionare, disperato perché voleva che il suo amico smettesse di comportarsi in modo così infantile.

"No, Hyunjin. Si incazzerebbe solo di più. Lascialo stare." disse Chan ed il biondo ormai stufo si sedette sospirando.

love•hate || minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora