Il Divoratore di Mondi

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"Capitano, io credo in lei" aggiunse Fury prendendola per l'avambraccio prima che lei scattasse in volo. Jessica deglutì, fece qualche passo indietro, poi con un altro si diede la spinta e su alzò in volo.

Fece chissà quanti chilometri in un secondo, evidentemente i poteri di Carol avevano aiutato molto in questo. Sorpassò nubi stellate e pianeti dai colori chiari e scuri. La brezza era calda e rassicurante. Doveva ammettere che non le dispiaceva volare nello spazio. Poi le venne in mente che l'ultima volta che ci era stata, fu quando degli agenti dell'HYDRA, incaricati da Pierce, la portarono nello spazio e le dissero di buttarsi quando erano già fuori dall'atmosfera, e quindi senza ossigeno. Ancora non aveva sperimentato questo suo potere del poter respirare anche nello spazio, e quindi se non lo avesse avuto, sarebbe morta per asfissia, mancanza di aria. Si ricordò che non pianse prima di saltare nel vuoto, sospirò sonoramente e si buttò. Per fortuna avevano fatto bene il siero e quindi non c'erano stati effetti collaterali. Semplicemente, riuscì a respirare, era un'aria diversa, ma fresca. Magari doveva andare più spesso a fare passeggiatina fuori l'atmosfera, nello spazio più cupo dove si intravedono solo pianeti e stelle, restando lì ad osservare per ore e ore quella meraviglia che non tutti potevano vedere.

I suoi pensieri vennero interrotti da un pianeta di un colorito verdognolo, molto simile al colore della pelle di Hulk, chiamato Sh'ar, proprio dove Fury le aveva detto di aspettare il peggio. Atterrò sul pianeta e cominciò ad esplorare la zona, completamente deserta, Jessica sospirò e prese ad osservare il cielo, ma proprio quando alzò lo sguardo, vide una nube grigiastra invadere il cielo prima limpido. Si fermò e si mise ad osservare il cielo e a scrutare qualcosa di insolito, ma niente. Nubi avanzavano minacciose come tentacoli di polpi, pronte a risucchiare il pianeta. Ma più si avvicinava, più diventava grigia e minacciosa, mentre tutto il terriccio verde smeraldo cominciò a danzare.

Un'ombra si distinse: un umanoide di venticinque-trenta metri, corazzato e indossava un elmetto a due lobi.

"Chi va là?" chiese una voce orribile, terrificante, che fece eco.

"Galan? Sei tu?" chiese Jessica con voce spezzata.

"Chi vuole saperlo?" continuò a domandare.

"Io" rispose la ragazza; "Ascolta, non voglio ucciderti, voglio proporti un accordo ma serve che tu mi creda e che ti fida di me... Ho un siero, nel mio corpo, che permetterebbe a te di non avere più fame di energia vitale, non ti ucciderà, ti aiuterà... Perché so che non vuoi questa vita, so che non hai il piacere di uccidere gente" continuò e l'alieno sembrava pensarci. Per quanto fosse grosso era anche molto stupido.

"Davvero?" chiese stupito e Jessica annuì con il capo; "V-Va bene" rispose infine porgendo un dito che equivaleva più o meno ad una gamba umana. Jessica mise una mano sulla punta del dito e si concentrò sul siero. In men che non si dica, del liquido blu si intravedeva nelle sue vene e poi si trasferì sulle mani, dove fuoriuscì del vapore bluastro e grigio, Galactus emise un gemito soffocato per poi sospirare di sollievo. Aprì gli occhi e sorrise, poi li strizzò e sentì un rumore assordante. Jessica si voltò e vide il pianeta vicino, ricomporsi.

"È una sensazione fantastica" mormorò lui per poi aprire gli occhi e sorridere alla ragazza; "Grazie" sorrise ancora ma poi il suo sorriso si trasformò in qualcosa di strano. Strinse i denti e in tutto il pianeta si sentì il suo gemito di dolore.

"Tu! Mi stai uccidendo!" esclamò buttandole contro, con la telecinesi, delle pietre. Jessica, che non capiva, fermò tutte le pietre e le ributtò verso il gigante. Lui le deviò e le disintegrò. Jessica che gli dava le spalle, vide un getto luminoso esplodere contro una roccia a mezzo metro dalla sua testa. Il secondo la colpì nella parte destra dell'addome. Sobbalzò e cadde per terra, spronata da un nuovo terrore e piegata dal dolore. Quando sentì il sibilo successivo, si appiattì per terra senza perdere tempo a guardare. Restare lì, immobile significherebbe morire, allora si alzò, tenendosi una mano stretta alla ferita. Fece appena in tempo a rialzarsi che un altro getto colpì il terreno su cui si era accasciata. Una colonna di fumo si levò alle sue spalle. Galactus, allora, ancora più arrabbiato prese Jessica tra le mani e si teletrasportò. La ragazza cominciò a colpire le mani del gigante con esplosioni di fotoni, poi Galan lanciò un grido di dolore e lasciò cadere Jessica, gemendo ininterrottamente. Jessica si voltò e vide la Terra. No! No! Mi ha letto nella mente! Sapeva che proveniva da qui e si è teletrasporto in modo da distruggerlo! , pensò la ragazza arrabbiata osservando il suo pianeta, poi si voltò verso l'umanoide che stava avanzando minaccioso verso la ragazza. Cercò di spostarla con la mano gigante ma lei prese un suo dito e con tutta la forza che aveva in corpo cercava di spostarlo. Ma il gigante premeva, sempre più forte e la ragazza sarebbe ceduta da un momento all'altro, Jessica concentrò la sua forza sul braccio e riuscì nell'intento: l'essere indietreggiò cadendo, però riuscì a rialzarsi, prese il satellite della Terra e lo lanciò verso la Terra, con l'obiettivo di colpirla. Jessica, con chissà quale forza, riuscì a fermarla e un po' con la forza, un po' con la telecinesi, un passo dopo l'altro e una forza inconcepibile, riuscì a rimandare la Luna da dove era venuta. Poi Jessica si mise a cavalcioni sul polso del gigante e si teletrasportò di nuovo sul pianeta Sh'ar.

"E va bene, gigante, ora mi hai scocciato" mormorò la ragazza subentrando nella nube del gigante. Jessica raggruppa tutta la forza che aveva in corpo e la concentrò sull'addome, provocandole un enorme dolore addominale, misto ad una nausea incontrollabile, per il dolore, portò le braccia al petto e le gambe sulle braccia, accovacciata. Sentì tutte le articolazioni bruciate e così come le ossa.

"Tu, stupida terrestre, mortale! Non sei niente!" gridò il gigante e Jessica si arrabbiò ancora di più, raggruppando ancora più energia.

"Io posso essere qualunque cosa io voglia!" urlò in risposta lei. Decise che forse ora era il momento di farla finita. Per Peter, per mamma, per papà, per Nat e Steve. Jessica aprì il medaglione e osservò l'immagine di Natasha appoggiata a lei, lo chiuse e se lo strinse al petto.

"Le tue emozioni ti rendono debole!" esclamò il gigante calmo.

"Ti sbagli, le mie emozioni mi rendono forte!" gridò Jessica, per poi lasciare tutte le energie in corpo facendole scoppiare, sentendo sempre di più una sensazione di sollievo. Ce l'ho fatta, è finita, ti ho battuto Galactus; pensò la ragazza per poi sorridere e calarsi tra le braccia di Morfeo.

Jessica si risvegliò su una barella, vicino a lei, Peter poggiava il capo vicino alla sua pancia, dormiva beato e sembrava ancora più adorabile di quando lo è da sveglio.

"Jessica Evans, nuovo capitano delle nuove generazioni di Avengers, ha sconfitto il noto Galactus o anche conosciuto come il Divoratore di Mondi, che si cibava di energia vitale ricavata dai pianeti che rendeva commestibili-" Jessica aveva alzato lo sguardo verso il televisore, da cui si intravedeva il telegiornale 'MNSBC live', ma non fece in tempo da sentire tutto che Fury piombò nella stanza.

"Capitano! Lei è diventato l'essere più potente in tutto l'Universo! Davvero fantastico! Hai disintegrato quell'umanoide!" esclamò a pieno polmoni, eccitatissimo; "Come ti senti?" chiese poi più calmo.

"Ehm... Bene, davvero, mi fa male un po' la testa ma va tutto bene" rispose lei massaggiandosi le tempie.

"Mi fa piacere, però è meglio che tu resti qui per un paio di giorni, abbiamo già contattato i tuoi genitori e ti verranno a trovare fra un po'... Ah, a proposito, quel pianeta, lì, Sh'ar... Ho avuto alcune, come dire, informazioni a riguardo...
Quando hai ucciso Galactus, lui è morto perché ha assorbito le tue energie vitali, quando sei scoppiata dentro di lui, ed è caduto sul pianeta, formando una stella... Eora... Essendo una stella...
Il Working Group on Star Names (WGSN, gruppo di lavoro sui nomi delle stelle)... Ha deciso di chiamarla 'Jessica'..." spiegò Fury e Jessica spalancò la bocca, non credendo alle sue parole.

"Questo, questo è davvero fantastico!"esclamò Jessica, nel mentre Peter si era svegliato e Fury era uscito trotterellando.

"Jess" mormorò Peter con la voce impastata di sonno, ma senza pensarci due volte, il ragazzo la strinse in un abbraccio caldo e rassicurante; "Mio dio, temevo di averti perso, io, Fury e Hill ti siamo venuti a prendere e tu galleggiav molto lontana dalla stella, sembravi senza vita e io per poco non sarei morto e-" mormorò e Jessica lo zittì baciandolo a fior di labbra.

Era tutto finito, finalmente poteva godersi le labbra del ragazzo posate sulle sue.

Ciò che eri non determina ciò che sei || Marvel StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora