venticinque

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I tre giorni seguenti alla discussione con Oscar li aveva passati a leggere, leggere e basta.
Portava il libro in camera; leggeva prima di andare a dormire, a pranzo, a cena, prima e dopo gli allenamenti.
Leggeva sempre, mentre Jane rimaneva un po' male del rifiuto che riceveva dalla più grande quando le chiedeva di giocare insieme e Austin, invece, la guardava soddisfatto appoggiato allo stipite della porta della sua stanza. Rideva di gusto quando Selene, con voce quasi timida, gli chiedeva, con il naso ancora tra le pagine: -Me ne presterai altri di libri, vero?-

Cercava una sorta di rivelazione, tra quelle pagine; passava i polpastrelli sull'inchiostro nero come per imprimersi quelle frasi che aveva sottolineato sulla pelle, voleva diventassero tatuaggi indelebili.
E ripeteva quelle frasi ad alta voce, con intonazioni sempre diverse.
Sorrideva per l'innocenza di Basil Hallward, restava interdetta dal cinismo di Lord Henry Wotton e si scandalizzava per la storia tra Dorian Gray e Sybil Vane.
Custodì nella sua mente ogni momento, ogni parola all'interno di quel libro come per riempire la sua stessa vita.
Si immaginava in quel tempo storico, magari di essere una damigella che presidiava ai banchetti a cui partecipavano Henry e Dorian. Immaginava un'accesa discussione con loro e si scervellava per trovare un modo adatto per controbattere alle loro frasi.
In quelle pagine si era dissolto completamente il ricordo della discussione con Oscar, ma non per questo la rabbia era scemata.

Quel pomeriggio di pieno inverno, comunque, sfidando le basse temperature, aveva deciso di leggere sul tetto e non a caso.
Sapeva benissimo che quello era un luogo solo loro, che lì nessuno l'avrebbe raggiunta, se non lui: Daniel.
Sorrise quando, con i suoi ultrasensi ormai perfettamente sotto controllo e sviluppati, sentì la porta dell'ingresso aprirsi e i passi trafelati e pesanti del ragazzo riecheggiare per tutto il pavimento del soggiorno.
Daniel era stato via più di tre giorni, in quei giorni totalmente dedicati alle provviste della casa. Era stata parecchio in pensiero per lui, quindi adesso che lo sentiva conversare amabilmente con suo fratello Henry riuscì a tirare un sospiro di sollievo.
Si portò il Ritratto di Dorian Gray al petto, fermando la pagina dove si era interrotta nella lettura con un segnalibro e sorrise, sospirando.
Sentiva i passi di Daniel farsi sempre più rumorosi, sempre più vicini, fino a quando:
-Quando la smetterai di sfidare il tuo sistema immunitario?- la sua testa, compresa la sua fratta di capelli corvini, spuntò dalla botola del soffitto; la sua voce, bassa e roca, Selene desiderò imprimersela nelle orecchie.
Rise davvero, per la prima volta dopo cinque giorni in cui lui era mancato.
-E io quante volte devo ripeterti di essere un lupo mannaro, e che dunque non posso ammalarmi?- domandò retorica, mentre vedeva il ragazzo - maglione nero, jeans neri e stivali neri - prendere posto, al suo posto, accanto a lei.
Daniel lasciò cadere la domanda sarcastica di Selene, disegnandosi un sorriso vero e contagioso.
-Novità? Che mi sono perso, in questi giorni?- chiese, lo sguardo perso nella boscaglia come al solito.
Selene scrollò le spalle con noncuranza, come se stesse minimizzando tutto il casino di quei pochi giorni.
-Scansando la sera in cui ho dato ad Oscar dello stronzo... ho scoperto che mi piace leggere!-
Daniel non riuscì a soffocare la risata che premeva sulle sue labbra.
-Complimenti per il coraggio.- commentò sarcastico, alludendo alla prima parte della frase della ragazza.
-E avrai avuto i tuoi motivi, certo, ma per quale ragione gli hai dato della stronzo?- domandò ancora, lo sguardo molto più interessato. Alle sue parole. A lei.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, quel pomeriggio più delle altre volte, e quando Selene se ne accorse arrossì leggermente.

-Volevo portare Jane al mare, non l'ha mai visto. Gliel'ho chiesto e mi ha risposto di no, in maniera secca. Allora ho insistito altre volte e, quando ho capito che la risposta sarebbe rimasta no, ho... diciamo... esagerato, ecco.-
-In che senso?- domandò Daniel, un piccolo ghigno al lato della bocca.
Selene si morse per un attimo il labbro a disagio, pentendosi davvero di ciò che aveva detto al suo Alpha qualche giorno prima.
Effettivamente si era resa conto di essere stata troppo dura, ma da un'altra parte si convinceva del fatto che Oscar con lei fosse stato duro fin dall'inizio, e che quindi si meritasse tutto ciò che lei gli aveva detto.
-Gli ho detto che è un codardo, che preferisce mandare te fuori per giorni mentre lui se ne sta a casa. Perché, se dovesse accadere, vorrebbe che fosse qualcun altro a morire al posto suo.- alla fine di quella frase aveva il fiato corto. Temeva che Daniel d'ora in avanti l'avrebbe guardata con occhi diversi, e infatti il suo sguardo si incupì, le sue labbra curvate all'ingiù.
Il corvino sospirò, poi scosse la testa.
-Capisco che tu fossi arrabbiata, ma...- si fermò per un secondo. -Tu non sai di Oscar, vero? Non sai di ciò che gli è successo...- mormorò con occhi tristi, quasi come se gli facesse male parlare di tutto quello con lei.
Selene scosse la testa. -È quello che sto cercando di scoprire da mesi. Nessuno sembra pronto per spiegarmi, o forse voi tutti non volete.-

𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐦𝐞 𝐛𝐚𝐜𝐤 • 𝐃𝐄𝐑𝐄𝐊 𝐇𝐀𝐋𝐄 •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora