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I due ragazzi uscirono andando verso la macchina dove l'autista li stava aspettando.
"Oh salve, sono Kim Doyoung, l'autista della famiglia Lee." si inchinò.

"Ciao, sono Han Jisung." ricambiò l'inchino educatamente ed entrambi i ragazzi salirono in macchina.
Si sedettero comodamente insieme, parlando di anime.

Quando arrivarono a casa di Jisung, quest'ultimo diventò nervoso.
Scese dalla macchina con le gambe tremanti. Avevano circa mezz'ora, prima che arrivassero i traslocatori per prendere la sua roba.

Entrarono in casa in silenzio.

Jisung non riusciva a parlare. Si sentiva soffocare, la casa era devastata. Non se ne era mai reso conto perché non era mai al piano di sotto. C'erano bottiglie di birra e mozziconi di sigaretta ovunque. La casa era piena di erba, sigarette e alcol, il posto sembrava disgustoso.

Eppure era una bella casa, all'esterno.  Era evidente che il padre di Jisung avesse soldi. Ma l'interno sembrava... orrendo.

Jisung entrò nell'ufficio di suo padre, Minho lo seguiva.

Non gli era mai stato permesso di entrare, era la sua prima volta.
Sbirciarono intorno finché qualcosa non catturò l'attenzione di Minho.

Il cassetto della scrivania era stato lasciato aperto. Si avvicinò e iniziò a guardarci dentro. Non sapeva cosa stesse cercando, aveva solo una forte sensazione istintiva che gli diceva di frugare lì dentro.

Alla fine, trovò una busta con sopra il nome di Jisung proveniente da sua madre.

"Uh, Ji?"
"Hm?" si rivolse a Minho, con le lacrime agli occhi.
"Questo è per te." gli porse la busta e gli occhi di Jisung si spalancarono per la sorpresa.

"G-grazie la leggerò quando andrò a trovarla." disse, lasciando cadere calde lacrime sulle sue guance.

Minho strinse Jisung in un abbraccio, massaggiandogli dolcemente la schiena.
"Prenditi il tuo tempo, leggila quando sarai pronto piccolo." Jisung annuì, seppellendo il viso nel suo collo.

Andarono in soggiorno e Minho guardò tutti i quadri alle pareti.
"Era bellissima, Ji. Proprio come te." disse sorridendo e Jisung iniziò ad arrossire.

"P-pensi che io sia bello?" chiese piano e solo in quel momento Minho si rese conto di ciò che aveva detto.
Voleva negarlo ma non c'era modo di tornare indietro ora.

"Beh...sì. Certo che lo penso." arrossì evitando il contatto visivo.
Tenne gli occhi incollati al pavimento finché non sentì Jisung piangere.

"Ji? Perché piangi?"

"N-nessuno me lo ha mai detto. Mia madre mi ha sempre chiamato il suo 'bel ometto' ma oltre a quel nomignolo non ricevevo altri complimenti. Mi hanno sempre detto che sono brutto, grasso, meglio morto. Diavolo, anche peggio di così" singhiozzò e Minho lo tirò al petto.

Afferrò il mento del ragazzo, costringendolo ad alzare lo sguardo. "Ehi, guardami. Sei bellissimo, okay? Sei davvero la persona più bella che abbia mai visto, e non permettere a nessuno di dirti il contrario okay?" sussurrò.

I traslocatori bussarono alla porta, spaventando i ragazzi. Jisung andò ad aprire e li fece entrare.
Li condusse nella sua camera da letto, e cominciarono a fare i bagagli.
Mise il suo "kit di emergenza" in uno zaino insieme al biglietto di sua madre e Yongie poi lasciò la sua stanza in modo che i traslocatori potessero impacchettare tutto.

"Dovremmo andare alla stazione di polizia per fare il rapporto su tuo padre mentre fanno le valigie." disse Minho e l'altro si limitò ad annuire.

"Alla stazione di polizia." disse il più grande a Doyoung mentre salivano in macchina.
Il tragitto fu silenzioso, ma era un silenzio confortevole.

Quando arrivarono Minho strinse Jisung in un abbraccio.
"Vedo che sei ansioso. Va tutto bene, sono qui. Non ti lascerò." gli sussurrò, Jisung annuì ed entrarono.

"Signorino Han, piacere di vederti. Non ci vorrà molto per rilasciare la tua dichiarazione." il poliziotto salutò i due ragazzi dicendogli poi di accomodarsi.

"Allora, parlami della tua situazione."

Jisung afferrò la mano di Minho, stringendola leggermente.

"B-beh... mio padre non è sempre stato così. Era davvero premuroso e gentile. Il migliore. Poi l'anno scorso mia madre si è suicidata. Esattamente un anno fa... e da quel momento ha cominciato a insultarmi e a picchiarmi."

"E quante volte ti picchiava?"

"Ogni giorno. Ogni giorno appena tornavo a casa da scuola. Mi picchiava finché non si stancava."

"Capisco... ti ha mai aggredito sessualmente? Vedo che ha già alcune accuse di violenza sessuale."

"N-no...non sapevo nulla di questo"

"Ok, capisco. Tuo padre beveva spesso?"

"Sì...dopo essere tornato a casa da scuola era sobrio. Ma di notte beveva molto."

"E com'era il suo comportamento da ubriaco?"

"Lo stesso di quando era sobrio, semplicemente non gli importava di niente."

"Ti dava da mangiare tre pasti al giorno?"

"No... la maggior parte delle sere non mi lasciava mangiare."

"Oh piccolo, capisco... hmmm qualcos'altro?"

"I-io penso che stia solo soffrendo molto."

"Sono d'accordo con te, al cento per cento. Grazie per la tua dichiarazione, continueremo la sua indagine. Puoi andare, abbi cura di te Jisung." si salutarono e se ne andarono.

"Sei andato benissimo." lo rassicurò Minho.

"Andiamo a trovare mia madre adesso." sussurrò Jisung ed il più grande annuì.

Jisung non si rese conto di star tenendo ancora la mano di Minho finché non lo sentì stringergliela leggermente.



love•hate || minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora