Parole sincere

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"N-Nat... Nat perché l'hai fatto?" chiese Jessica con le lacrime agli occhi alla spia.

"Sei tu la ragione che mi ha spinto a farlo" rispose Natasha avvicinandosi alla ragazza e stringerla in un abbraccio caldo e forte.

Jessica si destò, con gli occhi sbarrati e grondante di sudore. Peter la guardava preoccupato. Una lacrima le rigava il volto. Prima che Jessica parlasse, l'Uomo Ragno la strinse in un abbraccio.

"Pete, non penso di potercela fare... Nat... Lei... Perché?" ansimò la ragazza con voce spezzata dai singhiozzi.

"Dobbiamo cercare di superarlo, Jess" ammettè Peter con un tono triste, lui aveva perso Tony, il suo mentore, si sentiva quasi stupida a lamentarsi di Nat quando anche lui aveva perso una persona importante, nella sua vita. Ma la cosa era più forte di lei, le mancava più di ogni altra cosa. Quella sera, Jessica era andata a dormire a casa di Peter, dopo la battaglia. Non aveva voglia di dormire da sola a casa, le serviva un appoggio da parte del ragazzo.

"Lo so, continuo a ripetertelo ma è più forte di me... La persona che mi ha aiutato di più nella mia vita è morta... Pete non è facile... Poi sono incazzata con me stessa perché continuo a dirmi che potevo avere un'altra possibilità. Avrei potuto uccidere Thanos, ne sarei stata capace se quello stronzo non mi avesse scaraventato a monculi..." spiegò la ragazza guardando fuori dalla finestra.

"Jess è il destino... So che tu avresti potuto farlo, ne saresti stata capace..." mormorò Peter e la ragazza si voltò verso di lui.

"Oh, sono una stupida! Cosa dico! Anche tu hai perso una persona! Non ne combino una buona! Sarei dovuta morire uccisa dai poteri di Carol e Thor" sbuffò la ragazza.

"Non dire così... Natasha l'ha fatto perché ti amava, affinché tu vivessi, affinché ti vendicasse..." sussurrò il ragazza cercando di calmare Jessica e a quelle parole il volto della ragazza si addolcì, si avvicinò al ragazzo e si lasciò cullare dalle sue braccia calde e sicure.

Il giorno dopo, verso il primo pomeriggio, la ragazza prese un vestito nero e se lo mise. Decise di non toccare cibo, piuttosto, insieme a Peter si diressero verso quella che doveva essere la casa di Stark, una villetta in puro legno con la vista sul lago e in mezzo al bosco, dove aveva cresciuto Morgan, la figlia che aveva avuto con Pepper. Appena arrivata, Clint si diresse verso la ragazza.

"Jessica... Devo farti vedere una cosa" annunciò lui prendendola per l'avambraccio e portandola lontana da orecchie indesiderate. Appena l'uomo si fermò, prese a cercare qualcosa nelle sue tasche. Poi estrasse un medaglione in oro e lo porse a Jessica.

"Questo è un medaglione che portava sempre Nat, ogni giorno, ogni ora dal giorno dello schiocco...Per più di cinque anni..." spiegò Clint e Jessica lo prese tra le mani, curiosa. Lo aprì e si intravide una foto di lei e Natasha, probabilmente dopo un allenamento, vista la stanchezza con cui Jessica si appoggiava alla spalla della spia. Una lacrima solitaria rigò il volto dell ragazza.

"Grazie, Clint... Davvero..." mormorò la ragazza sorridendo all'arciere e girando e rigirando il medaglione, osservando la foto, non perdendosi nemmeno un millimetro. Pepper, insieme alla figlia, Rhodes e Happy. Pepper le diede in mano una corona di fiori con al centro, in una piccola bacheca di vetro trasparente, una foto di Nat. Si avvicinarono al lago, Pepper lascia la sua corona di fiori e la lascia trasportare dalla corrente dell'acqua, Jessica allungò le braccia per imitarla, la ragazza passò due dita attorno alla foto della donna, delineandone gli zigomi e tutte le linee, mentre si immaginava la sua faccia sorridente, il suo sorrisetto malizioso che aveva sempre stampato in faccia, l'orgoglio brillarle negli occhi quando Jessica riuscì a immobilizzare Steve a mani nude. Finalmente riuscì a far galleggiare la corona e non si era nemmeno accorta che stesse piangendo, si asciugò le lacrime con il cappotto e diede uno sguardo alla corona che era già lontana. Pepper le fece segno di andare a parlare sull'altare, per dire qualcosa, a primo impatto la ragazza non volle ma poi pensò che Nat l'avrebbe voluto. Jessica si avvicinò al piccolo altare e tutti seguirono i suoi movimenti con sguardo triste. La ragazza prese un respiro profondo e cominciò a parlare.

"Non ho preparato un discorso, li considero inutili... Ciò che uscirà dalla mia bocca, sono parole sincere... Parlerò con il cuore, per quanto io possa riuscirci..." la ragazza prese un altro respiro profondo prima di parlare; "Quando Scott Lang piombò nella base degli Avengers, proponendo loro un piano per riportare tutte le anime che Thanos aveva spazzato via, Natasha non poté credere alle sue orecchie, finalmente qualcuno che le regalava un filo di speranza a cui appendersi... Non le importavano i rischi che avrebbe corso, non le importava se le probabilità di fallimento superavano quella della riuscita, se ci fosse stata una minima possibilità di riportare tutti indietro, l'avrebbe accolta senza battere ciglio... Indipendentemente dai rischi che lei stessa avrebbe corso... Perché dico questo? Perché se c'è una cosa che ho fatto e nessuno può dubitarne... È quella di averla conosciuta, molto meglio di tutti gli altri Avengers messi insieme... Natasha non aveva mai avuto nessuno. Probabilmente perché il suo carattere glielo impediva, il suo fare doppiogiochista e i suoi segreti. Gli altri pensavano che Natasha fosse questo, ma no... Non era questo... Natasha era brava, leale, forte, altruista, se ce n'era il bisogno si prendeva cura di te, era un eroe. Un animo tormentato dai ricordi.
Lei era perfettamente imperfetta. Era unica. Non aveva bisogno di stabilità, di marito o figli (a cui però doveva rinunciare lo stesso a causa della sua sterilità). Aveva gli Avengers. Quella era la sua famiglia.
Vedova nera. È così che la chiamate. E poi perché? Ciò che si è lasciata alle spalle è diverso da ciò che avrebbe voluto. Ha stracciato le scarpette da ballo e ha premuto il grilletto, centinaia e centinaia di volte. Natasha ci ha fatto capire che una ragazzina non per forza deve essere una principessa, ma molte volte una guerriera. Ora arrivo al punto. Molti di voi non conoscono la sua storia. Non starò qui a raccontarvela, ma vi farò un semplice esempio.
Natasha conobbe la mia storia circa nove anni fa... Una storia piena di orrori... Mi ospitò a casa sua finché non avrei trovato i miei genitori... Ora mi chiederete... Perché l'ha fatto? Natasha ha subito le stesse cose, gli stessi maltrattamenti... Si è messa subito nei miei panni... Una ragazzina, anzi un'assassina, che rispettava gli ordini per sopravvivere...
Ed è diventata la persona più forte che poteva essere... È grazie a lei che ora sono un Avenger... È grazie a lei che ora sono quello che sono... È grazie a lei che mi ha dato la forza di continuare... È come se mi avesse parlato e mi avesse detto nel preciso istante in cui dovevo compiere una scelta che avrebbe determinato la mia fine o la mia sopravvivenza... Lei mi ha fatto capire che non ero semplicemente una ragazzina che possedeva dei poteri, con questo potevo cambiare il mondo, migliorarlo... Vorrei davvero che ci fosse stato un modo per riconoscere i bei momenti prima di lasciarli..." mormorò la ragazza con voce piena di dolore, gli occhi lucidi verso gli invitati, alcuni piangevano, alcuni non ne avevano più le forze. La ragazza spostò lo sguardo davanti a lei un'ultima volta, scese dal piccolo altare e così finì il suo discorso.

Ciò che eri non determina ciò che sei || Marvel StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora